Via all'extra-deficit da 40 miliardi, verso il “sostegni bis”

15.4.2021
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Via libera del Consiglio dei ministri alla richiesta di un ulteriore scostamento di bilancio da 40 miliardi. Un tesoretto che contribuirà a finanziare il decreto “sostegni bis”, in dirittura d'arrivo entro la fine di aprile. Rivista al ribasso la stima di crescita del pil nel 2021 al 4,5%
Daniele Franco: “Il nuovo provvedimento vedrà la luce entro la fine di aprile e avrà come destinatario principale i lavoratori autonomi e le imprese”
Rivista al ribasso la stima di crescita del prodotto interno lordo nel 2021 al 4,5%. Il disavanzo, invece, sale all’11,8% del pil
Giancarlo Giorgetti: “La sfida adesso è decidere quali siano le aziende da aiutare perché hanno un futuro e quali no”
Si illumina la green light del Consiglio dei ministri al Documento di economia finanza e alla richiesta di un nuovo scostamento di bilancio da 40 miliardi, dopo la prima tranche da 32 miliardi autorizzata a inizio anno. L'esecutivo ha rivisto al ribasso la stima di crescita del prodotto interno lordo nel 2021 al 4,5% dal 6% dello scorso autunno. Il disavanzo, invece, sale all'11,8% del pil. Approvato anche piano di investimenti complementare al recovery plan da 30 miliardi, che potrebbe contribuire a riportare il rapporto deficit-pil al di sotto del 3% nel 2025.
Decreto sostegni bis: al centro imprese e partite Iva
Il tesoretto da 40 miliardi di extra-deficit contribuirà a finanziare il nuovo decreto “sostegni bis”, per la cui approvazione bisognerà attendere la fine del mese di aprile, come sottolinea il ministro dell'Economia Daniele Franco nella bozza del Def. Un budget che, secondo quanto appreso da Il Sole 24 Ore, dovrebbe essere destinato per più della metà a imprese e partite Iva, ma anche a nuove misure per affitti, Imu del turismo e occupazione del suolo pubblico, il piano nazionale “transizione 4.0”, lo stop di alcune scadenze fiscali, il rinvio dell'entrata in vigore del Codice della crisi di impresa e la proroga delle moratorie. “Il nuovo provvedimento avrà come destinatario principale i lavoratori autonomi e le imprese e concentrerà le risorse sul rafforzamento della resilienza delle aziende più impattate dalle chiusure, la disponibilità di credito e la patrimonializzazione. Si darà la priorità alla celerità degli interventi, pur salvaguardandone l'equità e l'efficacia”, scrive Franco.
“Lo scostamento di bilancio può essere un'occasione di rilancio strutturale dell'economia, se finalizzato a promuovere investimenti ad alto impatto”, interviene Vincenzo Mazzotta, docente degli executive masters di Rome Business School, sottolineando la necessità di “stimolare l'innovazione nelle aziende e aumentare la produttività attraverso sgravi fiscali o bonus per gli investimenti nel capitale umano, al fine di favorire lo sviluppo di nuove competenze che il mercato del lavoro richiede, soprattutto nell'applicazione delle nuove tecnologie ai processi aziendali, nel supporto alla digitalizzazione delle imprese (in particolare delle pmi), nella reingegnerizzazione dei processi attraverso l'utilizzo dell'Intelligenza artificiale, fino ad arrivare alla gestione dei big data nonché delle problematiche legate alla cyber security, esplose con la diffusione dello smart working”.
Come anticipato, inoltre, il governo ha rivisto al ribasso la stima di crescita del pil al 4,5% nel 2021, ma potrebbe toccare il 4,8% nel 2022, il 2,6% nel 2023 e il 1,8% nel 2024. Con il nuovo scostamento di bilancio, che ora passerà al voto di Camera e Senato, il deficit salirà invece all'11,8% del pil, per poi scivolare al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024, fino a tornare a scendere sotto il 3% nel 2025. Quanto al rapporto debito-pil, si parla del 159,8% entro la fine dell'anno, del 156,3% nel 2022, del 155% nel 2023 e del 152,7% nel 2024.
Intanto, continuano le discussioni sulla proroga del meccanismo di garanzia costruito dal Mediocredito centrale. Una misura che, nell'ultimo anno, ha contribuito a “stendere una rete di sicurezza sul sistema delle piccole e medie imprese”, spiega il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Secondo uno studio curato da Svimez in collaborazione con Mediocredito Centrale, dal 19 marzo 2020 al 10 aprile 2021 sono state presentate al Fondo di garanzia 1.877.179 domande per un valore di 153,5 miliardi di euro, di cui 1.121.138 relative a operazioni fino a 30mila euro garantite al 100%. Di queste, ne sono state accolte 1.860.200, per un ammontare pari a 147,7 miliardi.
Come anticipato, inoltre, il governo ha rivisto al ribasso la stima di crescita del pil al 4,5% nel 2021, ma potrebbe toccare il 4,8% nel 2022, il 2,6% nel 2023 e il 1,8% nel 2024. Con il nuovo scostamento di bilancio, che ora passerà al voto di Camera e Senato, il deficit salirà invece all'11,8% del pil, per poi scivolare al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024, fino a tornare a scendere sotto il 3% nel 2025. Quanto al rapporto debito-pil, si parla del 159,8% entro la fine dell'anno, del 156,3% nel 2022, del 155% nel 2023 e del 152,7% nel 2024.
Prestiti garantiti: il “salvagente” di un'azienda su tre
Intanto, continuano le discussioni sulla proroga del meccanismo di garanzia costruito dal Mediocredito centrale. Una misura che, nell'ultimo anno, ha contribuito a “stendere una rete di sicurezza sul sistema delle piccole e medie imprese”, spiega il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Secondo uno studio curato da Svimez in collaborazione con Mediocredito Centrale, dal 19 marzo 2020 al 10 aprile 2021 sono state presentate al Fondo di garanzia 1.877.179 domande per un valore di 153,5 miliardi di euro, di cui 1.121.138 relative a operazioni fino a 30mila euro garantite al 100%. Di queste, ne sono state accolte 1.860.200, per un ammontare pari a 147,7 miliardi.
Ma l'aspetto interessante, si legge nel rapporto, riguarda la stima dei possibili effetti della crisi sul tessuto imprenditoriale in assenza delle misure emergenziali. Suddividendo le aziende in contabilità ordinaria beneficiarie dei prestiti garantiti in cinque categorie sulla base della loro situazione economico-finanziaria (da quelle con un'ottima redditività, una bassa esposizione finanziaria e un facile accesso al credito a quelle con una redditività bassa, un basso grado di autonomia finanziaria e poca liquidità) è stato evidenziato che dal 2018 al 2020 sarebbero scese di categoria oltre 67mila imprese dei gruppi 2 e 3 (che contengono le aziende con una situazione buona o discreta), mentre 56mila avrebbero fatto il loro ingresso nel gruppo 5 (che contiene le aziende nelle condizioni peggiori).
“L'evento pandemico ha messo a dura prova il nostro tessuto economico costituito da piccole e medie imprese spesso non solidissime”, spiega Giorgetti. “Il meccanismo di garanzia costruito dal Mediocredito Centrale ha ottenuto risultati sorprendenti, stendendo una rete di sicurezza sul sistema delle pmi. Ed è incredibile come la burocrazia italiana abbia risposto con grandissima rapidità e tempismo alle imprese. Ora stiamo riflettendo sulle modalità di proroga e anche di allungamento nella durata delle garanzie, andando oltre la logica di soccorso, per accompagnare le prospettive delle imprese nei settori dell'innovazione e della transizione ecologica. La sfida adesso è decidere quali siano le aziende da aiutare perché hanno un futuro e quali no”.
“L'evento pandemico ha messo a dura prova il nostro tessuto economico costituito da piccole e medie imprese spesso non solidissime”, spiega Giorgetti. “Il meccanismo di garanzia costruito dal Mediocredito Centrale ha ottenuto risultati sorprendenti, stendendo una rete di sicurezza sul sistema delle pmi. Ed è incredibile come la burocrazia italiana abbia risposto con grandissima rapidità e tempismo alle imprese. Ora stiamo riflettendo sulle modalità di proroga e anche di allungamento nella durata delle garanzie, andando oltre la logica di soccorso, per accompagnare le prospettive delle imprese nei settori dell'innovazione e della transizione ecologica. La sfida adesso è decidere quali siano le aziende da aiutare perché hanno un futuro e quali no”.