Il decreto rilancio rilancerà le imprese?

Rita Annunziata
14.5.2020
Tempo di lettura: 3'
A sostegno di lavoratori, famiglie e imprese sono stati dispiegati 55 miliardi di euro. Un tentativo di risolvere le problematiche emerse dai precedenti provvedimenti ma che, secondo gli esperti del settore, potrebbe non essere ancora sufficiente. Alessandro Gelli di Promos Italia: “Per molte imprese sarà una questione di sopravvivenza piuttosto che di ripartenza”

Cancellato il versamento della rata di giugno dell'Irap per le imprese con ricavi inferiori ai 250 milioni di euro

I contributi a fondo perduto spettano alle imprese con un fatturato inferiore ai cinque milioni di euro nel 2019 e che hanno registrato una perdita di fatturato tra aprile 2019 e aprile 2020 di almeno un terzo

“Il decreto rilancio contiene alcuni interventi utili, ma taglia provvedimenti che potrebbero incidere a breve termine sulla vita delle startup e delle pmi innovative”, dichiara Angelo Coletta di Italia Startup

Mentre alcune attività iniziano a riaccendere le luci tentando di risorgere dalle ceneri del lockdown, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto rilancio, dispiegando sul campo 55 miliardi di euro a sostegno di lavoratori, famiglie e imprese. Un tentativo di risolvere le problematiche emerse dai precedenti provvedimenti anche se, secondo gli esperti del settore, per il tessuto imprenditoriale italiano resta ancora molto da fare.
Se da un lato emergono alcuni segnali positivi in merito alla cancellazione del versamento della rata di giugno dell'Irap (l'imposta regionale sulle attività produttive, ndr) per le imprese con ricavi inferiori ai 250 milioni di euro, lo stesso non lo si può dire in riferimento ai contributi a fondo perduto. “Complessivamente il decreto rilancio presenta un netto miglioramento rispetto alla forma dei decreti precedenti – spiega Francesco Daveri, professore di Scenari macroeconomici presso la Sda Bocconi School of management – Innanzitutto gli aiuti alle aziende vengono dati direttamente dal governo o attraverso Cassa depositi e prestiti, mettendo da parte il canale bancario, perché dare prestiti a imprese a rischio di insolvenza rischiava di generare grossi problemi legali. Tuttavia, si poteva provare a essere più generosi con i contributi a fondo perduto”.

Secondo quanto emerge dalla bozza del decreto, infatti, sono stati stanziati sei miliardi di euro per le piccole e medie imprese con un fatturato inferiore ai cinque milioni di euro nel 2019. Inoltre, gli indennizzi “saranno parametrati alla perdita di fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019, che dovrà essere di almeno un terzo”, precisa Alessandro Gelli, direttore di Promos Italia. “La realtà – aggiunge – è che non sono indennizzi particolarmente significativi se si pensa alla percentuale da applicare alla differenza di fatturato registrata: 20% per chi nel 2019 ha avuto ricavi o compensi fino a 400mila euro, 15% oltre 400mila euro e fino a un milione, 10% oltre un milione e fino a cinque milioni. Significa che in molti casi i compensi non arriveranno a importi determinanti per la continuità aziendale”. Secondo Gelli, i contributi a fondo perduto dovrebbero essere più consistenti per le filiere maggiormente colpite dalla crisi per le quali le misure messe in atto “purtroppo non basteranno”, come quella del turismo.
C'è poi il tema relativo agli esercizi commerciali per i quali, spiega Gelli, le regole per la riapertura sono “estremamente penalizzanti” perché “ridurre, nel migliore dei casi, del 50% la presenza nei locali significa di fatto mettere gli imprenditori davanti alla drammatica scelta se sia più conveniente tenere chiuso o riaprire in condizioni scarsamente profittevoli”. “Purtroppo – aggiunge – la sensazione è che per molte imprese sarà una questione di sopravvivenza piuttosto che di ripartenza”.

E le startup?


“Il decreto rilancio contiene alcuni interventi utili, ma taglia provvedimenti che potrebbero incidere a breve termine sulla vita delle startup e delle pmi innovative”, dichiara Angelo Coletta, presidente di Italia Startup, che denuncia l'eliminazione dall'ultima versione del decreto di tre provvedimenti che avrebbero potuto avere un impatto positivo sull'ecosistema. “Mi riferisco alla moratoria di un anno per le imprese innovative con esposizione debitoria verso il sistema bancario, all'estensione di un anno della permanenza delle startup all'interno del registro delle imprese innovative, e all'aumento dal 30 al 50% degli sgravi fiscali per chi investe in startup e pmi innovative”, spiega.

La manovra prevede 200 milioni del fondo di sostegno al venture capital, 200 milioni per le startup e le pmi innovative in relazione al fondo di garanzia e 100 milioni per i finanziamenti agevolati del banco “Smart&start” (l'incentivo a sostegno della nascita e della crescita delle startup innovative ad alto contenuto tecnologico, ndr). “Interventi che riteniamo certamente utili e positivi ma che necessitano di tempi lunghi per essere immessi sul mercato, a causa delle necessarie fasi di attuazione regolamentare”, aggiunge Coletta, che conclude: “Il nostro impegno prosegue nella fase di emendamenti in Parlamento e nel fare in modo che quanto prospettato dal decreto possa trovare rapida ed efficace attuazione”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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