Covid-economy: quali imprese ne colgono le opportunità?

Rita Annunziata
28.10.2020
Tempo di lettura: 3'
Il superbonus introdotto dal decreto rilancio mette il turbo alle imprese edili, che tra i mesi di luglio e settembre hanno registrato un incremento dello 0,6% su base trimestrale. Ma non sono le uniche che potrebbero trarre vantaggio dalla “covid-economy”. E i numeri lo dimostrano

Il saldo complessivo del terzo trimestre dell'anno per il settore dell'edilizia è pari a 4.971 unità. La crescita è stata trainata per tre quarti dalle piccole realtà individuali, gli specialisti nelle attività di impiantistica e di finitura degli edifici, e i posatori di infissi

21 milioni di italiani hanno dichiarato di voler usufruire del superbonus: il 55% per il condominio e il 29,3% per la casa unifamiliare di residenza

La dissonanza sulle chiusure potrebbe essere legata all'atteggiamento di molti operatori in attesa di chiarimenti sulle prospettive legate all'impiego delle risorse del recovery fund

Lo scenario determinato da quella che gli esperti definiscono la “covid-economy” ha spinto il tessuto imprenditoriale italiano a ricercare nuove possibilità di adattamento per riuscire a sopravvivere allo shock. Secondo un'analisi di Unioncamere e Infocamere, il superbonus introdotto dal decreto rilancio (un'agevolazione che eleva al 110% l'aliquota di detrazione delle spese per determinati interventi di efficientamento energetico o adeguamento sismico degli immobili effettuati tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021, ndr) ha determinato in questo contesto un boom delle imprese edili, che tra i mesi di luglio e settembre sono cresciute dello 0,6% su base trimestrale, il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma non è l'unico settore che potrebbe trarre vantaggio dalla crisi. E i dati lo dimostrano.
“Le risorse per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare sembrano avere inciso sulla vitalità di un settore cruciale come quello delle costruzioni”, si legge nello studio. Il saldo complessivo del terzo trimestre dell'anno è pari infatti a 4.971 unità e la crescita è stata trainata per tre quarti dalle piccole realtà individuali, gli specialisti nelle attività di impiantistica e di finitura degli edifici, e i posatori di infissi. Restando sul fronte del superbonus, inoltre, stando a un'indagine condotta per Facile.it da mUp research e Norstat, un individuo su due (pari a 21 milioni di italiani) ha dichiarato di voler usufruire dell'agevolazione. Il 55%, in particolare, intende utilizzarla per il condominio in cui risiede, mentre il 29,3% per la casa unifamiliare di residenza, una percentuale che sale al 32,1% per i cittadini del sud e delle isole. Nel dettaglio, sul primo fronte il 46% degli intervistati cederà il credito d'imposta alla banca o altri soggetti, mentre il 42,9% usufruirà della detrazione nella dichiarazione dei redditi e il 21,6% dello sconto in fattura. Per chi punta sulla casa unifamiliare, invece, si parla rispettivamente del 45,3%, del 43,8% e del 18,6%.

Commercio, più imprese che puntano sull'e-commerce


Ma nei mesi estivi l'adattamento allo scenario della covid-economy ha finito per interessare anche il commercio, le cui difficoltà complessive sono state attenuate almeno in parte dall'aumento delle imprese attive “nella vendita di prodotti via internet”, spiegano i ricercatori. In questo contesto, infatti, si parla di una crescita di 1.542 unità nel terzo trimestre. Nel complesso, il bilancio natalità-mortalità del sistema imprenditoriale italiano si è chiuso con un saldo attivo di 23.506 unità, per un totale a fine settembre di 6.082.297 aziende.

Le attese sul recovery fund frenano le chiusure


Secondo i ricercatori, quello che sembra un ritorno alla “normalità” potrebbe essere legato “al diffuso atteggiamento di molti operatori, in attesa probabilmente che si chiariscano le prospettive legate all'impiego delle risorse del recovery fund”. Contrariamente ai primi due trimestri dell'anno, infatti, tra luglio e settembre è stato riscontrato un numero di nuove imprese in linea con lo stesso periodo dello scorso anno (66.355 contro 66.823), mentre risultano più contenute le chiusure (42.859 contro 52.975). Nel complesso, tutti i settori hanno registrano dunque un bilancio positivo, ma gli incrementi più consistenti in termini assoluti hanno riguardato i servizi di alloggio e ristorazione (+3.350 unità), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.358), le attività di servizio alle imprese (+1.829), le attività immobiliari (+1.561) e le attività dei servizi di informazione e comunicazione (+1.214).

Il Mezzogiorno traina il saldo natalità-mortalità


Stando alla ricerca, inoltre, il saldo del trimestre è stato trainato in termini assoluti dal Mezzogiorno, che ha registrato 12.828 nuove imprese, pari al 39% di tutto l'incremento del periodo. Dal punto di vista regionale, invece, la Lombardia guadagna la vetta del podio con 3.604 imprese in più rispetto alla fine di giugno, seguita dalla Campania (+3.461) e dal Lazio (+3.403). In termini relativi, invece, è proprio la Campania a “segnare l'avanzamento più visibile” con il +0,58%, davanti a Lazio e Sicilia che riportano rispettivamente un +0,51%. Infine, il 62% del saldo trimestrale ha riguardato le società di capitali (+14.660 unità), seguite dalle imprese individuali con 9.325 unità (+0,3%).
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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