Ico e Sto: cosa si nasconde dietro il nuovo “Eldorado”

15.8.2019
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Le autorità stanno muovendo i primi passi alla scoperta di questo nuovo mondo, di cui tutti parlano, ma che in pochi conoscono. Ecco di che si tratta e quali saranno le regole del gioco
Negli ultimi anni si è molto sentito parlare di criptovalute, bitcoin e token, ma probabilmente sono in pochi (soprattutto tra gli addetti ai lavori) ad aver capito di cosa si stia parlando. Si pensi che ad oggi nel quadro normativo italiano non è stata ancora pre- vista una compiuta disciplina avente ad oggetto tali strumenti. Alcuni primi passi sono stati mossi, soprattutto nell'ambito della normativa antiriciclaggio (sia europea che italiana), per cercare di rendere più trasparente un mercato che negli anni precedenti aveva prestato il fianco ad operazioni molto opache ed era stato utilizzato per finanziare attività illecite.
Inizialmente, infatti, le criptovalute venivano utilizzate come mezzi di pagamento in grado di garantire l'anonimato delle parti, che non avevano bisogno dell'intermediazione di banche o altre istituzioni finanziarie, né nella fase di deposito né durante la transazione. Oggi invece, anche le operazioni con tali strumenti rientrano sotto la lente di ingrandimento della normativa antiriciclaggio e, pertanto, richiedono obblighi di identificazione e adeguata verifica in capo agli operatori che prestano servizi funzionali all'utilizzo, allo scambio, alla conservazione di criptovalute e alla loro conversione da ovvero in altre valute aventi corso legale (i cosiddetti “prestatori di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale” introdotti dal 2017 nel decreto legislativo n. 231 del 2007). Di questo fenomeno se n'è occupata (come sempre avviene nel nostro Paese) anche l'Agenzia delle Entrate, che con alcune circolari ha fornito alcune indicazioni e preliminari differenziazioni sulla disciplina fiscale applicabile alle varie tipologie di strumenti che il mercato (soprattutto internazionale) stava sviluppando e alle relative rendite che venivano percepite da chi acquistava, vendeva e scambiava tali strumenti. Dopo questo, poco altro: in Italia infatti le istituzioni finanziarie, in primis, nonché Banca d'Italia e Consob, hanno sempre guardato con disinteresse e finanche con sospetto questo mercato, che cresceva e raggiungeva cifre considerevoli (si pensi che già alla fine del 2017 il mercato delle initial coin offerings (Ico) aveva superato i 4 miliardi di dollari).
Ma nell'ultimo anno qualcosa è cambiato anche a livello istituzionale, soprattutto per via della sempre maggiore diffusione delle operazioni di Ico e security token offerings (Sto) e, quindi, di criptovalute e cripto-attività nei quali investono i risparmiatori italiani, fino ad arrivare ad alcune prime prese di posizione ufficiali. Da ultimo il documento per la discussione di Consob del 19 marzo 2019, il quale intende appunto avviare il dibattito a livello nazionale sul tema delle offerte iniziali e degli scambi di cripto-attività, fornendo alcune prime definizioni e tracciando delle prime linee di indirizzo relative alle offerte di cripto-attività di nuova emissione e alla fase della successiva negoziazione delle cripto-attività oggetto di preventiva emissione e diffusione al pubblico. In particolare, Consob delinea le caratteristiche delle cripto-attività che dovrebbero prevedere (i) l'uso di tecnologie innovative (ad esempio, blockchain) per incorporare i diritti degli investitori nei token e (ii) la destinazione alla negoziazione dei token (ad esempio attraverso gli scambi). Il documento, inoltre, prova a fornire alcune preliminari indicazioni (i) sulle piattaforme per le offerte di cripto-attività, definite come piattaforme online con lo scopo esclusivo di promuovere e realizzare le offerte di cripto-attività di nuova emissione, le quali possono essere gestite dalle piattaforme di crowdfunding autorizzate dalla Consob (o da soggetti che presentano i medesimi requisiti), nonché (ii) sui sistemi di scambi di cripto-attività (i cosiddetti exchange), cioè i sistemi di regole e strutture automatizzate che permettono la raccolta di proposte di negoziazione di cripto-attività e l'esecuzione di tali proposte, i quali possono essere gestiti dai soggetti registrati/autorizzati dalla Consob. Questo costituisce, senza dubbio, un punto di partenza per l'ingresso anche nel nostro Paese di queste nuove attività. Tuttavia, è pur sempre solo un punto di partenza: si pensi solo che ad oggi la normativa primaria (Testo unico finanziario, Testo unico bancario, ecc.) non contiene alcuna indicazione sul punto, né si vede all'orizzonte dell'agenda parlamentare alcun intervento significativo in materia. Sebbene le autorità stiano studiando con sempre maggior interesse la materia, queste non hanno certamente l'autorità per introdurre in Italia delle nuove regole di ingaggio per disciplinare operazioni che sempre maggiormente bussano alla porta soprattutto per alcuni tipi di investitori (high net worth individual).
Pertanto, restiamo anche noi in attesa di capire quale sarà l'evoluzione di questo nuovo mondo di cui tutti parlano e alcuni guardano con meraviglia (e speranza), ma che ancora per molti versi presenta lati nascosti e, finanche, oscuri.