Il private debt alla conquista degli Hnwi

Le pmi rappresentano circa il 99% delle imprese in tutte le aree geografiche. Non sono tutte uguali: quelle nordamericane sono in media molto più grandi rispetto alle altre aree (1,55% di large companies vs 0,86% in Europa, 0,35% in Italia e 1% in Asia). Ma hanno un tratto comune: fanno fatica a effettuare passaggi generazionali efficaci e ad aprire il capitale
Il mercato degli Investimenti alternativi sta sperimentando un'enorme crescita negli ultimi anni. L'AuM nel 2017 risultava di 8,8mila miliardi di dollari con un Cagr 2008-2017 del 12%. “Tale crescita è dovuta soprattutto agli investitori in cerca di diversificazione e migliori performance sugli investimenti. Secondo le proiezioni questa industry potrebbe raggiungere un valore di 14mila miliardi di AuM nel 2023”, sostiene Incarnato
Clienti private verso l'economia reale
Il momento è propizio. La necessità di differenziare le fonti di finanziamento delle pmi si confronta infatti con un appetito crescente di investitori istituzionali e private per i prodotti alternativi, che si attende registreranno tassi di crescita positivi nei prossimi anni. In particolare, sembra esserci una tendenza a incrementare gli investimenti in private equity in modo diretto. “Il private banking – dice Incarnato - può svolgere un ruolo determinante: proponendo alla clientela, soprattutto imprenditori, tipologie di investimento alternative, quali private equity e private debt, e specifici servizi finanziari: asset allocation, investimenti esenti dalle tasse, consulenza su investimenti filantropici e specializzati, insight sul mercato; e aiutando nello specifico i clienti private imprenditori con servizi non finanziari, che vanno dal trasferimento generazionale alla consulenza sulla governance, fino alla pianificazione fiscale e alla tutela degli interessi a 360°: tutto ciò contribuisce a rendere le imprese di loro proprietà appetibili agli occhi dei potenziali investitori”.
Pmi, cuore pulsante delle economie (con qualche bug)
Le pmi rappresentano circa il 99% delle imprese in tutte le aree geografiche. Non sono tutte uguali: quelle nordamericane sono in media molto più grandi rispetto alle altre aree (1,55% di large companies vs 0,86% in Europa, 0,35% in Italia e 1% in Asia). In Italia, inoltre, le imprese sono mediamente più piccole rispetto all'Europa. Ma un fatto è certo: le pmi rappresentano una realtà fondamentale nel panorama economico di ogni singolo stato. Esse contribuiscono in maniera rilevante alla crescita del valore aggiunto (pesano per il 56% di quello prodotto nei Paesi Ue) e dell'occupazione e il sottoinsieme delle piccole presenta risultati migliori in termini di redditività rispetto alle medie. Ma le pmi presentano anche dei vulnus: “in particolare, la prevalenza di una governance familiare e la difficoltà a pianificare un passaggio generazionale efficace. Spesso confondono i beni dell'impresa con i beni familiari. Da qui la necessità di supportare il cliente imprenditore con servizi di wealth planning dedicati, al fine di rendere l'azienda appetibile per investitori sempre più sensibili alla qualità della governance aziendale”, dice Incarnato.
Ridurre la dipendenza dal credito bancario
Che pure rileva che pian piano anche in Italia le cose stanno cambiando. “Le imprese in generale, e in particolare le pmi, evolvono e lo dimostra anche il fatto che si stiano orientando sempre di più verso la ricerca di forme di finanziamento quali private debt e fonti di finanziamento alternative a discapito del credito bancario: private equity, peer to peer lending, Fintech, crowdfunding”, dice Incarnato. Anche questo trend precede il Covid: ed è generato dal rallentamento economico e dall'irrigidimento dei credit standard. “Le banche, infatti, presentano una minore tolleranza al rischio e alla possibile insolvenza delle controparti” dice Incarnato “Ne risentono maggiormente le piccole e medie imprese, infatti il tasso di rigetto dei prestiti è in aumento in tutta Europa”.
Si fanno strada il leasing e il factoring; il private debt (cresciuto del 10% nel 2017 a livello globale, 27% in Europa), che è particolarmente rilevante per le pmi più grandi e mature; ma anche il venture capital e le quotazioni e le alternative offerte dal mercato online e le FinTech companies, come l'equity crowdfunding, il peer-to-peer lending e l'Initial Coin Offerings nei mercati più evoluti come Cina, Usa e Uk.
Il boom degli asset alternativi
Il mercato degli Investimenti Alternativi sta sperimentando un'enorme crescita negli ultimi anni. L'AuM nel 2017 risultava di 8,8mila miliardi di dollari con un CAGR 2008-2017 del 12%. “Tale crescita è dovuta soprattutto agli investitori in cerca di diversificazione e migliori performance sugli investimenti. Secondo le proiezioni questa industry potrebbe raggiungere un valore di 14mila miliardi di AuM nel 2023”, sostiene Incarnato.
Tutte le tipologie di alternativi mostrano trend di crescita elevati. Le principali categorie sono il private equity e gli hedge funds, ma il private debt e le infrastructures hanno mostrato un consistente tasso di crescita nel periodo considerato.
... e del private debt
Il private equity e gli hedge funds rappresentano circa il 75% AuM, ma nei prossimi anni si prevede che il loro peso si ridimensionerà. Con il private debt, infatti, potrebbe raddoppiare in dimensione e diventare la terza asset class dopo le due principali. Le crescite maggiori si predicono sulle natural resources e le infrastructures (attualmente le meno sviluppate), mentre gli hedge funds sarebbero la categoria con la crescita più bassa.
Tornando all'Italia, secondo “il rapporto Cerved Pmi 2019 le pmi italiane che risultano essere meno dipendenti dalle banche presentano una redditività operativa superiore rispetto a quelle più dipendenti (5,6% vs 3%)”, conclude Incarnato “Il dato da solo sintetizza tutto il tema e invita a una seria riflessione sul valore dei privati markets per l'economia reale”.