Visco: “Italia più povera senza Ue. Spread pesa su crescita”

31.5.2019
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Incolpare l'Europa dei problemi dell'economia italiana “è un errore” e “distrae dai problemi reali”. L'intervento di Ignazio Visco all'assemblea annuale di Bankitalia si conclude con questa riflessione, dopo aver tracciato il quadro di un sistema economico nazionale ancora impegnato in un cammino di ripresa
Secondo il governatore, sulle prospettive di crescita “pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane”
Per Visco per “un aumento duraturo del tasso di crescita servono interventi profondi sulla composizione di spesa ed entrate”
Secondo Visco le imprese italiane hanno risposto “con ritardo” alla rivoluzione tecnologica
L'economia italiana, sottolinea il governatore, “stenta però a riprendersi dalla doppia recessione”
"Addossare all'Europa le colpe del nostro disagio è un errore, non porta alcun vantaggio e distrae dai problemi reali”. “Saremmo stati più poveri senza l'Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario". Dopo aver tracciato il quadro dell'andamento dell'economia italiana, della situazione finanziaria del Paese e delle condizioni delle sue banche, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco dedica ampio spazio all'Europa nelle sue considerazioni finali sulla relazione annuale, per il 2018, dell'istituto da lui presieduto. Per Visco, l'Europa è imprescindibile – per il Paese – se si vuole “tornare su un sentiero di sviluppo stabile: è il modo che abbiamo per rispondere alle sfide globali poste dall'integrazione dei mercati, dalla tecnologia, dai cambiamenti geopolitici, dai flussi migratori”.
Secondo il governatore, sulle prospettive di crescita “pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane” . Si stima che “a parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinano una riduzione del prodotto dello 0,7% nell'arco di tre anni”. Limitarsi quindi “alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l'aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese”.
Occhi aperti, quindi sulla prossima manovra di bilancio, il cui “rischio di un'espansione restrittiva non è da sottovalutare” e il cui “effetto espansivo” può essere “più che compensato da quello restrittivo legato all'aumento del costo dei finanziamenti per lo Stato e per l'economia”. Per “un aumento duraturo del tasso di crescita servono interventi profondi sulla composizione di spesa ed entrate”, indica Visco.
Ci sono anche notizie positive. “Il nostro Paese può fare affidamento su punti di forza in grado di sostenere l'attività in una congiuntura sfavorevole”. Il presidente ricorda che “nel decennio in corso le esportazioni di beni hanno tenuto il passo della domanda estera, interrompendo la precedente lunga fase di calo della quota di mercato mondiale”. La capacità italiana “di competere sui mercati internazionali ha beneficiato della ricomposizione delle esportazioni verso produzioni meno esposte alle pressioni dei paesi emergenti e realizzate da imprese più efficienti e più grandi”, indica il governatore.
Imprese che, tuttavia, secondo Visco hanno risposto “con ritardo” alla rivoluzione tecnologica. Il divario rispetto al resto dell'Unione, in particolare, riguarderebbe “quasi tutte le finalità per cui le imprese possono adottare tecnologie innovative” e anche il ruolo di traino svolto dall'amministrazione pubblica nell'introduzione delle nuove tecnologie è contenuto”. A fine 2018 “l'indebitamento delle famiglie era pari al 41 per cento del Pil, contro il 61 dell'insieme degli altri Paesi dell'area dell'euro; il valore del risparmio accumulato, per oltre il 60 per cento in immobili, superava 8 volte il reddito, a fronte di una stima di 7 per il resto dell'area”, prosegue Visco. Anche “il debito delle imprese è contenuto: la sua incidenza sul Pil era del 69 per cento, contro il 112 degli altri Paesi”.
L'economia, sottolinea il governatore, “stenta però a riprendersi dalla doppia recessione. Il prodotto è ancora di oltre 4 punti percentuali inferiore ai valori del 2007, di 7 in termini pro capite. Il tasso di occupazione, pur risalito al livello del 59 per cento registrato in quell'anno, è inferiore di 9 punti alla media dell'area dell'euro. È aumentato il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno, dove la disoccupazione supera il 18 per cento delle forze di lavoro, contro il 7 nel Centro Nord; il divario è 4 punti più alto che nel 2007”.
“Anche se il rafforzamento dei bilanci delle banche italiane è proseguito nel 2018, gli effetti della crisi non sono ancora pienamente riassorbiti e rallentano la reazione degli intermediari ai profondi cambiamenti nella struttura del mercato, nelle abitudini della clientela, nella regolamentazione finanziaria, nella tecnologia”, commenta ancora Visco. Per il governatore, “la possibilità che rischi macroeconomici tornino a investire un settore finanziario ancora in ritardo nell'adeguare la propria struttura è un elemento di vulnerabilitàdi cui bisogna essere consapevoli" e “l'andamento dell'economia e il 'rischio paese' si riflettono sulle condizioni delle banche. Sostenere la crescita e allentare le tensioni sui mercati finanziari resta cruciale anche per garantire la piena funzionalità di quest'organo vitale del sistema economico".
“Il ritardo nella risposta” delle banche italiane “alle sfide poste dall'utilizzo delle tecnologie più complesse rischia però di determinare una progressiva erosione delle quote di mercato. Secondo le nostre indagini la metà delle banche non ha ancora avviato, né sta pianificando, sperimentazioni in questo campo, ad esempio nell'impiego di nuovi strumenti per la valutazione del merito di credito. Le risorse dedicate a questi progetti sono relativamente contenute e concentrate presso gli intermediari più grandi”, evidenzia il governatore.
Secondo il governatore, sulle prospettive di crescita “pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche italiane” . Si stima che “a parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinano una riduzione del prodotto dello 0,7% nell'arco di tre anni”. Limitarsi quindi “alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l'aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese”.
Occhi aperti, quindi sulla prossima manovra di bilancio, il cui “rischio di un'espansione restrittiva non è da sottovalutare” e il cui “effetto espansivo” può essere “più che compensato da quello restrittivo legato all'aumento del costo dei finanziamenti per lo Stato e per l'economia”. Per “un aumento duraturo del tasso di crescita servono interventi profondi sulla composizione di spesa ed entrate”, indica Visco.
Ci sono anche notizie positive. “Il nostro Paese può fare affidamento su punti di forza in grado di sostenere l'attività in una congiuntura sfavorevole”. Il presidente ricorda che “nel decennio in corso le esportazioni di beni hanno tenuto il passo della domanda estera, interrompendo la precedente lunga fase di calo della quota di mercato mondiale”. La capacità italiana “di competere sui mercati internazionali ha beneficiato della ricomposizione delle esportazioni verso produzioni meno esposte alle pressioni dei paesi emergenti e realizzate da imprese più efficienti e più grandi”, indica il governatore.
Imprese che, tuttavia, secondo Visco hanno risposto “con ritardo” alla rivoluzione tecnologica. Il divario rispetto al resto dell'Unione, in particolare, riguarderebbe “quasi tutte le finalità per cui le imprese possono adottare tecnologie innovative” e anche il ruolo di traino svolto dall'amministrazione pubblica nell'introduzione delle nuove tecnologie è contenuto”. A fine 2018 “l'indebitamento delle famiglie era pari al 41 per cento del Pil, contro il 61 dell'insieme degli altri Paesi dell'area dell'euro; il valore del risparmio accumulato, per oltre il 60 per cento in immobili, superava 8 volte il reddito, a fronte di una stima di 7 per il resto dell'area”, prosegue Visco. Anche “il debito delle imprese è contenuto: la sua incidenza sul Pil era del 69 per cento, contro il 112 degli altri Paesi”.
L'economia, sottolinea il governatore, “stenta però a riprendersi dalla doppia recessione. Il prodotto è ancora di oltre 4 punti percentuali inferiore ai valori del 2007, di 7 in termini pro capite. Il tasso di occupazione, pur risalito al livello del 59 per cento registrato in quell'anno, è inferiore di 9 punti alla media dell'area dell'euro. È aumentato il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno, dove la disoccupazione supera il 18 per cento delle forze di lavoro, contro il 7 nel Centro Nord; il divario è 4 punti più alto che nel 2007”.
Le condizioni delle banche italiane
“Anche se il rafforzamento dei bilanci delle banche italiane è proseguito nel 2018, gli effetti della crisi non sono ancora pienamente riassorbiti e rallentano la reazione degli intermediari ai profondi cambiamenti nella struttura del mercato, nelle abitudini della clientela, nella regolamentazione finanziaria, nella tecnologia”, commenta ancora Visco. Per il governatore, “la possibilità che rischi macroeconomici tornino a investire un settore finanziario ancora in ritardo nell'adeguare la propria struttura è un elemento di vulnerabilitàdi cui bisogna essere consapevoli" e “l'andamento dell'economia e il 'rischio paese' si riflettono sulle condizioni delle banche. Sostenere la crescita e allentare le tensioni sui mercati finanziari resta cruciale anche per garantire la piena funzionalità di quest'organo vitale del sistema economico".
“Il ritardo nella risposta” delle banche italiane “alle sfide poste dall'utilizzo delle tecnologie più complesse rischia però di determinare una progressiva erosione delle quote di mercato. Secondo le nostre indagini la metà delle banche non ha ancora avviato, né sta pianificando, sperimentazioni in questo campo, ad esempio nell'impiego di nuovi strumenti per la valutazione del merito di credito. Le risorse dedicate a questi progetti sono relativamente contenute e concentrate presso gli intermediari più grandi”, evidenzia il governatore.