Tassa di successione: è possibile evitarla?

Si tratta di un'imposta indiretta obbligatoria che ricade a carico dell’erede in ragione dell’accettazione dell’eredità
Ci sono degli strumenti che nell’ambito della pianificazione patrimoniale è opportuno considerare per impostare un passaggio generazionale efficace anche dal punto di vista delle imposte
L’imposta di successione è un’imposta indiretta dovuta nei
confronti dello Stato da parte degli eredi e dei legatari del de cuius.
Imposta di successione: cos’è
Come noto, coloro che ricevono in eredità beni immobili e
diritti reali immobiliari hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di
successione e pagare, se dovuta, la relativa imposta.
Ciò considerato, entro 12 mesi dall’apertura della
successione:
- gli eredi
- i chiamati all’eredità
- i legatari
- coloro che sono immessi solo temporaneamente nel possesso dei beni dell’assente
- gli amministratori dell’eredità
- i curatori dei beni dell’assente
- gli esecutori testamentari
devono presentare la dichiarazione all’Ufficio dell’Agenzia
delle Entrate nella cui circoscrizione era residente il defunto.
A quanto corrisponde l’aliquota?
L’imposta di successione sarà dovuta in misura diversa a seconda del tipo di rapporto che legava l’erede al de cuius e in relazione al valore complessivo dei beni devoluti.
Più in particolare, vengono applicate le aliquote:
- del 4%, per i trasferimenti effettuati in favore del coniuge o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti) da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, la quota di 1 milione di euro
- del 6%, per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, 100.000 euro
- del 6%, per i trasferimenti in favore di altri parenti fino al quarto grado, degli affini in linea collaterale fino al terzo grado, da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia
- dell’8%, per i trasferimenti in favore di tutti gli altri soggetti da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia.
Oltre alle franchigie di 100.000 euro e di 1 milione di euro, vi è una ulteriore franchigia, pari ad 1,5 milioni di euro, per i trasferimenti effettuati in favore di soggetti portatori di handicap, riconosciuto grave ai sensi della legge n. 104 del 1992.
In quali casi l’imposta non è dovuta
Non si può propriamente dire che esista un metodo vero e proprio per evitare di pagare l’imposta di successione. Si tratta, infatti, di un’imposta indiretta obbligatoria che ricade a carico dell’erede in ragione dell’accettazione dell’eredità.
Per "scongiurare" il pagamento dell’imposta, pertanto, occorrerebbe rinunciare all’eredità.
Tuttavia, la disciplina prevede una serie di ipotesi di esonero dal pagamento dell’imposta. Più in particolare, sono esonerati da questo compito:
- i chiamati all’eredità ed i legatari che abbiano rinunciato all’eredità o al legato anteriormente alla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione di successione
- i chiamati che, non essendo nel possesso dei beni ereditari, abbiano nominato un curatore per l’eredità giacente ai sensi dell’articolo 528 c.c..
Inoltre, non sussiste l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione, come messo in evidenza dall’Agenzia delle entrate sul portale dedicato, se ricorrono contemporaneamente le seguenti condizioni:
- l’eredità è devoluta al coniuge ed ai parenti in linea retta del defunto
- l’attivo ereditario abbia un valore non superiore a 100.000 euro
- l’eredità non comprenda beni immobili o diritti reali immobiliari.
Quali strategie adottare per gestire la successione al meglio dal punto di vista fiscale?
Come visto non è previsto, se non in specifici casi, un meccanismo che consente al contribuente erede di evitare di pagare l’imposta in questione. Allo stesso tempo, ci sono degli strumenti che nell’ambito della pianificazione patrimoniale è utile considerare, in quanto potrebbero consentire un passaggio generazionale efficace anche dal punto di vista delle imposte.
Senza entrare nel merito di ogni singolo istituto, è
possibile soffermare l’attenzione sul trust.
Il trust è uno degli istituti più adatti per la protezione
del patrimonio e la pianificazione della successione degli affari familiari.
Per questa ragione, in quasi tutti i paesi, Italia compresa, l'interesse verso
questo strumento sembra non arrestarsi.
Quanto ai soggetti principali, il trust prevede l'articolazione di un rapporto tra un settlor, che trasferisce determinati beni, un trustee, chiamato ad amministrarli, e i beneficiari, destinatari dei beni amministrati e segregati.
Quanto allo scopo, sono diverse le finalità che si possono raggiungere con un trust. Tra queste, le principali in linea di massima consistono nell'interesse del soggetto che lo istituisce a separare determinati beni da un più ampio patrimonio al fine di proteggerli da pretese di terzi, o per gestire in modo mirato il passaggio generazionale o, ancora, per realizzare operazioni commerciali salvaguardando alcuni asset.
Con riferimento agli effetti, questi si realizzano tramite la segregazione dei beni conferiti nel trust dagli altri beni che compongono il patrimonio del settlor.
Quali beni sono esenti da imposta di successione?
Ci sono strumenti di natura finanziaria e di
natura assicurativa che sono esenti dall’applicazione delle
tasse di successione.
Si tratta, ad esempio, di titoli di Stato italiani, titoli equiparati, titoli di Stato di Paesi Ue o emessi da organismi sovranazionali.
Anche le polizze vita sono esenti dalle imposte di
successione e le somme in esse conferite non vanno in successione e, come tali,
non rientrano nell’asse ereditario.