Sette consigli per una buona leadership in azienda

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Un imprenditore o un manager con funzioni direttive ha dei privilegi, ma anche alcune sfide da affrontare: obiettivi da raggiungere, strategie da costruire e compiti da assegnare. Come si deve fare per essere un buon leader?
Il termine leader deriva dal verbo inglese to lead che significa guidare. Guidare individui che sono affidati a un professionista, alla sua esperienza, competenza e responsabilità. Ognuno dei vari collaboratori ha competenze, motivazioni e talenti del tutto differenti.
Per ottenere i risultati annuali che sono stati assegnati dal boss il manager dovrà esercitare la sua capacità di guida di un gruppo, dovrà saper mixare al meglio i talenti che ha a disposizione e utilizzare gli stili di direzione più coerenti rispetto alla cultura manageriale del contesto con le risorse disponibili.
Cominciamo dal professionista: quali sono le caratteristiche che vengono riconosciute a un leader? Ecco le principali.

Un leader sa:

  • Ispirare gli altri con la sua visione: ha una visione di lungo periodo, immagina e coinvolge il suo team sulla direzione da seguire e su quali siano i passi da compiere per arrivare al traguardo. Ha imparato a conciliare gli interessi dei singoli con il fine ultimo del progetto.

  • Mantenere la fiducia in se stesso: conosce la strada per ottenere un obiettivo e la strategia da adottare. Non si fa influenzare dallo scetticismo o dal pessimismo di chi lo circonda. Ha una risposta a tutto? Non sempre, ma sa come trovarla.

  • Essere coerente: ha un sistema di valori e di regole costante; ha una mentalità aperta e può anche cambiare direzione rispetto al percorso iniziale se trova migliori soluzioni, da solo o grazie alla collaborazione del suo gruppo.

  • Comprendere gli altri: è attento e conosce la personalità dei suoi collaboratori, i loro punti di forza e di debolezza, Sa motivarli, guidarli con il giusto stile e valorizzarli.

  • Creare fiducia e rispetto: un leader è un ottimo comunicatore. Autorevole e non autoritario. Dà l'esempio e crea relazioni empatiche.

In questo percorso, un manager deve utilizzare stili di leadership differenti a seconda delle risorse umane che hai a disposizione.
Quali sono gli stili di direzione che puoi usare? La letteratura sulla leadership è molto ampia. Il tema ha cominciato a interessare gli esperti di management già dal secondo dopoguerra in avanti.  È stato solo nel 1969  però che Paul Hersey, scienziato comportamentale e Kenneth Blanchard, consulente aziendale, hanno sviluppato per primi la 'Teoria del ciclo di vita della leadership' . Misero a punto il concetto della leadership situazionale sulla base del principio che “non esiste un modo giusto di essere leader, non è possibile definire un solo stile di leadership che sia adatto a tutte le diverse possibili situazioni... lo stile deve essere scelto in funzione delle diverse situazioni e delle diverse caratteristiche dei collaboratori che il capo si trova a gestire”.

Il modello Hersey & Blanchard spiega con semplicità come si può gestire alla  grande tutti i collaboratori solo con quattro stili, scegliendo ovviamente il momento giusto:

  • essere direttivo,

  • saper formare,

  • saper ri-motivare,

  • saper delegare.


Al leader sono richieste competenze strategiche, soft skill come l'intuizione e l'empatia e, last but non least, la capacità di relazionarsi diplomaticamente con i differenti livelli gerarchici della sua azienda: superiori, pari grado e subordinati.

Ed ecco ora sette consigli che possono aiutare nella relazione con il team. Si tratta di una chek list, frutto di una lunga esperienza di business coach e del confronto e supporto di centinaia di manager.

1 - Definire gli obiettivi del progetto nel medio-lungo periodo. È importante presentare gli obiettivi al proprio staff, chiarire le priorità e le tempistiche.

2 - Distribuire i compiti giusti alle persone giuste, assumendosi anche dei rischi investendo la propria fiducia sul potenziale ancora inespresso di qualcuno. Un buon team leader sa ottenere il massimo risultato dai suoi collaboratori.

3 - Delegare quando si può, dirigere quando si deve. Quando si lavora con un gruppo esperto, il professionista può delegare di più, concentrandosi sulla propria visione. Se si conduce invece un gruppo più giovane, aziendalmente parlando, è necessario esercitare un maggiore controllo e assumere uno stile di leadership più direttivo, che sarà certamente vissuto positivamente da chi ha meno esperienza.

4 - Dare un feedback ai propri collaboratori. Il leader deve creare un processo di comunicazione aperto nel quale sa guidarli a migliorare i propri comportamenti.

5Creare uno spirito di squadra e coesione fra i membri della squadra. Essere parte di un team deve essere motivo di orgoglio, di crescita, di soddisfazione professionale per ciascuno dei vari collaboratori. È infatti importante creare un senso di appartenenza. Si può anche decidere di dedicare specifiche giornate formative al team building.

6 – Ascoltare. Il leader è presente, è aperto alle richieste di consigli, offre esempi pratici, aiuta le sue risorse a ragionare insieme a lui per far trovare a loro  soluzioni opportune e alternative.

7 - Riconoscere i successi con il proprio team. C'è un tempo per la concentrazione e la produzione ma c'è un tempo anche per il riconoscimento.

Quando i risultati vengono raggiunti è utile ringraziare tutti i membri della propria squadra. Fiducia e rispetto hanno vinto e dureranno nel tempo; è tempo di festeggiare.
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Ha costituito 15 anni fa una boutique specializzata in formazione e coaching per manager e sportivi. Ha ideato una metodologia che vince le naturali resistenze all’apprendimento di nuovi comportamenti. È anche conosciuto come il fondatore della Domandologia ®. Insegna queste materie, oltre che nelle aziende private, anche presso l’Aeronautica militare italiana.

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