I manager scarseggiano? A pagarne sono le performance

3.8.2021
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Un nuovo studio rivela come la qualità del management incida sulle performance aziendali. E perché sia importante non sottovalutare l'offerta locale di dirigenti
Analizzando l’andamento del Roa nei due anni precedenti e nei sei anni successivi alla morte di un dirigente è emerso come nei mercati “densi” l’impatto sia limitato all’anno del decesso; in quelli poco densi si protrae per ben cinque anni
Ma ci sono anche altri aspetti che potrebbero incidere su questi risultati. Le imprese che operano in mercati poco densi potrebbero essere più fragili in generale e quindi maggiormente vulnerabili a shock di qualsiasi tipo
Un crescente corpus di studi esaminato dal professore associato di finanza Julien Sauvagnat della Bocconi e dal professore di economia Fabiano Schivardi della Luiss in un nuovo rapporto dal titolo “Are executives in short supply? Evidence from death events” rivela come la qualità del management incida sui risultati aziendali. Un aspetto, rivelano gli esperti, da non sottovalutare e che potrebbe avere un ruolo determinante in casi come la morte improvvisa di un dirigente. Specie quando a scarseggiare è l'offerta locale di una forza lavoro qualificata.
Utilizzando i dati amministrativi relativi a datori di lavoro e dipendenti dei registri previdenziali dell'Inps (sui lavori italiani attivi nel settore privato tra il 2005 e il 2015) e associandoli a informazioni sullo stato patrimoniale e il conto economico delle aziende, Schivardi e Sauvagnat hanno innanzitutto documentato come i dirigenti tendano a muoversi “prevalentemente all'interno dello stesso settore e area geografica”, scrivono su lavoce.info.
“Il nostro disegno empirico sfrutta shock esogeni negativi per il gruppo dirigenziale e traccia il loro impatto sulla performance delle imprese in mercati dei dirigenti rispettivamente ad alta e bassa densità. Come principale fonte di shock, sfruttiamo la morte dei dirigenti, aggirando così l'endogeneità delle uscite dei dirigenti. Ci concentriamo sulle morti che sono probabilmente inaspettate e controlliamo che questa serie sia casuale rispetto alle caratteristiche fisse delle imprese”, spiegano gli esperti.
Certo, si tratta di eventi inusuali. La probabilità di morte per un dirigente con un'età inferiore ai 60 anni è pari allo 0,10% annuo. Ma la dimensione del mercato del lavoro tricolore (si parla di circa 14 milioni di lavoratori e 123mila dirigenti al 2015), rassicurano, consente di generare deduzioni sufficientemente affidabili.
Per dimostrare dunque come l'offerta locale di competenze manageriali incida sui risultati aziendali, gli studiosi hanno stimato “l'eterogeneità nella risposta dell'impresa agli eventi di morte dei dirigenti” a seconda dello spessore dei mercati cui fanno parte. E hanno ipotizzato che le aziende hanno più probabilità di trovare professionisti qualora il pool locale di coloro che lavorano per altre aziende nella stessa area (cui attingere) è ampio.
Considerando l'andamento del Roa (return on asset) nei due anni precedenti e nei sei anni successivi alla morte di un dirigente, è emerso che nei mercati “densi” l'impatto è ridotto e limitato all'anno del decesso, mentre in quelli poco densi è rilevante e si protrae per ben cinque anni (si rileva un calo medio nel periodo dell'1,7%).
Ma ci sono anche altri aspetti, precisano i due studiosi, che potrebbero incidere su questi risultati. Le imprese che operano in mercati poco densi, scrivono, “potrebbero essere più fragili in generale e quindi maggiormente vulnerabili rispetto a shock di qualsiasi tipo”. Tra l'altro, la ricerca di un dirigente a livello locale genererebbe un rimbalzo della retribuzione di eguali professionisti in altre imprese che è tanto più ampio quanto è ridotta l'offerta di dirigenti (in altre parole la retribuzione aumenterebbe solo nei mercati del lavoro locali definiti, come anticipato, “poco densi”).
Un ultimo punto da considerare, nell'analizzare l'effetto amplificato delle morti dei manager nei mercati poco densi sui risultati aziendali, è quello relativo alla qualità del gruppo dirigente. In questi mercati, osservano Schivardi e Sauvagnat, i decessi sono infatti associati a un “aumento dei tassi di separazione degli altri dirigenti negli anni successivi, particolarmente dei dirigenti laureati” (che sarebbero poi quelli con maggiori probabilità di ottenere incarichi migliori). Inoltre, concludono gli esperti, “le aziende nei mercati poco densi hanno minor probabilità di attrarre dirigenti con una laurea”. E l'effetto combinato è “un deterioramento della qualità media del gruppo dirigenziale”, che spiegherebbe anche “gli effetti relativamente duraturi della morte dei dirigenti sulla performance aziendale”.
Certo, si tratta di eventi inusuali. La probabilità di morte per un dirigente con un'età inferiore ai 60 anni è pari allo 0,10% annuo. Ma la dimensione del mercato del lavoro tricolore (si parla di circa 14 milioni di lavoratori e 123mila dirigenti al 2015), rassicurano, consente di generare deduzioni sufficientemente affidabili.
Per dimostrare dunque come l'offerta locale di competenze manageriali incida sui risultati aziendali, gli studiosi hanno stimato “l'eterogeneità nella risposta dell'impresa agli eventi di morte dei dirigenti” a seconda dello spessore dei mercati cui fanno parte. E hanno ipotizzato che le aziende hanno più probabilità di trovare professionisti qualora il pool locale di coloro che lavorano per altre aziende nella stessa area (cui attingere) è ampio.
Considerando l'andamento del Roa (return on asset) nei due anni precedenti e nei sei anni successivi alla morte di un dirigente, è emerso che nei mercati “densi” l'impatto è ridotto e limitato all'anno del decesso, mentre in quelli poco densi è rilevante e si protrae per ben cinque anni (si rileva un calo medio nel periodo dell'1,7%).
Ma ci sono anche altri aspetti, precisano i due studiosi, che potrebbero incidere su questi risultati. Le imprese che operano in mercati poco densi, scrivono, “potrebbero essere più fragili in generale e quindi maggiormente vulnerabili rispetto a shock di qualsiasi tipo”. Tra l'altro, la ricerca di un dirigente a livello locale genererebbe un rimbalzo della retribuzione di eguali professionisti in altre imprese che è tanto più ampio quanto è ridotta l'offerta di dirigenti (in altre parole la retribuzione aumenterebbe solo nei mercati del lavoro locali definiti, come anticipato, “poco densi”).
Un ultimo punto da considerare, nell'analizzare l'effetto amplificato delle morti dei manager nei mercati poco densi sui risultati aziendali, è quello relativo alla qualità del gruppo dirigente. In questi mercati, osservano Schivardi e Sauvagnat, i decessi sono infatti associati a un “aumento dei tassi di separazione degli altri dirigenti negli anni successivi, particolarmente dei dirigenti laureati” (che sarebbero poi quelli con maggiori probabilità di ottenere incarichi migliori). Inoltre, concludono gli esperti, “le aziende nei mercati poco densi hanno minor probabilità di attrarre dirigenti con una laurea”. E l'effetto combinato è “un deterioramento della qualità media del gruppo dirigenziale”, che spiegherebbe anche “gli effetti relativamente duraturi della morte dei dirigenti sulla performance aziendale”.