Imprese: perché accedere al credito al Sud è più faticoso

Rita Annunziata
20.4.2022
Tempo di lettura: 5'
Bankitalia rivela perché le condizioni di accesso al credito bancario fronteggiate dalle imprese meridionali sono state storicamente meno favorevoli. E le possibili soluzioni

Le imprese meridionali sono caratterizzate da una maggiore rischiosità a parità di dimensione e settore

Nel 2018 le aziende sottocapitalizzate con sede al Sud risultavano pari all’8% a fronte del 7,2% della media nazionale

Le condizioni di accesso al credito bancario fronteggiate dalle imprese meridionali, dati alla mano, sono state storicamente meno favorevoli rispetto a quelle dell'area centro-settentrionale. Pagando tassi d'interesse più elevati e fornendo maggiori garanzie sui prestiti. Eppure, secondo un nuovo paper di Banca d'Italia dal titolo Il sistema bancario e il finanziamento delle imprese nel Mezzogiorno, tra il 2008 e il 2019 la dinamica dei prestiti si è rivelata essere più favorevole proprio al Sud e nelle Isole.
L'analisi, precisano gli autori (Giorgio Albareto, Michele Cascarano, Stefania De Mitri, Cristina Demma, Roberto Felici e Carlotta Rossi) in apertura, non riflette quanto accaduto dal 2020 in poi, anni caratterizzati da un sensibile incremento della domanda di credito delle imprese alimentata dalla sete di liquidità a seguito del covid-19. L'obiettivo, spiegano, è valutare in che misura le caratteristiche delle pmi meridionali abbiano dunque inciso sulla loro capacità di accesso ai finanziamenti bancari considerando il periodo tra la crisi finanziaria globale del 2008-2009 e la crisi del debito sovrano del 2011-2012.

Le caratteristiche delle imprese meridionali


Le imprese meridionali sono caratterizzate da una maggiore rischiosità a parità di dimensione e settore. Tra l'altro, il sistema produttivo del Mezzogiorno si compone principalmente di aziende attive nel settore dei servizi e con meno di 10 addetti (nel 2019, per esempio, circa il 70% del valore aggiunto riguardava le micro e piccole imprese della regione, oltre 10 punti percentuali in più rispetto al Centro Nord). E la dimensione ridotta tende a essere associata a una minore produttività: il valore aggiunto per addetto nel Meridione, sempre tre anni fa, risultava pari a due terzi di quello del Centro Nord.
Altro fattore di vulnerabilità, nel caso del Mezzogiorno, è quello del minor grado di patrimonializzazione. Stando ai dati raccolti da Bankitalia, nel 2018 le aziende sottocapitalizzate con sede al Sud risultavano pari all'8% a fronte del 7,2% della media nazionale. Senza dimenticare infine alcuni fattori “ambientali” che incidono sulla loro maggiore rischiosità, come “una minore qualità delle istituzioni, una minore efficienza della giustizia, un livello di capitale sociale inferiore e un più elevato tasso di criminalità”, evidenziano ancora i ricercatori.

Le condizioni di accesso al credito


In questo contesto, come anticipato, le imprese meridionali devono fronteggiare peggiori condizioni di accesso al credito sia sul fronte dei costi che delle garanzie prestate. Tra il 2007 e il 2019 i tassi d'interesse, per esempio, hanno conosciuto una progressiva riduzione sull'intero territorio nazionale. Ma il miglioramento delle condizioni di costo ha inciso principalmente sul Centro Nord piuttosto che sul Mezzogiorno, ampliando il gap tra le due zone. Eppure, a dispetto di quanto analizzato, “l'andamento dei prestiti alle imprese meridionali è stato più favorevole per ogni classe dimensionale”. Nel caso delle micro e piccole imprese, tra il 2008 e il 2019, è stata registrata una contrazione meno marcata rispetto al Centro Nord (-1,2 a fronte del -1,8% in media d'anno). Per quelle medio-grandi, invece, si è assistito a una stazionarietà nel Mezzogiorno a fronte di un calo a livello nazionale (rispettivamente 0,2 e -0,8% in media d'anno).

Anche se “la dinamica più sostenuta del credito bancario nel Mezzogiorno può essere in parte spiegata dalla crescente diversificazione delle fonti di finanziamento attuata dalle imprese del Centro Nord, che le ha rese meno dipendenti dal credito bancario”, ricorda l'istituto guidato da Ignazio Visco. “In prospettiva, la maggiore rischiosità delle imprese del Mezzogiorno, i cui effetti sono stati temporaneamente mitigati dalle misure di sostegno messe in atto dal governo per fronteggiare la crisi pandemica, potrebbe ostacolare la crescita dei finanziamenti nell'area. Tale impedimento risulterebbe più rilevante per le piccole e medie imprese meridionali, maggiormente dipendenti dal credito bancario rispetto a quelle di maggiore dimensione. Risulta pertanto particolarmente importante per le aziende meridionali accrescere la propria capacità di diversificazione delle fonti di finanziamento e rafforzare la propria struttura patrimoniale, fattori che attenuerebbero le difficoltà di accesso al credito bancario”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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