Il welfare mette il turbo alla crescita delle pmi

22.9.2020
Tempo di lettura: 3'
Investire nel welfare aziendale paga. Secondo un rapporto di Generali, le pmi italiane più attive negli ultimi due anni hanno registrato un maggiore incremento della produttività e dell'occupazione. E nei mesi più caldi della pandemia sono diventate un vero e proprio punto di riferimento per l'intera comunità
Oggi le imprese attive nel welfare superano il 50%
Negli ultimi due anni hanno registrato un tasso di produttività in crescita del 6%
“Nonostante le difficoltà economiche, il fatto che le aziende non abbiano tagliato le spese per il welfare è una cosa straordinaria, che dimostra non solo generosità ma anche intelligenza”, commenta Enea Dallaglio, ricercatore del Welfare index pmi
In un contesto inusuale come quello generato dalla crisi pandemica, le imprese italiane con un welfare più maturo hanno assunto il ruolo di protagoniste della resilienza del Paese, hanno registrato una maggiore capacità di rispondere all'emergenza e sono diventate un punto di riferimento per l'intera comunità. Ma non solo. Negli ultimi due anni sono cresciute di più in termini di risultati finanziari, produttività e occupazione. Secondo il Rapporto welfare index pmi 2020 elaborato da Generali che ha coinvolto oltre 6.500 aziende appartenenti a quattro classi dimensionali, oggi le imprese attive nel settore superano il 50%. Di queste, negli ultimi mesi il 78,9% ha confermato le iniziative in corso e il 27,7% ne ha addirittura introdotte di nuove o potenziato quelle esistenti.
Nello specifico, l'80% delle piccole e medie imprese ha fornito materiali e informazioni dal punto di vista sanitario ai dipendenti, mentre il 12% ha implementato canali di supporto e servizi di consulto medico e assistenza sanitaria a distanza, ma c'è anche chi ha attivato iniziative a favore della comunità esterna e del sistema sanitario nazionale. Inoltre, il 91,6% delle pmi ha affermato di aver acquisito una maggiore consapevolezza riguardo la centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori, più del 70% ha dichiarato che in futuro porrà maggiore accento sul welfare aziendale mentre il 65% spingerà sulla sostenibilità.
“In questa situazione di emergenza – spiega Lucia Sciacca, direttore comunicazione e sostenibilità di Generali Italia e Global business lines e membro del Comitato welfare index pmi, in occasione della conferenza stampa di presentazione del rapporto – abbiamo rilevato che le imprese hanno reagito prontamente, mettendo in campo tutte le azioni di welfare che avevano avuto modo di sperimentare in questi anni. La fotografia che emerge è quella di un welfare che fa un salto di qualità, con le aziende che hanno agito mettendosi al centro della comunità e impegnandosi per affrontare i temi salienti, come la salute, la conciliazione famiglia-lavoro e il sostegno economico”. “Nonostante le difficoltà, il fatto che le aziende non abbiano tagliato le spese per il welfare è una cosa straordinaria, che dimostra non solo generosità ma anche intelligenza: l'imprenditore sa che non può non interessarsi a quello che succede, perché è da questo che dipende il futuro”, aggiunge Enea Dallaglio, ricercatore del Welfare index pmi e partner innovation team del Gruppo Cerved.
“In questa situazione di emergenza – spiega Lucia Sciacca, direttore comunicazione e sostenibilità di Generali Italia e Global business lines e membro del Comitato welfare index pmi, in occasione della conferenza stampa di presentazione del rapporto – abbiamo rilevato che le imprese hanno reagito prontamente, mettendo in campo tutte le azioni di welfare che avevano avuto modo di sperimentare in questi anni. La fotografia che emerge è quella di un welfare che fa un salto di qualità, con le aziende che hanno agito mettendosi al centro della comunità e impegnandosi per affrontare i temi salienti, come la salute, la conciliazione famiglia-lavoro e il sostegno economico”. “Nonostante le difficoltà, il fatto che le aziende non abbiano tagliato le spese per il welfare è una cosa straordinaria, che dimostra non solo generosità ma anche intelligenza: l'imprenditore sa che non può non interessarsi a quello che succede, perché è da questo che dipende il futuro”, aggiunge Enea Dallaglio, ricercatore del Welfare index pmi e partner innovation team del Gruppo Cerved.
Ma la crescita dell'impegno nel welfare ha radici più profonde nel tempo. “Se nel 2016 si contavano 11 imprese Welfare champion (che hanno ottenuto le 5 w del rating Welfare index pmi, ndr), oggi sono 78”, continua Sciacca. Inoltre, le imprese attive sono passate dal 25,5% nel 2016 al 45,9% nel 2019, fino a toccare il 52,3% nel 2020, a testimonianza del fatto che “il movimento aziendale continua a crescere e lo fa anche nell'ultimo anno trainato dalle imprese che ottengono benefici concreti dal welfare aziendale”, si legge in una nota ufficiale.
Stando a un'analisi svolta in collaborazione con Cerved sui bilanci dell'ultimo biennio, infatti, le imprese più attive nel welfare hanno registrato un tasso di produttività in crescita del 6%, il triplo rispetto alla media del 2,1% delle pmi nel complesso, e un'impennata dell'occupazione dell'11,5% (contro la media del 7,5%). Un'iniziativa debole dal punto di vista del welfare aziendale, in particolare, determina nel 18,8% dei casi un incremento della produttività, che passa al 28,8% nel caso di un'iniziativa forte ma non strategica e raggiunge il 59,9% nel caso di un approccio strategico. Se si considera, infine, l'impatto sulla soddisfazione dei lavoratori parliamo rispettivamente del 22,5%, del 30,5% e del 65,9%. “Emerge un fattore critico di successo, non di carattere quantitativo relativo all'entità delle risorse investite ma di approccio – conclude Dallaglio – Le imprese che hanno fatto del welfare aziendale una strategia sono quelle che hanno ottenuto i risultati migliori, crescendo in termini di risultati finanziari, produttività e occupazione”.
Stando a un'analisi svolta in collaborazione con Cerved sui bilanci dell'ultimo biennio, infatti, le imprese più attive nel welfare hanno registrato un tasso di produttività in crescita del 6%, il triplo rispetto alla media del 2,1% delle pmi nel complesso, e un'impennata dell'occupazione dell'11,5% (contro la media del 7,5%). Un'iniziativa debole dal punto di vista del welfare aziendale, in particolare, determina nel 18,8% dei casi un incremento della produttività, che passa al 28,8% nel caso di un'iniziativa forte ma non strategica e raggiunge il 59,9% nel caso di un approccio strategico. Se si considera, infine, l'impatto sulla soddisfazione dei lavoratori parliamo rispettivamente del 22,5%, del 30,5% e del 65,9%. “Emerge un fattore critico di successo, non di carattere quantitativo relativo all'entità delle risorse investite ma di approccio – conclude Dallaglio – Le imprese che hanno fatto del welfare aziendale una strategia sono quelle che hanno ottenuto i risultati migliori, crescendo in termini di risultati finanziari, produttività e occupazione”.