Energia: via del Consiglio Ue al piano anti rincari, senza tetto sul gas

Come da attese, il tetto al prezzo del gas divide ancora i membri Ue. In agenda anche il disaccoppiamento fra prezzo del gas e prezzo dell'elettricità e un nuovo benchmark alternativo ai future Ttf
“Personalmente credo che potremmo imporre un tetto massimo di prezzo su tutto il gas russo importato, compreso il gnl, tuttavia, alcuni Stati membri lo considerano una sanzione e non abbiamo ancora un consenso su questo passo”, ha dichiarato in conferenza stampa la commissaria europea all'Energia, Kadri Simpson
Il future Ttf sul gas è sceso del 7,9% a quota 187 euro, ai minimi dal 25 luglio
Tagli obbligatori ai consumi energetici pari almeno al 5%, ma anche contributi di solidarietà per famiglie e imprese finanziate con gli extraprofitti realizzati dalle società del settore Oil & Gas e dalle utility energetiche che più hanno approfittato dell'aumento dei prezzi dell'elettricità.
Ossia, quelle che non usano il gas per produrre energia come i produttori del nucleare e delle energie pulite. Al termine del Consiglio Ue del 30 settembre, i ministri dell'Energia europei hanno approvato i punti fondamentali della proposta inoltrata il 12 settembre dalla Commissione. L'obiettivo è ridurre la domanda di gas e, contemporaneamente, aiutare imprese e famiglie minacciate dal caro-energia raccogliendo risorse necessarie dalle società che hanno tratto i maggiori vantaggi dalla crisi. Tutte le misure concordate in Consiglio dovranno ora essere adottate dai vari governi a livello nazionale.
Tetto al prezzo del gas, rinviato come previsto
Il pacchetto concordato dai ministri Ue non include il tetto al prezzo del gas, sul quale restano ancora forti divergenze fra i Paesi membri e difficoltà tecniche di implementazione. Fissare un tetto al prezzo del gas, in particolare se generalizzato a tutti gli attori come chiede l'Italia, potrebbe rappresentare un trattamento “punitivo” anche su partner commerciali non ostili. “Personalmente credo che potremmo imporre un tetto massimo di prezzo su tutto il gas russo importato, compreso il gnl, tuttavia, alcuni Stati membri lo considerano una sanzione e non abbiamo ancora un consenso su questo passo”, ha dichiarato in conferenza stampa la commissaria europea all'Energia, Kadri Simpson.
Resteranno argomento di futuro confronto anche il disaccoppiamento del gas nella formazione dei prezzi dell'elettricità, così come l'ipotesi di superare i future Ttf scambiati ad Amsterdam, che oggi rappresentano la base per il prezzo del gas sui contratti spot, con un nuovo indice europeo. Il mercato dei Ttf, infatti, risente di speculazioni finanziarie rialziste ha affermato in modo non troppo velato la presidenza di turno del Consiglio rappresentata da Jozef Sikela, ministro dell'Industria della Repubblica Ceca.
Le misure di austerità energetica
Il caro-prezzi, essendo in larga parte motivato dalla riduzione dell'offerta di gas proveniente dalla Russia, si può riequilibrare solo attraverso una riduzione dei consumi energetici, hanno affermato vari economisti. Di conseguenza, il primo dei tre punti della strategia approvata dai Paesi membri è proprio un taglio obbligatorio dei consumi del 5%.
I massimali sugli introiti
Il secondo provvedimento concordato dai Paesi membri consiste in un massimale sugli introiti dei produttori inframarginali, ossia tutte quelle imprese che generano energia a un costo medio inferiore. Questo tetto, fissato a 180 euro per Mwh, riguarderà, in particolar modo, le utility dell'energia nucleare, a lignite e delle energie rinnovabili.
Il fatto di tassare in modo straordinario i produttori di energie pulite sembra apparentemente in contraddizione con gli obiettivi di lungo periodo della transizione ecologica. Eppure, le utility infra marginali sono considerate fra le maggiori "vincitrici" del contesto energetico inaugurato dalla guerra in Ucraina. Dal momento che il costo dell'elettricità viene fissato sulla base del costo del gas, i rincari energetici hanno offerto margini extra ai produttori inframarginali. Con il tetto sui profitti fino a 180 Mwh ogni eccedenza nei ricavi finirebbe nelle casse dello Stato. In Italia, il costo medio dell'energia elettrica calcolato a fine agosto aveva raggiunto i 740 euro al Mwh.
Il gettito generato da questo provvedimento sarà poco omogeneo fra i vari Paesi europei, dal momento che la quota di energia prodotta da attori inframarginali cambia significativamente da uno Stato membro all'altro. Per i Paesi che hanno una generazione energetica largamente dovuta a rinnovabili e nucleare, questa misura permetterà agli Stati di ottenere un rilevante flusso di entrate che potranno essere utilizzate per aiutare famiglie e imprese. Meno impatto ci sarebbe, invece, per i Paesi fortemente dipendenti dal gas. A questa obiezione la commissaria Simpson ha risposto che i governi potranno comunque fissare un massimale più basso, dal quale deriverebbe un maggiore gettito.
Il contributo di solidarietà
Terza componente su cui i Paesi membri hanno trovato l'accordo politico è, infine, il contributo sui profitti aggiuntivi che quest'anno sono stati realizzati dalle società del settore Oil & Gas, incluse società attive sulla raffinazione e nel carbone. Il prelievo su questi extra profitti, calcolati sulla base dei quattro anni dal 2018, sarà almeno del 33%.