Gennaio bollente per Mps e Unicredit, le carte sul tavolo

Molti auspicherebbero una soluzione «come quella delle banche venete» (lo conferma a We Wealth una fonte vicina a Mps). Le quali nel 2017 vennero cedute a Intesa Sanpaolo al prezzo simbolico di un euro
Da altre fonti trapela che una soluzione alternativa sarebbe quella di spezzettare la quota pubblica della banca fra altre banche italiane, conservando comunque una partecipazione pubblica
C'è poi chi vorrebbe una Mps «indipendente sul territorio». A tal proposito le indiscrezioni parlano di una banca di piccolo taglio, per un totale di 300 sportelli nella regione, «per un periodo transitorio di 2-3 anni»
Molti auspicherebbero una soluzione «come quella delle banche venete» (lo conferma a We Wealth una fonte vicina a Mps). Le quali nel 2017 vennero cedute a Intesa Sanpaolo al prezzo simbolico di un euro. L'operazione costò ai contribuenti italiani 5 miliardi di euro. La non trascurabile differenza fra Monte Paschi e le banche venete, commenta caustico il Ft «è che Mps non è in liquidazione». Ad ogni modo, la cessione della banca di Guido Bastiani a Unicredit sarebbe «politicamente tossica», osserva il quotidiano londinese. Il riferimento è alla contrarietà dei Cinque Stelle alla fusione con l'istituto di Gae Aulenti. Il M5S in particolare lamenta la norma in manovra «per trasformare le imposte differite di Mps in crediti d'imposta di cui si avvantaggerebbe Unicredit in caso di matrimonio».
Intanto, è prossimo alla riunione il comitato nomine di Unicredit. Dopo l'uscita dell'ex ceo Jean Pierre Mustier (contrario alla fusione con Mps) è infatti giunto il momento di restringere «a meno di cinque» la rosa dei candidati per trovare il suo sostituto. Il successore di Mustier dovrà agire in perfetta sintonia col presidente della banca Pier Carlo Padoan, deus ex machina dell'operazione «venete» e promotore della fusione Mps-Unicredit.