Donne e sostenibilità nel mirino delle società quotate

2.3.2020
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Cresce la presenza femminile nei cda delle società quotate. Le donne che rivestono la carica di amministratore indipendente superano il 72%. Nel mirino anche la sostenibilità. Lo rivela l'ultimo rapporto Consob sulla corporate governance
Le donne assumono il ruolo di amministratore delegato solo in 15 società quotate
Gli amministratori delle società del Ftse Mib hanno un'età media di 58 anni
Alla fine del 2018 33 società quotate italiane hanno collegato le remunerazioni variabili degli amministratori delegati ai parametri Esg
Sempre più donne conquistano i board delle società quotate italiane. Secondo l'ultimo rapporto Consob sulla corporate governance, in linea con le disposizioni legislative degli ultimi anni, la presenza femminile nei consigli di amministrazione ha raggiunto la quota del 36%. Il dato, infatti, sarebbe legato alla legge 120/2011, che ha imposto di riservare un quinto dei posti al genere meno rappresentato per il primo rinnovo dall'agosto del 2012 e un terzo dei posti per il secondo e il terzo rinnovo.
Resta tuttavia marginale il numero delle donne che ricoprono il ruolo di amministratore delegato: come si evince dallo studio, solo 15 società quotate prevedono un board strutturato in questi termini, ma rappresentano il 2,5% del mercato in termini di capitalizzazione. Diversa è la situazione se si considerano invece le donne che rivestono la carica di amministratori indipendenti che, superando il 72%, continuano il loro percorso di crescita dal 2013. “Per quanto riguarda gli effetti sulla performance aziendale, la maggiore presenza femminile ha un'incidenza positiva a patto che rappresenti una percentuale tra il 17 e il 20% – spiega Nadia Licciano, coordinatrice del Rapporto e responsabile dell'Ufficio studi economici – determinati effetti sugli aspetti decisionali si evidenziano solo quando la minoranza del gruppo ha una reale possibilità di incidere”.
In generale, gli amministratori delle società quotate italiane continuano a essere prevalentemente italiani, ma non mancano alcune differenze in base alle dimensioni e al settore di appartenenza delle società stesse. In particolare, gli amministratori delle società del Ftse Mib hanno un'età media di 58 anni, sono laureati nel 94% dei casi e godono di un profilo professionale manageriale nel 74% dei casi. Solo il 10% è di origine straniera. Mediamente più giovani (53,7 anni), invece, i consiglieri delle società controllate da istituti finanziari, con una maggior incidenza anche di profili stranieri (nel 23% dei casi).
Le caratteristiche degli amministratori
In generale, gli amministratori delle società quotate italiane continuano a essere prevalentemente italiani, ma non mancano alcune differenze in base alle dimensioni e al settore di appartenenza delle società stesse. In particolare, gli amministratori delle società del Ftse Mib hanno un'età media di 58 anni, sono laureati nel 94% dei casi e godono di un profilo professionale manageriale nel 74% dei casi. Solo il 10% è di origine straniera. Mediamente più giovani (53,7 anni), invece, i consiglieri delle società controllate da istituti finanziari, con una maggior incidenza anche di profili stranieri (nel 23% dei casi).
Esg e remunerazioni degli amministratori
Un occhio alle donne, ma anche alla sostenibilità. Come sottolineato da Anna Genovese, professoressa e commissario Consob, nel 2019 sono state pubblicate 208 Dichiarazioni non finanziarie da parte delle imprese italiane, anche se leggermente in calo rispetto alle 210 del 2018. “Fra le società quotate la percentuale di diffusione delle Dnf è del 65% – spiega la Genovese – Un terzo delle società quotate italiane, quindi, non produce questo documento”. Aumentano, invece, le Dnf volontarie, salite da tre a cinque. “Consob avverte la delicatezza del processo di valorizzazione dei criteri Esg nella filiera finanziaria e ritiene necessario confrontarsi con diversi attori sul modo in cui il cambiamento deve essere metabolizzato dal mercato finanziario e dalla regolazione – continua la Genovese - Continuerà a mettere in campo iniziative di dialogo con l'industria per calibrare al meglio sia le funzioni di vigilanza sulle Dnf sia il contributo da dare alla costruzione di una regolazione in materia di Dnf efficace e proporzionata”.
Secondo il report, inoltre, a fine 2018 33 società quotate italiane hanno collegato le remunerazioni variabili degli amministratori delegati ai parametri Esg, di cui 22 emittenti del Ftse Mib, nove del Mid Cap e due dello Star. In termini di settori, prevale quello industriale (15 imprese), seguito da quello finanziario (10) e dai servizi (otto). Tra i fattori presi in considerazione ricordiamo la sicurezza sul lavoro, il capitale umano e le emissioni di Co2.