Euro digitale, ecco cosa cambia rispetto al denaro che usi oggi

Alberto Battaglia
22.9.2023
Tempo di lettura: 5'
La "rivoluzione tecnologica" dell'euro digitale c'entra molto con la lotta per preservare la sovranità monetaria; per i cittadini sarà l'unico pagamento digitale accettato ovunque per legge

L'euro digitale “non è una rivoluzione” perché “l'euro digitale è l'euro”: Romano Prodi, uno dei padri fondatori della moneta unica, ha spiazzato una platea pronta a sentirsi dire l'esatto contrario. Del resto, quando si parla di euro digitale questo è il più comune degli equivoci: che l'euro digitale sia una moneta nuova o parallela alla moneta che già circola, come unità di conto, dal 1999. L'ex premier, aprendo un dibattito organizzato da Lutech a Milano, ha sintetizzato così il senso di un'innovazione i cui significati e le cui implicazioni sfuggono ancora al grande pubblico. L'euro digitale, semmai, “è una rivoluzione tecnologica”, ha affermato Prodi, perché consente alla moneta europea di presentarsi in una forma finora inedita: un formato che ha le stesse tutele e proprietà del contante, pur essendo immateriale. Oggi, solo il contante è la forma di moneta avente corso legale nell'Eurozona e, come tale, è l'unico pagamento che non può essere rifiutato.


Eppure, monete e banconote perdono costantemente utilizzatori: un domani non lontano potrebbe mancare un sistema di scambio veramente universale e obbligatoriamente accettato da tutti in Europa. Ma questa è solo una parte della storia. Se non si predisponesse con adeguato anticipo una forma digitale del contante, la gran parte degli scambi verrebbe sempre più veicolata da circuiti di pagamento privati come Visa e Mastercard. Sempre che nel frattempo non prendano piede, come mezzo di pagamento, le criptovalute dal valore stabile (stablecoin) o le monete digitali che da qui a qualche anno potrebbero essere lanciate da altre banche centrali: tutte eventualità che minaccerebbero la centralità dell'euro.


In un certo senso, quella dell'euro digitale è la rivoluzione del Gattopardo, la trasformazione necessaria perché rimanga così com'è il controllo della moneta, attraverso le leve della politica monetaria. Queste ultime funzionano, infatti, solo se l'euro è il mezzo di pagamento largamente più utilizzato. E' facile immaginare come questa esigenza non sia in cima alle priorità della gente comune, che potrebbe domandarsi cosa spinga davvero la Bce a investire tempo e denaro (ancora non si sa quanto, lo abbiamo chiesto senza successo) per creare, di fatto, un'alternativa a PayPal, Google Pay e alle carte di pagamento che la stragrande maggioranza dei cittadini europei ha già in tasca. Infatti, l'euro digitale non nasce per sostituire il contante fisico che resterà disponibile e che, con ogni probabilità, rimarrà l'opzione preferita per chi cerca la massima privacy.


Come funziona l'euro digitale

Il direttore della filiale milanese della Banca d'Italia, Giorgio Gobbi, ha riassunto nel corso dell'evento alcune delle caratteristiche cruciali che l'euro digitale non potrà non avere. Dovrà essere accessibile da una pluralità di strumenti e dispositivi, ovunque, in ogni momento e dovrà prevedere un tetto massimo per il suo possesso, affinché non sostituisca i conti bancari come riserva di valore

Il conto in euro digitale si aprirà attraverso una banca tradizionale e non direttamente con la Bce, ma il deposito di euro digitale non potrà essere utilizzato dalla banca per le attività di credito: è denaro che viene “parcheggiato” e che non entra nel circolo dell'economia.


Nella pratica, però, cosa distinguerà un pagamento in euro digitale da un pagamento con carta bancaria? Tralasciando gli aspetti tecnici, l'aspetto peculiare sarà la sua più ampia accettazione: mentre un pagamento attraverso un servizio privato come Apple Pay o American Express potrà sempre essere rifiutato, l'euro digitale dovrà essere accettato per legge


Di fatto, per rendere possibile questa nuova opzione di pagamento dovranno essere aggiornati dispositivi come i Pos, attivare nuove applicazioni mobile e mettere le banche nelle condizioni di gestire i nuovi conti di euro digitale, ha spiegato Alessandro Agnoletti, capo della digital strategy di Nexi. Dopodiché, l'euro digitale sarà un'opzione di pagamento in più. Costerà meno in termini di commissioni, sarà più pratico delle altre opzioni di pagamento disponibili, ci si fiderà della sua privacy? Sono alcune delle questioni cruciali che potranno determinare se l'euro digitale sarà veramente utilizzato su larga scala e assolvere la sua funzione.


Una concorrenza che stimolerà l'innovazione, con qualche contraccolpo

Appare già chiaro, però, che i circuiti di pagamento tradizionali, per non perdere troppo terreno rispetto a un concorrente pubblico come l'euro digitale, dovranno innovarsi e provare a stare un passo avanti – ad esempio, abbassare i costi delle proprie commissioni, migliorare le esperienze di utilizzo, diventare ancora più pratici. Quanto hanno da perdere società come Visa e Mastercard dalla concorrenza con la Bce e il suo euro digitale? “Se si perdono un po' di rendite di posizione non è necessariamente un male”, ha dichiarato Gobbi rivolgendosi ad Agnoletti, seduto al suo fianco in platea. Una risposta felpata, che però evidenzia la forte consapevolezza che il mondo dei pagamenti elettronici sicuramente non ne uscirà  indenne.

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Euro digitale, cosa cambia nella pratica

“Le differenze fra un pagamento con l'euro digitale e le carte di pagamento sono evidenti agli addetti ai lavori, ma rischiano di non essere percepite dalla maggioranza della popolazione: si tratterà di uno strumento al quale la legge attribuirà il potere di estinguere un'obbligazione patrimoniale, esattamente come avviene con le banconote. Salvo poche eccezioni, nessuno potrà rifiutare un pagamento in euro digitale”, ha dichiarato a We Wealth l'avvocato di Clifford Chance, Riccardo Coassin.


“L'euro digitale sarà una possibilità di pagamento in più, che avrà dei vantaggi in quanto moneta emessa dalla banca centrale, che è molto diversa dalla moneta emessa dalla banca commerciale perché non ha rischio di credito”, ha proseguito Coassin, “sarà importante spiegare bene al pubblico che avere 100 euro digitali in tasca, non equivarrà ad avere la stessa somma sul proprio conto bancario”. Le banche la differenza la conoscono bene: infatti, hanno sempre sottolineato come una migrazione eccessiva dai conti correnti all'euro digitale avrebbe potuto ridurre il credito all'economia (e le possibilità di business degli istituti). Questo, come accennato in precedenza, è dovuto al fatto che il denaro depositato sul conto corrente viene inserito a pieno titolo nel sistema finanziario: è una somma che la banca può prestare a famiglie e imprese e sulla quale può realizzare profitto, a fronte di un rischio. Una piccola parte di quel rischio l'assume anche il correntista, per questo è sempre bene controllare la solidità della banca presso la quale si deposita il denaro, specialmente se si supera la soglia garantita dei 100mila euro.


L'obiettivo della Bce non è sottrarre depositi bancari al sistema finanziario, anche se questo è un effetto collaterale che inevitabilmente si verificherà, anche se in misura controllata. “L'idea di fondo dell'euro digitale è quella di creare un'alternativa di pagamento in grado di prevenire, fra le altre cose, la diffusione di monete alternative all'euro come le stablecoin”, che avevano iniziato a preoccupare le autorità quando Facebook presentò il progetto (poi accantonato) di un token di pagamento utilizzabile sulla sua piattaforma, ha ricordato Coassin. 


“Uno scenario in cui le persone, all'interno di una certa economia, utilizzano una valuta diversa da quella ufficiale azzoppa la banca centrale”, in quanto limita l'efficacia delle sue politiche monetarie. “Alzare o abbassare i tassi, a quel punto, impatterebbe meno l'economia reale, perché le persone nella loro quotidianità utilizzerebbero un'altra moneta” non più influenzata dalle scelte della banca centrale.


Certo, oltre a questa esigenza l'euro digitale potrebbe anche essere la premessa per pagamenti più rapidi, sicuri e (forse) meno costosi. “La Bce sembra convinta che l'incremento marginale nell'efficienza dei pagamenti introdotto dall'euro digitale valga il costo dell'aggiornamento della propria infrastruttura, anche se forse è una convinzione più collegata al rischio futuro dell'adozione di altre monete digitali diverse dall'euro”, ha dichiarato l'esperto di Clifford Chance.


Se si potrà pagare in nero con l'euro digitale? Sì, ma in misura limitata”, ha dichiarato l'avvocato, “si prevede che ciascun conto in euro digitale non potrà superare una certa soglia, attualmente ipotizzata a 3mila euro. Ogni volta che si riceve un pagamento che porta al superamento del tetto massimo, l'eccedenza viene automaticamente trasferita sul conto corrente bancario, diventando così 'visibili'”, ha aggiunto Coassin. “Pertanto, non sarà possibile accumulare grosse somme di euro digitale sotto il materasso, al contrario di quanto avviene con i contanti che permettono un'evasione molto significativa. Si potranno fare piccoli pagamenti non tracciati, non abbastanza da fondarci sopra un business”.

Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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