Pmi italiane, redditività in calo ma crescono gli investimenti

11.11.2019
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Gli indici di redditività sono in calo e il fatturato è in stallo, ma crescono gli investimenti. Secondo il Rapporto Cerved 2019 sullo stato di salute delle Pmi italiane, oltre 100mila aziende sono pronte a finanziare investimenti per 133 miliardi di euro. Perché allora assumono ancora un atteggiamento prudente?
Nel 2018 il fatturato delle piccole e medie imprese è cresciuto del 4,1% in termini nominali
Dopo il salto positivo del 2017 (+5,5%), oggi le Pmi italiane crescono a ritmi più lenti (+2,9%)
Nei primi sei mesi del 2019 sono aumentati nuovamente i ritardi e i tempi di pagamento delle Pmi
Redditività in calo e ritardi nei pagamenti di nuovo peggiorati, dopo una lunga fase di miglioramento; in crescita però gli investimenti. Questa la fotografia dello stato di salute delle piccole e medie imprese italiane, scattata dal Rapporto Cerved Pmi 2019 e presentata nel cuore di Piazza Affari in collaborazione con Borsa Italiana.
Il quadro complessivo è chiaro e mostra l'immagine di un paese che perde sempre più terreno rispetto non solo agli Stati Uniti, ma anche a economie meno lontane come quelle della Francia o della Germania: la produttività è in stallo e lo stock di capitale tecnologico fatica a crescere. Alla fine del 2019, infatti, l'Italia risulta non aver beneficiato della rivoluzione IT a causa di pratiche manageriali inadeguate, un'alta presenza di imprese piccole e a conduzione familiare, uno scarso peso degli investitori istituzionali e un marcato mismatch tra domanda e offerta di lavoro per i giovani. Secondo Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group, c'è ancora tempo però per recuperare e le prospettive di crescita lo dimostrano: partendo dai dati di una ricerca del McKinsey Global Institute, nei prossimi 50 anni l'istituto prevede che l'automazione e l'intelligenza artificiale avranno il potenziale per rilanciare l'economia italiana.
La ripresa economica aveva toccato un picco nel 2017: l'accelerazione dei ricavi e la redditività delle imprese avevano caratterizzato una grande solidità finanziaria, una scia che la sesta edizione del Rapporto Cerved sembra frenare. Nel 2018 e nella prima parte del 2019 la crescita del fatturato e dei profitti delle aziende ha subito un blocco, lasciando però immuni i profili di rischio.
Lo scorso anno il fatturato delle piccole e medie imprese è cresciuto del 4,1% in termini nominali, con un rallentamento che ha riguardato tutti i settori. L'unica eccezione è rappresentata dal settore delle costruzioni, dove il numero di fallimenti si è ridotto (differentemente dall'industria nel suo complesso dove è aumentato nel 2018 ed è continuato ad aumentare a ritmi più sostenuti nel 2019) e i ricavi sono cresciuti.
In termini di numerosità, invece, il Belpaese è stato caratterizzato da una ripresa, anche se resta comunque un'immagine incerta. Oggi il numero di Pmi è più elevato rispetto all'inizio della crisi (hanno raggiunto la quota di 161mila) ma, dopo il salto positivo del 2017 e una crescita registrata del 5,5%, crescono a ritmi più lenti (+2,9%).
Gli investimenti delle Pmi nel 2018 hanno registrato una crescita complessiva, specialmente nel settore manifatturiero. Secondo Valerio Momoni, direttore strategy di Cerved, ci sono oltre 100mila imprese che, rientrando in un'area di sicurezza e solvibilità, sono pronte a investire di più e a ricevere più finanziamenti (potrebbero finanziare investimenti per 133 miliardi di euro).
Eppure, i ritmi di crescita non sono travolgenti e i livelli restano inferiori rispetto a quelli pre-crisi: gli investimenti in rapporto al capitale investito sono calati di due punti percentuali, passando dal 10% al 7-8%. Quali sono le motivazioni? “Le imprese non sono pronte ad avviare un ciclo di investimento sostenuto – spiega Fabiano Schivardi, docente della Luiss University – esse hanno imparato a generare più cassa e risorse interne, sono in grado di auto-finanziare i propri investimenti ed è aumentata la liquidità disponibile. Ma le condizioni economiche percepite dagli investitori sono tali da incentivare un atteggiamento prudente”.
Secondo l'analisi Cerved, nel prossimo triennio le Pmi italiane cresceranno a ritmi lenti, ma evidenzieranno comunque dei profili solidi. Si stima che i fatturati accelereranno leggermente nei prossimi due anni, mentre la redditività lorda resterà ferma nel 2019 per poi avanzare a sua volta a ritmi lenti.
Come si posizionano le imprese in questo contesto?
La ripresa economica aveva toccato un picco nel 2017: l'accelerazione dei ricavi e la redditività delle imprese avevano caratterizzato una grande solidità finanziaria, una scia che la sesta edizione del Rapporto Cerved sembra frenare. Nel 2018 e nella prima parte del 2019 la crescita del fatturato e dei profitti delle aziende ha subito un blocco, lasciando però immuni i profili di rischio.
Lo scorso anno il fatturato delle piccole e medie imprese è cresciuto del 4,1% in termini nominali, con un rallentamento che ha riguardato tutti i settori. L'unica eccezione è rappresentata dal settore delle costruzioni, dove il numero di fallimenti si è ridotto (differentemente dall'industria nel suo complesso dove è aumentato nel 2018 ed è continuato ad aumentare a ritmi più sostenuti nel 2019) e i ricavi sono cresciuti.
Positiva la demografia di impresa, ma in chiaroscuro
In termini di numerosità, invece, il Belpaese è stato caratterizzato da una ripresa, anche se resta comunque un'immagine incerta. Oggi il numero di Pmi è più elevato rispetto all'inizio della crisi (hanno raggiunto la quota di 161mila) ma, dopo il salto positivo del 2017 e una crescita registrata del 5,5%, crescono a ritmi più lenti (+2,9%).
Attenzione ai dati sugli investimenti
Gli investimenti delle Pmi nel 2018 hanno registrato una crescita complessiva, specialmente nel settore manifatturiero. Secondo Valerio Momoni, direttore strategy di Cerved, ci sono oltre 100mila imprese che, rientrando in un'area di sicurezza e solvibilità, sono pronte a investire di più e a ricevere più finanziamenti (potrebbero finanziare investimenti per 133 miliardi di euro).
Eppure, i ritmi di crescita non sono travolgenti e i livelli restano inferiori rispetto a quelli pre-crisi: gli investimenti in rapporto al capitale investito sono calati di due punti percentuali, passando dal 10% al 7-8%. Quali sono le motivazioni? “Le imprese non sono pronte ad avviare un ciclo di investimento sostenuto – spiega Fabiano Schivardi, docente della Luiss University – esse hanno imparato a generare più cassa e risorse interne, sono in grado di auto-finanziare i propri investimenti ed è aumentata la liquidità disponibile. Ma le condizioni economiche percepite dagli investitori sono tali da incentivare un atteggiamento prudente”.
Le prospettive per il prossimo triennio
Secondo l'analisi Cerved, nel prossimo triennio le Pmi italiane cresceranno a ritmi lenti, ma evidenzieranno comunque dei profili solidi. Si stima che i fatturati accelereranno leggermente nei prossimi due anni, mentre la redditività lorda resterà ferma nel 2019 per poi avanzare a sua volta a ritmi lenti.