Expatriates: l'identikit degli italiani all'estero per lavoro

14.9.2021
Tempo di lettura: '
Gli italiani che lavorano all'estero sono in media molto istruiti e si recano oltre i confini nazionali per conseguire scatti di carriera o perché sono stati assunti da imprese straniere. Raramente per avviare nuovi orizzonti di business
Le destinazioni più comuni per gli espatriati italiani sono Germania, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Paesi Bassi
Il 60% degli espatriati italiani indica la propria carriera come la ragione più importante che li ha spinti a lasciare l’Italia. Si tratta di 13 punti percentuali in più rispetto alla media globale degli expatriates
Ha da poco superato i quarant'anni, è impegnato in una relazione (molto probabilmente a distanza), e lavora nel ramo della finanza, dell'It o come ingegnere, e attribuisce alla carriera massima priorità. Questi sono i connotati dell'italiano espatriato che si trova all'estero per motivi lavorativi.
Il report Future of Working Abroad, preparato da InterNations, permette di individuare il profilo tipico dell'italiano che per lavoro lascia i confini nazionali per recarsi in altri Stati.
Come emerge dai dati contenuti nello studio in commento, gli italiani che si trovano fuori confine nel 60% dei casi sono spinti da motivi lavorativi e quasi mai per ragioni familiari o di studio.
Più nel dettaglio, nel 22% dei casi, gli italiani si trovano all'estero perché è lì che sono stati assunti a seguito di un processo di selezione internazionale; nel 21% dei casi perché autonomamente hanno trovato impiego al di fuori dell'Italia; nel 15% dei casi in quanto è il datore di lavoro italiano che li ha distaccati presso un'altra società o li ha momentaneamente trasferiti presso una sussidiaria. Solo nel 2% dei casi, infine, perché hanno scelto l'estero come luogo elettivo ove avviare un nuovo business.
Ebbene, volendo cimentarsi ancora nella profilazione del tipico espatriato italiano, occorre soffermare l'attenzione su alcuni aspetti: il livello di formazione e studio dei connazionali oltre confine; il reddito annuo lordo in media percepito.
Partendo dalla voce relativa ai guadagni, leggendo i dati contenuti nel report di InterNations, si apprende che nel 20% dei casi l'italiano all'estero guadagna meno di 25 mila dollari e nel 22% percepisce un reddito che supera la soglia dei 100 mila dollari. Nella maggior parte dei casi (59%), invece, l'italiano all'estero guadagna tra i 25 mila dollari (circa 21 mila euro) e i 100.000 dollari (circa 85 mila euro) all'anno.
Più nel dettaglio, nel 22% dei casi, gli italiani si trovano all'estero perché è lì che sono stati assunti a seguito di un processo di selezione internazionale; nel 21% dei casi perché autonomamente hanno trovato impiego al di fuori dell'Italia; nel 15% dei casi in quanto è il datore di lavoro italiano che li ha distaccati presso un'altra società o li ha momentaneamente trasferiti presso una sussidiaria. Solo nel 2% dei casi, infine, perché hanno scelto l'estero come luogo elettivo ove avviare un nuovo business.
Ebbene, volendo cimentarsi ancora nella profilazione del tipico espatriato italiano, occorre soffermare l'attenzione su alcuni aspetti: il livello di formazione e studio dei connazionali oltre confine; il reddito annuo lordo in media percepito.
Partendo dalla voce relativa ai guadagni, leggendo i dati contenuti nel report di InterNations, si apprende che nel 20% dei casi l'italiano all'estero guadagna meno di 25 mila dollari e nel 22% percepisce un reddito che supera la soglia dei 100 mila dollari. Nella maggior parte dei casi (59%), invece, l'italiano all'estero guadagna tra i 25 mila dollari (circa 21 mila euro) e i 100.000 dollari (circa 85 mila euro) all'anno.
Ebbene, prendendo in considerazione quest'ultimo dato, non si rileva una grande differenza rispetto al reddito medio percepito da un lavoratore italiano che presta servizio in Italia: secondo gli ultimi dati rilasciati dal Mef, infatti, il reddito medio degli italiani che lavorano nel territorio dello Stato è pari a 21.800 euro.
Venendo alla formazione e ai titoli di studio, invece, non stupisce riscontrare che, solitamente, il livello di educazione è alto. Solo l'1% degli espatriati, infatti, non è in possesso di una laurea. L'italiano che lavora oltre confine possiede almeno la triennale (25% dei casi bachelor's degree) e, più frequentemente, ha concluso un ciclo specialistico (57% postgraduate, master's degree). Talvolta, nel 15% dei casi, è in possesso di un dottorato.
E invero, l'immagine restituita da questi dati, è quella di un lavoratore altamente qualificato che, consapevole delle sue competenze, si reca all'estero per garantirsi nuovi orizzonti di carriera e di realizzazione personale, portando valore aggiunto all'impresa che lo ha reclutato o per trasferire know-how alla società sussidiaria o alla sede secondaria di un'azienda italiana che lo ha distaccato o trasferito.
Venendo alla formazione e ai titoli di studio, invece, non stupisce riscontrare che, solitamente, il livello di educazione è alto. Solo l'1% degli espatriati, infatti, non è in possesso di una laurea. L'italiano che lavora oltre confine possiede almeno la triennale (25% dei casi bachelor's degree) e, più frequentemente, ha concluso un ciclo specialistico (57% postgraduate, master's degree). Talvolta, nel 15% dei casi, è in possesso di un dottorato.
E invero, l'immagine restituita da questi dati, è quella di un lavoratore altamente qualificato che, consapevole delle sue competenze, si reca all'estero per garantirsi nuovi orizzonti di carriera e di realizzazione personale, portando valore aggiunto all'impresa che lo ha reclutato o per trasferire know-how alla società sussidiaria o alla sede secondaria di un'azienda italiana che lo ha distaccato o trasferito.