Ricchezza: chi è nel mirino della patrimoniale?

Edoardo Tamagnone
Edoardo Tamagnone
22.2.2021
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Il 10% delle famiglie italiane detiene il 40% della ricchezza patrimoniale mobiliare e immobiliare. Una parte rilevante di questo segmento non è pero composto da milionari ma da clienti affluent, molto esposti sul lato immobiliare. Identikit delle famiglie italiane che detengono la ricchezza del Paese
Di fronte ai tempi difficili che stiamo vivendo, per fronteggiare l'emergenza covid-19, da più parti è stata sollevata la proposta di introdurre una nuova imposta patrimoniale. Allo stesso tempo è tornato d'attualità il dibattito sull'aumento delle imposte di successione e sulla revisione dei valori catastali degli immobili. In termini prospettici, poi, molti si domandano dove reperire le risorse per restituire l'inedita somma di 209 miliardi previsti per l'Italia dal recovery plan europeo. È lecito quindi domandarsi se questo scenario si tradurrà in un nuovo prelievo fiscale permanente a carico delle fasce più benestanti della popolazione.
Il contesto internazionale ha visto negli ultimi 20 anni crescere costantemente i mercati con il conseguente aumento di valore della ricchezza finanziaria globale. A questa crescita non è stata esente l'Italia, che, secondo Boston Consulting Group, si posizione al 9° posto a livello mondiale per ricchezza finanziaria. Una crescita solo apparentemente rallentata dal covid-19 tanto che lo scorso anno si è registrato un incremento del 9,6% dei patrimoni personali, superiore alla media dell'ultimo decennio.

Secondo il report annuale di Bcg la ricchezza finanziaria degli Italiani supera i 5mila miliardi di euro ma è concentrata in circa 400mila famiglie che ne detengono una quota pari a un quarto del totale. Ognuna di queste famiglie, secondo questa analisi, detiene una disponibilità di ricchezza mobiliare (allocata in azioni, obbligazioni, strumenti finanziari o liquidità) superiore a un milione di euro. Si tratta della fascia dei cosiddetti Hnwi (High net worth individual): in altri termini i milionari.

A queste famiglie si aggiungono i cosiddetti affluent e lower private, la cui ricchezza è compresa fra i 250mila e il milione di euro, che portano l'intero segmento dei patrimonial a circa 2 milioni di famiglie, pari al 10% del totale italiano.

Allargando lo sguardo al resto del patrimonio ritroviamo una peculiarità del nostro Paese: la ricchezza complessiva degli Italiani è composta per il 68% da immobili, distribuiti tra tutti gli strati sociali della popolazione. Però focalizzandoci sui patrimonial scopriamo che questi detengono principalmente proprietà immobiliari di natura abitativa (prima casa e case per le vacanze) che, in aggiunta al patrimonio mobiliare, portano la ricchezza complessiva del segmento a circa il 40% del totale.

È questo segmento a essere nel mirino. Infatti, mentre nella prima fascia, quella degli Hnwi, si concentra il 25% della ricchezza italiana, in prevalenza di natura mobiliare, nella seconda fascia, quella degli affluent, rimane il restante 15% della ricchezza patrimoniale complessiva, sia mobiliare che immobiliare.

Il patrimonio medio di queste famiglie non supera i 2 milioni di euro ma – com'è noto – è sbilanciato sul versante immobiliare, investimento spesso improduttivo di reddito e comunque già colpito dalle imposte patrimoniali che gravano sugli immobili.

Un aumento delle imposte di successione (o una riduzione delle franchigie esistenti) colpirebbe duramente soltanto questa minoranza che in effetti detiene la maggior parte della ricchezza del Paese. Se si aggiunge che la ricchezza detenuta da questa fascia di popolazione cresce prevalentemente grazie al patrimonio già accumulato nel passato e non grazie a nuovi apporti, allora si comprenderà ancor meglio quanto sia urgente assicurare la continuità del patrimonio attraverso le generazioni.

I wealth manager dovrebbero dunque concentrarsi su questo segmento di clientela, anticipando le esigenze di queste famiglie che si affacciano per la prima volta sulla scena e proponendo una adeguata strategia di protezione patrimoniale che permetta di soddisfare le aspettative di una delle maggiori aree di potenziale, spesso trascurata dalle reti tradizionali.
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Fondatore dello studio legale Tamagnone Di Marco e di Wealth Trust srl, società di consulenza dedicata alla
pianificazione patrimoniale per famiglie e imprese. Specializzato in ambito internazionale, ha conseguito il
master in Diritto tributario, in wealth management e in diritto dei trust. Si occupa di gestione di patrimoni,
anche detenuti all’estero, trust, successioni internazionali, passaggio generazionale e corporate
governance.

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