Accordo sulla tassa minima per le multinazionali. Cosa cambia?

La direttiva si applicherà a qualsiasi grande gruppo, sia nazionale che internazionale, con una società madre o una controllata situata in uno stato membro dell'Ue
La nuova disciplina dovrà essere attuata dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2023
Raggiunto l'accordo
L’Unione europea conferma il suo interesse e impegno ad attuare nel più breve tempo possibile la riforma fiscale promossa dall’Ocse.
Infatti, è stato di recente raggiunto l’accordo in seno al Consiglio dell’Ue sulla proposta di direttiva della Commissione volta ad introdurre un’aliquota minima sui profitti delle grandi multinazionali che operano nel territorio dell’Unione.
La nuova disciplina, che dovrà essere attuata dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2023, mira a rendere il quadro internazionale, e in questo caso quello europeo, più equo e trasparente dal punto di vista fiscale: verrà infatti applicata una aliquota fiscale minima del 15 per cento sui profitti delle multinazionali. Meglio ancora sui ricavi finanziari complessivi superiori a 750 milioni di euro l’anno, delle imprese (nazionali o straniere) che operano attraverso la casa madre o attraverso controllate all’interno del territorio di uno degli Stati membri Ue.
Inoltre, come specificato in un comunicato della Commissione europea, se l'aliquota effettiva minima non è imposta dal paese in cui è ubicata la controllata, sono previste disposizioni che consentono allo Stato membro della società madre di applicare un'imposta complementare. La direttiva garantisce inoltre un'imposizione effettiva nel caso in cui la società madre sia situata al di fuori dell'UE in un paese a bassa imposizione che non applica norme equivalenti.
L'obiettivo della nuova disciplina fiscale
Alla luce dell’unanimità raggiunta in seno al consiglio dell’Ue possono dirsi superato gli ostacoli politici che, fino a qualche mese fa, per via del veto apposto da alcuni Stati europei, avevano fatto temere circa il destino della tassa minima.
Basti in proposito ricordare che la posizione assunta dell’Ungheria aveva fino a questo momento rallentato i lavori e impedito il raggiungimento della necessaria unanimità per l’adozione della norma in commento.
In un contesto economico-finanziario sempre più competitivo e, al contempo fragile, nonché caratterizzato da una sempre più evidente capacità delle imprese di generare profitto pur prescindendo dalla presenza fisica, l’obiettivo ultimo, come previsto dai lavori iniziali dell’Ocse, è quello di garantire, un livello globale minimo per la tassazione delle società, unitamente ad una parziale redistribuzione dei diritti di imposizione tra i diversi Stati degli utili delle multinazionali più grandi e più redditizie.