La pensione è un pensiero lontano per gli italiani

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Gli Italiani sottovalutano quanto gli costerà vivere in pensione, a causa di un'errata percezione dei costi necessari alla sussistenza

Gli italiani stanno accantonando per le loro pensioni il 9,8% dello stipendio mensile

Gli italiani sottostimano le spese basilari per vivere quando saranno in pensione

I giovani italiani non si preoccupano per la pensione futura. Questo quanto emerge dalla ricerca “Gli italiani sottovalutano quanto costerà vivere in pensione” pubblicata oggi da Schroders Global Investor Study 2018.

Secondo la ricerca per poter avere una buona pensione, nell'arco della vita lavorativa si dovrebbero accantonare circa il 12,5% delle entrate mensili attuali. Partendo dunque da questo livello di fabbisogno stimato, lo studio ha analizzato un campione di 22 mila persona in 30 diversi paesi. Da questa analisi è dunque emerso come il mito degli italiani, popolo di risparmiatori, non sia del tutto corretto.

Gli italiani, non pensionati, pure ritenendo di dover destinare al loro benessere futuro il 12,5% delle loro entrate stanno accantonando a questo scopo solo il 9,8%. Dall'analisi emerge come negli altri paesi europei i contribuenti stanno invece cercando di accantonare circa il 10,5% delle loro entrate. Se poi si osserva la situazione a livello globale si nota come la percentuale messa da parte sale fino al 14,4%. Questa disparità, secondo lo studio, è dovuta alle aspettative degli intervistati. Gli italiani prossimi alla pensione, per esempio, ritengono che per vivere in modo dignitoso avranno bisogno di quasi l'80% dello stipendio percepito in età lavorativa. I soggetti che invece sono già in pensione hanno dichiarato di ricevere il 73,7% dello stipendio in età lavorativa. Un gap che tende ad aumentare a livello europeo. A fronte dunque di un'aspettativa media di fabbisogno del 72,4%, il reale percepito è pari al 63%.

Altra discrepanza di percezione rilevata riguarda “le spese basilari per vivere”. Gli italiani non in pensione stimano che le spese di sussistenza incideranno sul reddito complessivo per il 37%. Chi è già in pensione, smentisce questi dati, sostenendo di dover destinare il 53% del reddito complessivo alle spese di sussistenza.

Lesley-Ann Morgan, Global Head of Retirement, di Schroders, ha commentato come “a livello globale corriamo il serio pericolo che le persone sottovalutino la quota di reddito in età pensionistica necessaria per far fronte alle spese basilari, e più in generale il fabbisogno complessivo per vivere con un tenore adeguato, soprattutto nel contesto attuale, caratterizzato da scarsi rendimenti e inflazione in aumento. Non esiste la bacchetta magica. Per evitare di dover affrontare situazioni finanziare difficoltose durante la pensione, le persone devono prendere atto del bisogno di iniziare a risparmiare il prima possibile. Rimandare questo momento ai 50 o 60 anni significa arrivare con tutta probabilità troppo tardi per riuscire a colmare il gap.”

Ma non finisce qua perché il 35% degli italiani pensionati intervistati hanno dichiarato come “non sono pienamente soddisfatti del reddito percepito in pensione”. Proprio per questo il 22% continua a investire, il reddito a disposizione, in pensione. Questo dovrebbe spingere, si legge nella ricerca, le persone lavorativa mente attive, in Italia ma non solo a programmare per tempo il loro reddito per il momento in cui usciranno dal mondo del lavoro.

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