Gender equality: come costruire un futuro più inclusivo col tech

19.11.2021
Tempo di lettura: 5'
Diversità di genere e tecnologia dovranno combinarsi per affrontare le grandi sfide globali del futuro. Ecco come secondo gli esperti intervenuti in occasione del Women's Forum di Parigi
Bernard Gavgani: “La femminilizzazione del settore dell’information technology rappresenta una sfida ma anche una priorità. I cui benefici si rifletteranno sulle nostre aziende, sui nostri clienti e sulla società nel suo complesso”
#WomenEntrepreneurs4Good è un programma di accelerazione per dotare le imprese al femminile di risorse e capacità uniche per innovare e far crescere le proprie attività in linea con la strategia del Green deal europeo
I lavori del futuro, specie quelli maggiormente in grado di impattare sulle grandi sfide globali, richiederanno competenze tecnologiche. Ma solo in Italia, secondo una recente analisi di Assolombarda, la quota di donne iscritte a facoltà Stem (Science, technology, engineering and mathemathic) sfiora appena il 37%. E si tratta di uno dei paesi più virtuosi a livello europeo. Al Women's Forum Global Meeting - che ha riunito dal 15 al 19 novembre al Carrousel du Louvre di Parigi oltre 90 relatori provenienti da più di 100 nazioni differenti - esponenti della società civile e leader del mondo degli affari hanno discusso di come costruire un futuro più inclusivo attraverso l'innovazione. Partendo dalle donne e dalle loro competenze. Un'occasione anche per tornare a parlare del #WomenEntrepreneurs4Good, il programma di accelerazione per le imprese al femminile lanciato quest'anno in collaborazione con la HEC Paris e Procter & Gamble.
“La femminilizzazione del settore dell'information technology rappresenta una sfida ma anche una priorità. I cui benefici si rifletteranno sulle nostre aziende, sui nostri clienti e sulla società nel suo complesso”, racconta Bernard Gavgani, chief information officer di Bnp Paribas e Mba alumnus della HEC Paris (al 1° posto in Europa tra le business school nella classifica stilata dal Financial Times nel 2020). “Credo che la tecnologia non sia un affare da uomini. Chiunque può lavorare nell'IT, da qualunque parte provenga e qualsiasi siano le sue competenze. E, in questo settore, le donne hanno una grande opportunità di brillare”.
Dello stesso avviso anche Dorothée Roch, co-fondatrice e direttrice di Becomtech. Che racconta come l'organizzazione no profit da lei guidata punti a ridurre le ineguaglianze proprio nell'IT. “Stiamo sviluppando delle campagne nelle scuole superiori per consentire alle ragazze di scoprire che ci sono un'infinità di opportunità in questo settore. Ma non è abbastanza. Proponiamo loro di partecipare anche a dei programmi di training totalmente gratuiti, aiutandole a sviluppare le proprie skill digitali e mettendole in contatto con le aziende. Quello che notiamo è che, alla fine del percorso, hanno molta più fiducia nelle loro competenze e, molte di loro, sviluppano un reale interesse verso questa tipologia di carriera”, racconta Roch. Ma è importante, aggiunge, continuare a sostenerle anche nel lungo termine. Perché, nel loro cammino, si troveranno a fronteggiare inevitabilmente “difficoltà legate al fatto stesso di operare in un campo interamente al maschile”.
Secondo Catherine MacGregor, ceo di Engie, un altro aspetto su cui focalizzare l'attenzione riguarda la formazione dei manager. “Bisogna assicurarsi che capiscano l'importanza di accompagnarle in questo cammino, ascoltando i loro bisogni e organizzando incontri one-to-one per comprendere quali sono le problematiche che stanno affrontando e il contesto in cui si trovano a vivere e operare. E noi, in quanto aziende, dobbiamo aiutarli ad avere più tempo da dedicare a queste mansioni”. Una delle più grandi sfide dei manager IT, aggiunge Gavgani, è riuscire infatti anche a trattenere i talenti. Stando al fianco dei propri team e aiutando ogni singolo dipendente a mantenere sempre alta l'asticella. E a soddisfare le sue più alte aspettative.
“Quello che mi aspetto dalle aziende è che condividano i miei valori: il valore dell'empatia e quello del rispetto”, interviene Djunice Lumban, studentessa dell'École pour l'informatique et les techniques avancées. “In quanto giovani donne cerchiamo società dove poter non solo imparare ma anche crescere professionalmente. E che diano opportunità a tutti. Offrendo un ambiente inclusivo”, spiega. “Abbiamo bisogno di sentirci al centro del processo di risoluzione di queste problematiche. Vogliamo essere accolte e vogliamo che le nostre voci vengano ascoltate dal board. Oltre che sempre più fondi di venture capital direzionino i propri capitali verso le imprese al femminile”, aggiunge Sara Kemppainen, fondatrice di Women in innovation and leadership, rete professionale che promuove la crescita personale, la collaborazione e l'uguaglianza di genere.
Un'occasione dunque anche per tornare a parlare, come anticipato in apertura, di #WomenEntrepreneurs4Good, programma di accelerazione lanciato quest'anno dal Women's Forum in collaborazione con la HEC Paris e Procter & Gamble per dotare le imprese al femminile di risorse e capacità uniche per innovare e far crescere le proprie attività in linea con la strategia del Green deal europeo, fornendo loro coaching, istruzione, visibilità, supporto tecnico e un accesso privilegiato a un ecosistema di partner in grado di sostenerle nel loro percorso di crescita. Come raccontato da Inge Kerkloh-Devif, senior executive director dell'Innovation & entrepreneurship center della HEC Paris in una recente intervista, nella prima edizione sono stati selezionati nove progetti in Europa, tra Italia, Germania e Francia. “Mentre i primi dati relativi alla crisi pandemica mostravano il suo devastante effetto negativo sulle donne imprenditrici e il Green deal europeo era sulla bocca di tutti, sentivamo il bisogno di avere un impatto e di contribuire alla she-covery”, racconta Jamila Belabidi, senior director, global women economic empowerment di Procter & Gamble. “Credo che la diversity stia davvero diventando una pietra angolare della strategia aziendale e rappresenta una parte importante anche della nostra strategia”, interviene Kerkloh-Devif. “Ci impegneremo a porre tutto l'ecosistema della Hec Paris (professori, studenti e alumnus) a supporto di queste giovani donne”.
Secondo Catherine MacGregor, ceo di Engie, un altro aspetto su cui focalizzare l'attenzione riguarda la formazione dei manager. “Bisogna assicurarsi che capiscano l'importanza di accompagnarle in questo cammino, ascoltando i loro bisogni e organizzando incontri one-to-one per comprendere quali sono le problematiche che stanno affrontando e il contesto in cui si trovano a vivere e operare. E noi, in quanto aziende, dobbiamo aiutarli ad avere più tempo da dedicare a queste mansioni”. Una delle più grandi sfide dei manager IT, aggiunge Gavgani, è riuscire infatti anche a trattenere i talenti. Stando al fianco dei propri team e aiutando ogni singolo dipendente a mantenere sempre alta l'asticella. E a soddisfare le sue più alte aspettative.
“Quello che mi aspetto dalle aziende è che condividano i miei valori: il valore dell'empatia e quello del rispetto”, interviene Djunice Lumban, studentessa dell'École pour l'informatique et les techniques avancées. “In quanto giovani donne cerchiamo società dove poter non solo imparare ma anche crescere professionalmente. E che diano opportunità a tutti. Offrendo un ambiente inclusivo”, spiega. “Abbiamo bisogno di sentirci al centro del processo di risoluzione di queste problematiche. Vogliamo essere accolte e vogliamo che le nostre voci vengano ascoltate dal board. Oltre che sempre più fondi di venture capital direzionino i propri capitali verso le imprese al femminile”, aggiunge Sara Kemppainen, fondatrice di Women in innovation and leadership, rete professionale che promuove la crescita personale, la collaborazione e l'uguaglianza di genere.
Un'occasione dunque anche per tornare a parlare, come anticipato in apertura, di #WomenEntrepreneurs4Good, programma di accelerazione lanciato quest'anno dal Women's Forum in collaborazione con la HEC Paris e Procter & Gamble per dotare le imprese al femminile di risorse e capacità uniche per innovare e far crescere le proprie attività in linea con la strategia del Green deal europeo, fornendo loro coaching, istruzione, visibilità, supporto tecnico e un accesso privilegiato a un ecosistema di partner in grado di sostenerle nel loro percorso di crescita. Come raccontato da Inge Kerkloh-Devif, senior executive director dell'Innovation & entrepreneurship center della HEC Paris in una recente intervista, nella prima edizione sono stati selezionati nove progetti in Europa, tra Italia, Germania e Francia. “Mentre i primi dati relativi alla crisi pandemica mostravano il suo devastante effetto negativo sulle donne imprenditrici e il Green deal europeo era sulla bocca di tutti, sentivamo il bisogno di avere un impatto e di contribuire alla she-covery”, racconta Jamila Belabidi, senior director, global women economic empowerment di Procter & Gamble. “Credo che la diversity stia davvero diventando una pietra angolare della strategia aziendale e rappresenta una parte importante anche della nostra strategia”, interviene Kerkloh-Devif. “Ci impegneremo a porre tutto l'ecosistema della Hec Paris (professori, studenti e alumnus) a supporto di queste giovani donne”.