Nomadi digitali: in arrivo un permesso speciale

Nicola Dimitri
20.7.2022
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La categoria dei nomadi digitali ricomprende imprenditori, freelance, lavoratori subordinati e tutti coloro che hanno la possibilità di lavorare da remoto

Sono 25 i Paesi che hanno introdotto visti e permessi pensati per i nomadi digitali

Il più delle volte i nomadi digitali appartengono alla generazione dei c.d. millenials

Si fa un gran parlare nell’ultimo periodo, anche a causa delle politiche di contrasto al Covid-19 che hanno incentivato la digitalizzazione e il lavoro da remoto, di nomadi digitali.

Nomadi digitali: chi sono?

Quando ci si riferisce a questa figura si fa riferimento, in linea generale, ad un soggetto professionista o freelance (il più delle volte della generazione dei c.d. millenials – vale a dire i nati tra il 1981 e il 1996) che, sfruttando internet, attraverso il suo lavoro produce reddito prescindendo dalla presenza fisica e dal luogo in cui lo stesso è localizzato. Si pensi a coloro che lavorano su internet, come gli influencers o gli youtubers.

In buona sostanza, la categoria dei nomadi digitali ricomprende imprenditori, freelance, lavoratori subordinati e tutti coloro che hanno la possibilità di lavorare da remoto. Nomadi digitali sono coloro che, non residenti nello stato in cui sono localizzati, svolgono attività lavorativa altamente qualificata e attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici, lavorano da remoto in via autonoma ovvero per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato.

Permesso di soggiorno per i nomadi digitali: come funziona?

Il “nomadismo digitale” è cresciuto talmente tanto che molte giurisdizioni, interessate ad attrarre queste nuove categorie di professionisti e contribuenti, hanno cercato, nell’ultimo periodo, di dare cornice normativa al fenomeno.

Ad oggi sono 25 i Paesi che hanno introdotto visti e permessi pensati per i nomadi digitali e, tra questi, anche l’Italia dovrebbe, a partire da settembre, prevedere un “visa” speciale.

Si tratterebbe di un permesso di soggiorno della durata di 12 mesi da rilasciare a condizione che il richiedente dimostri di essere in possesso di, o di avere la disponibilità di attivare, un’assicurazione sanitaria; nonché di rispettare la normativa fiscale e contributiva vigente in Italia.

Aspetti fiscali

I freelance o il professionista nomade digitale, va incontro a possibili criticità con il fisco, legate al permanere degli obblighi fiscali verso lo Stato di provenienza.

Il fisco italiano procede a controlli fiscali mirati alla verifica della residenza fiscale degli italiani che si classificano come contribuenti espatriati. Questi controlli, che avvengono anche sulla base di scambi di informazioni tra Stati, sono volti a identificare i soggetti che si trasferiscono solo fittiziamente per il mero scopo di conseguire vantaggi fiscali altrimenti non raggiungibili.

Per questa ragione, per non andare incontro a criticità legate alle verifiche sull'esterovestizione delle persone fisiche portate avanti dall'Agenzia delle entrate, il professionista deve farsi supportare da un consulente esperto, che indichi quando si configura un centro vitale di interessi, quali sono i presupposti di fatto che consentono al fisco italiano di considerare il contribuente ancora residente nel territorio dello Stato (soprattutto se lo Stato estero verso cui ci si dirige è ritenuto un paradiso fiscale) e in che modo è possibile sviluppare un'accurata pianificazione fiscale, idonea a valorizzare gli interessi del contribuente e scongiurare possibili problematiche con il fisco.




Redattore e coordinatore dell'area Fiscal & Legal di We Wealth. In precedenza ha lavorato nell'ambito del diritto tributario e della fiscalità internazionale presso primari studi legali

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