Pmi tra incertezze e ripartenza, faccia a faccia Italia-Usa

22.5.2020
Tempo di lettura: 3'
Da una parte all'altra dell'Oceano le piccole e medie imprese passano in rassegna gli effetti della pandemia sui propri business. Ma se il 70% delle aziende italiane è preoccupato per il futuro delle proprie attività, le statunitensi sembrano nutrire una maggiore fiducia nella ripartenza
Il 39% delle imprese italiane mostra fiducia nei confronti della propria banca di riferimento
Secondo i dati dell'Abi, al fondo di garanzia sono pervenute 329mila richieste per 15 miliardi di euro
Negli Stati Uniti solo l'11% delle pmi prevede di poter fallire nei prossimi tre mesi qualora le attuali condizioni dovessero persistere
Mentre tendono lo sguardo verso il futuro post-covid, le piccole e medie imprese italiane fanno i conti con gli effetti della pandemia, crollando nelle incertezze e nelle preoccupazioni sulla ripartenza. Tra la contrazione della domanda e la difficoltà di ricostruire le proprie catene di approvvigionamento, le aziende provano a concentrarsi sulla riduzione dei costi, analizzando le possibilità di finanziamento a disposizione e i tagli da adottare. Dall'altra parte dell'Oceano, intanto, le statunitensi sembrano mostrare un ottimismo diverso. Come hanno reagito i tessuti imprenditoriali dei due paesi e quali saranno le sfide del futuro?
Secondo un'indagine di Bva Doxa per Repower su oltre 600 aziende italiane, circa il 70% delle intervistate mostra preoccupazioni per il futuro. Dopo che la metà delle imprese ha dovuto porre un freno alle proprie attività a causa della pandemia e il 24% ha lasciato in piedi soltanto alcune funzioni, l'attenzione è tesa sulla riduzione dei costi, la rateizzazione dei pagamenti e il miglioramento delle condizioni economiche. L'80%, infatti, dichiara di aver registrato una sensibile riduzione del proprio business, mentre il 12% prevede una tale contrazione nei prossimi mesi.
Un futuro incerto, che si accompagna a una mancanza di fiducia nei confronti delle grandi istituzioni, dal governo (26%) al sistema bancario (18%), mentre risulta più elevata quella relativa alle istituzioni più vicine come la propria banca di riferimento (39%). Inoltre, una su due prevede in caso di riapertura di riuscire difficilmente ad adeguarsi alle norme richieste, anche se il 46% resta chiuso a causa del calo della domanda e della produzione e l'11% per le problematiche relative alle catene di fornitura.
Alla luce di un tale scenario, per sostenere la ripartenza il 67% delle imprese intervistate dichiara di ricorrere o di puntare a ricorrere nel prossimo futuro ad ammortizzatori sociali, mentre il 64% parla dei finanziamenti incrementali. A tal proposito, secondo i dati dell'Associazione bancaria italiana, è stato accolto l'80% delle domande di moratorie sui prestiti, che al momento ammontano a 2,3 milioni per 240 miliardi di finanziamenti. Al fondo di garanzia, invece, al 21 maggio sono pervenute 329mila richieste per 15 miliardi di euro.
Solo il 18% si fida nel sistema bancario italiano
Un futuro incerto, che si accompagna a una mancanza di fiducia nei confronti delle grandi istituzioni, dal governo (26%) al sistema bancario (18%), mentre risulta più elevata quella relativa alle istituzioni più vicine come la propria banca di riferimento (39%). Inoltre, una su due prevede in caso di riapertura di riuscire difficilmente ad adeguarsi alle norme richieste, anche se il 46% resta chiuso a causa del calo della domanda e della produzione e l'11% per le problematiche relative alle catene di fornitura.
329mila domande al fondo di garanzia
Alla luce di un tale scenario, per sostenere la ripartenza il 67% delle imprese intervistate dichiara di ricorrere o di puntare a ricorrere nel prossimo futuro ad ammortizzatori sociali, mentre il 64% parla dei finanziamenti incrementali. A tal proposito, secondo i dati dell'Associazione bancaria italiana, è stato accolto l'80% delle domande di moratorie sui prestiti, che al momento ammontano a 2,3 milioni per 240 miliardi di finanziamenti. Al fondo di garanzia, invece, al 21 maggio sono pervenute 329mila richieste per 15 miliardi di euro.
“Questi importanti numeri – dichiara l'Abi in una nota – evidenziano il colossale lavoro in atto nel mondo bancario italiano”. Intanto, molte imprese prevedono invece di ridurre gli investimenti, tra advertising (43%), marketing (35%), sviluppo commerciale (33%), sviluppo di nuovi prodotti e servizi (24%), ricerca e sviluppo (23%), nuove strumentazioni (31%) ed efficientamento energetico (25%).
Parallelamente, secondo lo studio State of small business report di Facebook, negli Stati Uniti oltre la metà delle pmi dichiara di essere ottimista o estremamente ottimista rispetto al futuro delle proprie attività. Solo l'11%, infatti, prevede di poter fallire nei prossimi tre mesi qualora le attuali condizioni dovessero persistere. Dopo aver sofferto la mancanza di liquidità (28%) e di domanda (20%), due imprese su tre prevedono di riaprire nel futuro, specialmente quelle dirette da donne (si parla del 71% contro il 62%). Tra quelle che hanno chiuso i battenti, il 62% dichiara che lo ha fatto per rispettare le disposizioni governative o delle autorità sanitarie, mentre il 9% per via delle difficoltà finanziarie.
Pmi americane ottimiste sul futuro
Parallelamente, secondo lo studio State of small business report di Facebook, negli Stati Uniti oltre la metà delle pmi dichiara di essere ottimista o estremamente ottimista rispetto al futuro delle proprie attività. Solo l'11%, infatti, prevede di poter fallire nei prossimi tre mesi qualora le attuali condizioni dovessero persistere. Dopo aver sofferto la mancanza di liquidità (28%) e di domanda (20%), due imprese su tre prevedono di riaprire nel futuro, specialmente quelle dirette da donne (si parla del 71% contro il 62%). Tra quelle che hanno chiuso i battenti, il 62% dichiara che lo ha fatto per rispettare le disposizioni governative o delle autorità sanitarie, mentre il 9% per via delle difficoltà finanziarie.

E quando arriva il momento di riaprire, ogni pmi adotta una strategia differente, tra chi ha in programma di utilizzare i propri risparmi personali per auto-finanziare la ripartenza (41%) e chi non sa dove recupererà la liquidità necessaria (39%). Circa il 40% delle aziende statunitensi analizzate, infatti, dichiara che nell'ultimo mese i deflussi sono stati superiori agli afflussi.