Uk al terzo lockdown: allarme per 4mila società finanziarie

Rita Annunziata
7.1.2021
Tempo di lettura: 3'
Secondo un'indagine della Financial conduct authority, circa 4mila società finanziarie britanniche sono a rischio fallimento. Una situazione che, nel 30% dei casi, potrebbe impattare negativamente sui consumatori. Intanto, il governo ha lanciato un nuovo piano di aiuti da 4,6 miliardi di sterline

A subire maggiormente il peso della crisi di liquidità generata dalla pandemia sono gli intermediari e i broker assicurativi (30%), ma anche le società attive nel settore pagamenti & e-money (11%) e nell'investment management (2%)

Dispiegati contributi una tantum fino a 9mila sterline a sostegno dei settori della vendita al dettaglio, dell'ospitalità e del tempo libero. Ma anche un fondo da 594 milioni di sterline per supportare altre attività economiche interessate dalle restrizioni

Il ministro delle Finanze, Rishi Sunak: “La nuova variante del virus rappresenta una sfida enorme e, anche se il vaccino viene distribuito, dobbiamo adottare misure più rigorose. Il nuovo piano aiuterà le imprese a superare i mesi a venire”

Mentre il Regno Unito saluta il nuovo anno con il terzo lockdown nazionale, che ha preso il via il 5 gennaio e ha visto ancora una volta chiudere le saracinesche di negozi, pub, ristoranti e locali oltre alle scuole, gli effetti della recessione economica colpiscono anche il comparto delle società finanziarie. Stando a un'indagine della Financial conduct authority, circa 4mila aziende sono a rischio fallimento. “Una situazione senza precedenti e in rapida evoluzione”, secondo l'executive director, consumers and competition, Sheldon Mills.
“Alla fine di ottobre abbiamo identificato 4mila società di servizi finanziari con una bassa resilienza finanziaria e ad alto rischio di fallimento, anche se molte saranno in grado di rafforzare la loro resilienza man mano che le condizioni economiche miglioreranno. Si tratta prevalentemente di piccole e medie imprese e circa il 30% ha il potenziale di causare danni ai consumatori in caso di fallimento”, ha precisato Mills. “Il nostro ruolo – aggiunge – non è impedire alle aziende di fallire. Ma, laddove accade, lavorare per garantire che avvenga in modo ordinato. Disponendo di una prima visibilità delle potenziali difficoltà finanziarie delle imprese, possiamo intervenire più rapidamente in modo tale che i rischi siano gestiti e i consumatori siano adeguatamente protetti”.

Settori alle prese con la crisi di liquidità


Stando all'indagine, in particolare, tra febbraio (pre-lockdown) e maggio-giugno (durante l'impatto del primo lockdown) le aziende appartenenti a ogni tipologia di settore hanno registrato un cambiamento significativo in termini di liquidità disponibile. Ma se da un lato alcune hanno riportato un incremento della stessa, come quelle attive nell'ambito del retail investment (8%), del retail lending (8%) e dei mercati finanziari “wholesale” (83%), altre sono state costrette a subire una contrazione altrettanto evidente, come gli intermediari e broker assicurativi (30%) e quelle operanti nei settori pagamenti & e-money (11%) e investment management (2%).
In questo contesto, il 59% delle intervistate (si parla complessivamente di 23mila società finanziarie) si attende un impatto negativo del covid sul loro reddito netto. Di queste, il 72% stima un impatto compreso tre l'1 e il 25%, mentre il 3% ritiene che sarà superiore al 76% nei prossimi tre mesi. La maggiore contrazione in termini di imprese redditizie tra febbraio e maggio-giugno ha riguardato il settore del retail lending (10%), seguito da pagamenti & e-money (9%). Sul versante opposto, invece, si posizionano gli intermediari e i broker assicurativi (2%) e le società attive nell'investment management (2%), nei mercati finanziari “wholesale” (“%) e nel retail investment (1%).

Varato un nuovo piano da 4,6 miliardi di sterline


L'indagine, precisa tuttavia l'autorità di regolamentazione, è stata condotta prima dell'annuncio delle nuove restrizioni, degli sviluppi positivi sul fronte dei vaccini e della proroga del “furlough scheme”. Il Regno Unito, infatti, ha intanto lanciato un nuovo piano da 4,6 miliardi di sterline che, secondo il ministro delle Finanze Rishi Sunak, aiuterà le imprese colpite dalla crisi pandemica “a superare i mesi a venire ma, soprattutto, a salvaguardare i posti di lavoro”. Si parla nel dettaglio di contributi una tantum fino a 9mila sterline per centinaia di migliaia di aziende attive nei comparti della vendita al dettaglio, dell'ospitalità e del tempo libero. Ma anche di un fondo di 594 milioni di sterline a disposizione delle autorità e delle amministrazioni locali per supportare altre attività economiche interessate dalle restrizioni. A queste misure, precisa Sunak, si aggiunge poi “uno sgravio del 100% sulle tariffe aziendali, 1,1 miliardi di sterline di finanziamenti aggiuntivi per le autorità locali, l'estensione del furlough scheme fino ad aprile e la proroga dei prestiti garantiti dal governo al 100% fino al mese di marzo”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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