Ubs, tre round di licenziamenti in Credit Suisse. Chi colpiranno

Rita Annunziata
28.6.2023
Tempo di lettura: 3'
A partire da luglio oltre la metà dei dipendenti di Credit Suisse rischierà il posto. Ubs ha già annunciato allo staff tre round di licenziamenti

I tagli pianificati da Ubs potrebbero riguardare soprattutto banchieri e trader della banca di investimento di Credit Suisse a Londra, New York e in alcune aree dell’Asia

Nelle intenzioni del colosso guidato da Sergio Ermotti, la forza lavoro complessiva nata dalle nozze con Credit Suisse (120mila dipendenti in totale) si ridurrebbe del 30%

Ubs al lavoro su un maxi-piano di licenziamenti in Credit Suisse. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da Bloomberg, a partire da luglio oltre la metà dei dipendenti dell'istituto svizzero rischierà il posto, specie banchieri e trader con sede a Londra, New York e in alcune aree dell’Asia. I tagli, risultato dell’operazione di acquisizione di Credit Suisse formalizzata da Ubs in una lettera aperta proprio nelle scorse settimane, si svilupperanno in tre round: uno entro la fine di luglio e altri due a settembre o ottobre.


Ubs dimezza la forza lavoro di Credit Suisse

Nelle intenzioni del colosso guidato da Sergio Ermotti, la forza lavoro complessiva nata dalle nozze con Credit Suisse (120mila dipendenti in totale) si ridurrebbe del 30%. In altre parole, tra 30mila e 35mila lavoratori lascerebbero l’istituto elvetico entro l’autunno. Su 45mila dipendenti di Credit Suisse ereditati dal recente matrimonio, 25mila sarebbero a rischio. Stando a quanto risulta a Bloomberg, Ubs ha già annunciato allo staff di star pianificando tre round di tagli. A subirne il peso maggiore, come anticipato, sarebbero i banchieri e i trader della banca di investimento di Credit Suisse a Londra, New York e in alcune zone dell’Asia. A inizio mese, riporta Reuters, Ermotti aveva avvertito di alcune decisioni dolorose in merito alla riduzione dell’organico successiva al salvataggio di Credit Suisse ma non aveva fornito alcun dettaglio in merito al numero di potenziali licenziamenti. La maggior parte dei private banker di Credit Suisse, rassicura Bloomberg, sarà incoraggiata a restare.


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Ubs: a fine agosto la pubblicazione dei trimestrali

L’operazione di fusione con Credit Suisse, costata 3,2 miliardi di dollari, ha dato vita a un gigante del wealth management da 3.400 miliardi di dollari di masse gestite (dati a fine 2022). In occasione della formalizzazione dell’acquisizione lo scorso 12 giugno, Ubs ha annunciato le nomine del Consiglio di amministrazione di Credit Suisse, composto da Lukas Gähwiler (presidente), Jeremy Anderson e Christian Gellerstad (vicepresidenti), Michelle Bereaux, Clare Brady, Mark Hughes, Amanda Norton, Stefan Seiler e infine Mirko Bianchi (fino al 30 giugno 2023). “Ubs prevede che il Cet1 si attesterà intorno al 14% nel secondo trimestre e rimarrà allo stesso livello per l’intero 2023”, aveva scritto la banca in una nota, precisando come tutti i risultati del periodo aprile-giugno saranno comunicati il prossimo 31 agosto.


Chi rischia il posto a Wall Street: 11mila tagli in vista

La mossa di Ubs si inserisce tra l’altro nell’ambito di un nuovo terremoto in arrivo per i banchieri di Wall Street. Come recentemente riportato dal Financial Times, dopo le maxi assunzioni post-covid, 11mila lavoratori della finanza potrebbero finire travolti da un’ondata di licenziamenti. L’ultima a pronunciarsi in tal senso, prima di Ubs, è stata Citigroup, che punta a 5mila uscite entro la fine del secondo trimestre. Goldman Sachs, che ha già ridotto l’organico a 45.400 unità nei primi tre mesi dell’anno (-6,4%), potrebbe invece allontanare circa 250 ceo. Tradizionalmente la primavera è la stagione delle assunzioni per le banche d’affari statunitensi, ma quest’anno il crollo della domanda e la recente crisi delle banche regionali a stelle e strisce hanno spinto le big di Wall Street a riscrivere i propri piani.

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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