Mps, nuovo accordo con l’Ue: verso il maxi-esodo

La Commissione Ue ha pubblicato un documento che contiene la revisione degli impegni assunti dall’Italia per consentire la ricapitalizzazione precauzionale di Mps nel 2017
I 22 paletti, come dichiarato dalla banca senese in una nota ufficiale, sono coerenti con gli obiettivi del piano industriale 2022-2026 approvato lo scorso 23 giugno
Su il velo dal nuovo accordo con Bruxelles: nella giornata del 3 ottobre la Commissione europea ha pubblicato un documento che contiene la revisione degli impegni assunti dall’Italia per consentire la ricapitalizzazione precauzionale di Mps nel 2017. Si parla di 22 condizioni poste al Tesoro per restare nel capitale di Siena e costruite sulla base di due scenari: uno scenario stand-alone (laddove Piazza Salimbeni scivolasse nelle mani di un altro soggetto) e uno scenario di fusione con un’altra banca. Mentre Montepaschi si incammina verso l’aumento di capitale da 2,5 miliardi e il maxi-esodo da 3.500 uscite volontarie solo entro la fine dell’anno.
Gli impegni rivisti, come dichiarato da Mps in una nota ufficiale, sono “coerenti con gli obiettivi del piano industriale 2022-2026” approvato lo scorso 23 giugno. Piano la cui implementazione “è in corso e in linea con le tempistiche previste”, precisa Salimbeni. Stando a quanto contenuto nel documento visionato da Il Sole 24 Ore, nel caso dell’ipotesi stand-alone si conferma lo stop ad acquisizioni e distribuzione di dividendi. Sul fronte del personale, la retribuzione complessiva di ogni dipendente non potrà essere superiore di 10 volte rispetto allo stipendio medio di tutti i dipendenti (anche nel caso dei manager). Inoltre, si parla di un taglio delle filiali fino a raggiungere quota 1.350/1.370 entro la fine dell’anno, 1.300/1.350 nel 2023 e 1.258 nel 2024. I dipendenti, invece, dovranno raggiungere le 20.000/21.000 unità entro i prossimi due mesi, 18.000/20.000 entro il 2023, fino ad arrivare a 17.634 nel 2024.
Nel documento, sempre restando all’ipotesi stand-alone, si prevede anche la cessione di immobili per circa 100 milioni e di partecipazioni azionarie detenute in Visa, Bancomat, Veneto Sviluppo, Mps Tenimenti Poggio Bonelli e Chigi Saracini e Immobiliare Novoli per circa 80-90 milioni. Laddove quest’ultimo punto non venisse rispettato, la DG Comp prevede la vendita delle quote in Banca d’Italia entro il 2024. Chiudono il cerchio:
- tassi sui depositi in linea col mercato;
- bilancio non superiore ai 140-150 miliardi;
- cost/income al 60%;
- npl ratio non superiore al 4%;
- vendita di circa 500 milioni di crediti in leasing.
Nell’ipotesi invece di una fusione con un’altra banca, la situazione si semplifica: Mps dovrebbe unicamente procedere al taglio delle filiali come precedentemente indicato e vendere fino a 500 milioni di crediti in leasing.
Mps verso la trimestrale: appuntamento al 3 novembre
Occhi puntati dunque sulla data di partenza dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi che, stando ai rumors, dovrebbe slittare dal 10 al 17 ottobre. Ma anche sulla presentazione dei risultati del terzo trimestre, in programma il prossimo 3 novembre. Ricordiamo che Mps ha chiuso i primi sei mesi dell’anno con un utile netto di 27,2 milioni di euro, in calo dell’86,5% rispetto ai 202 milioni dello stesso periodo del 2021. Un confronto, aveva spiegato la banca senese, che risentiva “di alcune poste registrate nel primo semestre del 2021, tra cui il maggior contributo dalla cessione di titoli e di quello derivante dalla valutazione delle Dta (imposte differite attive, ndr), nonché del miglioramento delle coperture dei crediti deteriorati” avvenuto nel corso dei primi due trimestri del 2022.