Fuga dall'Italia: continua l'emorragia di imprese giovanili

Le imprese giovanili (in cui la partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da under 35) attive nel nostro Paese sono poco più di 541mila
Ma si tratta ancora di numeri particolarmente contenuti: rispetto all’universo delle aziende registrate presso le Camere di commercio, rappresentano appena l’8,9%
Sangalli: “È fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr destinate ai giovani, soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazioni burocratiche”
Un quadro al quale, come anticipato in apertura, potrebbe dare risposta quanto previsto dal Pnrr. Ma che, secondo Confcommercio, dovrebbe puntare su meno tasse e burocrazia, oltre a politiche maggiormente orientate a ridurre i gap di contesto: microcriminalità, logistica e formazione del capitale umano. “Il sostegno alle imprese giovanili rende più diffusa, robusta e duratura la crescita economica”, osserva Sangalli. “Per questo è fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr destinate ai giovani, soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazioni burocratiche. Favorire nel nostro Paese l'imprenditoria giovanile è la risposta più efficace alle sfide della competizione internazionale e della globalizzazione”, conclude.
Nelle stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio nell'ultima Nota sulla congiuntura, tra l'altro, un “pieno ed efficace” utilizzo delle risorse del Next generation Eu consentirebbe di innalzare il pil di circa due punti percentuali entro il prossimo anno. Permettendo all'economia italiana di riportarsi su valori prossimi a quelli pre-covid già nella prima metà del 2022. Posto che “la ripresa dei contagi in atto non sia tale da richiedere rilevanti restrizioni nell'orizzonte di previsione”.