Certificazione di parità: il 56% delle aziende non sa cosa sia

Solo il 44% dei dirigenti conosce la certificazione di parità prevista dalla Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di cui il 34% appartenente al settore pubblico e il 46% al settore privato
Radoccia: “Previsto un esonero sui contributi previdenziali in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50mila euro annui. L’adesione è su base volontaria e non sanzionatoria per favorire un vero e proprio cambio culturale all’interno delle aziende”
L’applicazione della legge Golfo-Mosca ha prodotto un incremento della quota delle donne negli organi di amministrazione delle società quotate, passata dal 7,4% del 2011 al 36,5% del 2019. La presenza negli organi di controllo è balzata dal 6,5% al 38,8%
Oggi nel 68% delle imprese non è presente una reale struttura organizzativa volta a ridurre le differenze di genere e a favorire l'inclusione delle donne. E solo il 21% ne prevede l'adozione nei prossimi anni. Mancano, in particolare, strutture a favore del work-life balance ma nel 70% dei casi non è presente neppure un sistema di monitoraggio dei progressi sulla parità di genere. Un obiettivo, quello dell'uguaglianza tra uomini e donne, che non appare semplice da raggiungere nel breve periodo. Specie ai vertici. Il 17% delle dirigenti donne coinvolte nell'analisi lo ritiene un traguardo irraggiungibile mentre il 37% crede che ci vorranno anche più di 20 anni. Appena il 16% si aspetta che saranno sufficienti meno di cinque anni e il 15% parla di un periodo compreso tra cinque e 10 anni.
Tra l'altro, la promozione di una leadership al femminile rappresenta una priorità soprattutto delle dirigenti donne (nel 35% dei casi contro il 17% degli uomini). Il 49% dei dirigenti uomini, invece, la considera un impegno da assumersi ma non una priorità (a fronte del 36% delle donne). Non manca un 3% di uomini e un 6% di donne che la ritiene una questione irrilevante. In questo contesto, la metà delle lavoratrici riconosce che nella propria azienda non siano garantite le stesse opportunità di carriera e retribuzione a uomini e donne. E le dirigenti al femminile tendono a essere impiegate nel coordinamento di team meno numerosi (meno di cinque persone nel 66% dei casi) rispetto agli uomini (più di 10 persone nel 26% dei casi).
“L'applicazione della legge Golfo-Mosca ha prodotto un incremento della quota delle donne negli organi di amministrazione delle società quotate, che è passata dal 7,4% del 2011 al 36,5% del 2019; la presenza negli organi di controllo è passata dal 6,5% al 38,8%. Tuttavia, non possiamo dare per realizzata la parità di genere nei vertici aziendali: tra le donne che ricoprono ruoli negli organi di amministrazione sono ceo solo l'1,7% nelle società quotate e lo 0,7% nelle banche; ricoprono la carica di presidente il 3,2% in entrambi i casi”, racconta Radoccia. “È necessario imprimere un'accelerazione decisa a un processo di transizione culturale che in altri paesi europei è già avviato”.