Ue, aiuti di Stato fino a giugno: cosa significa per banche e pmi

Rita Annunziata
14.10.2020
Tempo di lettura: 3'
La Commissione europea ha deciso di prorogare il quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato di ulteriori sei mesi. “Una decisione saggia”, spiega Stefano Caselli dell'Università Bocconi, ma che potrebbe finire per trasferire “sulle banche e sul debito pubblico il conto generale da pagare”. Ecco perché

La parte finalizzata a consentire misure di ricapitalizzazione è prorogata fino al 30 settembre 2021

Introdotta una nuova misura per consentire agli Stati membri di supportare le imprese che registrino un calo del fatturato durante il periodo ammissibile di almeno il 30% rispetto allo stesso periodo del 2019

Il sostegno contribuirà a una parte dei costi fissi non coperti dalle entrate fino a un importo massimo di tre milioni di euro per impresa

La lancetta degli aiuti di Stato corre in avanti e si prepara a offrire una nuova boccata di ossigeno a istituti di credito e piccole e medie imprese. Nella giornata di martedì la Commissione europea ha annunciato una proroga di sei mesi del quadro temporaneo dispiegato lo scorso marzo per sostenere l'economia durante la crisi epidemiologica, fino al 30 giugno 2021, e di ulteriori tre mesi per la parte finalizzata a consentire misure di ricapitalizzazione. “Una decisione saggia”, spiega a We Wealth Stefano Caselli, prorettore per gli affari internazionali dell'Università Bocconi, ma che nel medio termine potrebbe finire per trasferire “sulle banche e sul debito pubblico il conto generale da pagare”.
“Il quadro temporaneo ha contribuito agli sforzi prodigati dagli Stati membri per far fronte agli effetti della crisi”, ha spiegato la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza, aggiungendo come la proroga sia volta a “rispondere alle esigenze costanti delle imprese, tutelando al contempo il mercato unico dell'Unione europea”. Stando a quanto rivelato dalla Commissione, è stata introdotta inoltre una nuova misura che consentirebbe agli Stati membri di supportare le aziende che riscontrino un calo del fatturato di almeno il 30% rispetto al 2019 a causa della pandemia, contribuendo in parte ai costi fissi non coperti dalle entrate fino a un importo massimo di tre milioni di euro per impresa, con l'obiettivo di “prevenire il deterioramento del loro capitale” e aiutarle a “mantenere la loro attività imprenditoriale e fornire loro una solida base per la ripresa”, consentendo “aiuti più mirati alle imprese che dimostrino di averne bisogno”. Inoltre, entro il 30 giugno 2021, la Commissione “vaglierà la necessità di prorogare o adattare ulteriormente il quadro temporaneo”.
Il recepimento di queste misure in Italia, nel dettaglio, potrebbe consentire al Paese di estendere fino a fine giugno le moratorie sui mutui e i prestiti garantiti dallo Stato. Una possibilità non esclusa dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che, nell'ambito di un'audizione sulla nota di aggiornamento al Def, ha confermato come il governo stia valutando in particolare un prolungamento delle moratorie sui crediti.

“Credo sia una decisione saggia perché, visto l'andamento dell'epidemia, è impensabile che possa esserci una ripresa veloce del prodotto interno lordo – commenta Caselli – È chiaro che dal punto di vista applicativo le banche saranno ancora il canale principale per sostenere il processo di travaso di liquidità alle imprese e porterà ancora una volta all'utilizzo della garanzia dello Stato, ma ricordiamoci che queste due cose che nell'immediato funzionano molto bene lasceranno emergere sempre di più un problema: stiamo trasferendo sulle banche e sul debito pubblico il conto generale da pagare”. Secondo Caselli, dunque, qualora si andasse avanti con il meccanismo delle garanzie statali, bisognerebbe “chiedere un contributo a imprese e imprenditori, ovvero gli istituti di credito dovrebbero concedere denaro a patto che l'impresa almeno un po' si capitalizzi”. “La mia raccomandazione – conclude il prorettore – è che questa proposta venga inserita nel meccanismo di legge che sarà portato all'attenzione del Parlamento”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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