Unicredit, i tassi spingono gli utili sul nuovo record trimestrale

Il titolo Unicredit è schizzato dell'8,2% in apertura a Piazza Affari in seguito alla pubblicazione dei risultati relativi al quarto trimestre, nei quali la banca è riuscita a battere le attese e le stesse previsioni del suo piano industriale, con una crescita dei ricavi netti del 44% a 5,191 miliardi.
Questo incremento è interamente dovuto all'aumento del margine d'interesse (+43%) a 3,426 miliardi di euro, mentre l'andamento delle commissioni ha visto una leggera flessione dell'1% a 3,198 miliardi. Nell'intero anno i ricavi sono aumentati del 13% a 18,448 miliardi, di cui 10,692 attribuiti al margine d'interesse (+19%) e 7,824 miliardi alle commissioni (+4%).
L'utile netto ha segnato un nuovo record: 1,427 miliardi di euro, nel trimestre; 5,2 miliardi il risultato nell'intero anno fiscale, con un incremento del 48%. Unicredit prevede di realizzare nel 2023 un utile in linea con quello dell'anno precedente.
La solidità patrimoniale, nel frattempo, ha visto un miglioramento del Cet1 ratio pro forma di 78 punti base al 14,9% (dopo la distribuzione dei dividendi 2022).
La perfomance di Borsa si è gradualmente adeguata all'andamento positivo del business della banca: nel momento di pubblicazione il massimo intraday del titolo ha riportato il prezzo al top dall'11 maggio 2018. Rispetto ai minimi del 2022, il titolo Unicredit ha guadagnato il 111% e rimane un titolo raccomandato per la maggioranza degli analisti.
L'esposizione del gruppo alla Russia, che aveva affossato il titolo azionario Unicredit nei giorni successivi all'invasione dell'Ucraina, “è stata adeguatamente gestita e ridotta nel corso dell'anno, a costi minimi, complessivamente del 66% circa, ovvero di circa 4,1 miliardi” e “Unicredit è impegnata a mantenere un progressivo approccio di de-risking.
Dividendi e buyback: agli azionisti 5,25 miliardi
“Intendiamo distribuire 5,25 miliardi complessivamente tra dividendi e riacquisti di azioni proprie per il 2022”, ha dichiarato l'ad di Unicredit, Andrea Orcel, “con un incremento di 1,5 miliardi rispetto all'anno precedente”. Nel dettaglio, si tratterà di un dividendo in contanti di 1,91 miliardi e di riacquisto di azioni proprie per 3,34 miliardi - una distribuzione superiore alle previsioni del piano industriale Unlocked.
Negli scorsi mesi erano emerse divergenze di opinione fra alcune banche commerciali, impegnate in generose distribuzioni di dividendi, e la Vigilanza Bce, che le avrebbe esortate ad aumentare, piuttosto, gli accantonamenti per far fronte all'aumento dei crediti deteriorati in arrivo a causa della recessione. Interrogato su questo punto durante la conference call, Orcel ha dichiarato che la banca non vede “alcun significativo peggioramento” della qualità del credito, e l'impatto atteso sarà pienamente gestibili se la recessione si rivelerà moderata. In ogni caso, ha sottolineato Orcel, il portafoglio di crediti della banca è particolarmente “difensivo” con un adeguata copertura del loan book. Il tasso dei default medio si attesta allo 0,9% e la banca si aspetta di vederlo salire non molto al di sopra dell'1%.
Consulenza, le fee in calo unica nota stonata
Come evidente dalla sintesi dei risultati, il 2022 è stato un anno particolarmente positivo per Unicredit grazie anche al contributo dato dall'aumento dei tassi d'interesse sui margini.
In un certo senso, la stessa stretta monetaria, avendo colpito l'andamento dei mercati ha frenato un po' gli obiettivi del gruppo sul fronte delle commissioni. In particolare, le note stonate che si possono individuare nei conti di Unicredit si concentrano sui ricavi in calo delle individual solutions (-5% a 3 miliardi) e, in particolare quelli relativi al “fund & portfolio management” (-15% a 1,6 miliardi) e le polizze vita (-7% a 0,7 miliardi). Il piano industriale prevedeva una crescita del 5% annuo del ramo individual solutions.
Quegli accordi che rafforzano Unicredit se le retrocessioni saranno vietate o limitate
Nella sfida strategica per il mantenimento di un flusso di commissioni il più possibile impermeabile alle future sfide normative rientrano anche gli accordi firmati con Allianz e Azimut. Orcel ha citato esplicitamente la possibilità che un divieto europeo sulle retrocessioni come un elemento che potrebbe incoraggiare la banca a “reinternalizzare” alcuni servizi – da qui la possibilità di acquisire il nuovo asset manager che Azimut costituirà in Irlanda e che fornirà nuovi fondi alla clientela di Unicredit.