Imprese: tre idee per crescere più velocemente

Resilienza e collaborazione sono le armi del progresso del genere umano, sia dei singoli, sia delle imprese. Da sempre, infatti, queste due caratteristiche hanno permesso ai nostri progenitori di fiaccare le prede, accerchiarle, farle impazzire correndo prima in una direzione e poi nell’altra, finché quelle stesse prede non stramazzavano al suolo.
Gli antropologi americani Dennis Bramble, professore della University of Utah, e Dan Lieberman, della Harvard University, volevano infatti capire come fosse possibile che l’uomo preistorico - quando arrivava l’inverno, non avendo frutta e verdura da mangiare ed essendo quindi costretto alla caccia - riuscisse ad avere la meglio su animali che erano più veloci di lui.
“L’uomo non è per nulla l’animale più veloce del pianeta… tutt’altro… pensiamo alle gazzelle, alle antilopi, alle zebre… eppure, l’uomo ha la meglio su tutti loro perché è l’animale che riesce a correre più a lungo”, scrissero i due scienziati nel loro articolo che apparve sulla rivista Nature del 18 novembre 2004. “E soprattutto, i nostri antenati cacciavano in gruppo”.
Anche lo scrittore e storico israeliano Yuval Noah Harari, nel suo best seller internazionale “Homo Sapiens”, sostiene che il progresso del genere umano sia dovuto alla nostra capacità di allearci, collaborare, interagire, scambiarci idee, informazioni, e poi crescere insieme.
Tutte le volte che gli uomini hanno condiviso obiettivi e ambizioni e hanno agito insieme, sono stati raggiunti salti evolutivi.
Ed è sempre così. Come recita un adagio popolare, l’unione fa la forza e la squadra vale più della somma dei singoli.
Pensiamo all’esercito romano. I Latini erano piccoli di statura rispetto ai più alti e stazzati Galli o Vichinghi. Eppure Roma ha sempre avuto la meglio sui suoi avversari. Come? Con l’unione e la coordinazione delle sue truppe. Una sola legione contava 3000 fanti e 300 cavalieri, che si muovevano all’unisono e attuavano strategie e tattiche precise, tant’è che ognuno sapeva cosa fare in ogni momento del combattimento.
Ma lasciamo da parte le guerre e concentriamoci sull’economia.
Henry Ford ha rivoluzionato il mondo dell’industria con la sua catena di montaggio. Prima di lui, l’artigiano si occupava della produzione del singolo oggetto dall’inizio alla fine. Con la catena di montaggio, su una stessa auto ci lavorano più operai, ciascuno specializzato in un preciso compito. Certo, non sarà divertente, ma se tralasciamo l’alienazione e la noia che si possono provare in fabbrica, dobbiamo dare al metodo fordiano il merito di essere riuscito a velocizzare in modo impressionante i ritmi e i volumi di produzione, pur impiegando lo stesso numero di persone di prima.

Cosa vuol direi collaborare?
Collaborare non significa solo agire insieme, ma anche pensare insieme, studiare insieme. In campo medico e scientifico, è fondamentale la condivisione di informazioni per arrivare prima alla cura di una nuova malattia.
Di contro, cosa succederebbe se fossimo impossibilitati a comunicare? Siamo praticamente bloccati. È recente la notizia secondo la quale Elon Musk avrebbe minacciato per un attimo – salvo poi fare un passo indietro – di interrompere il finanziamento alla rete che da febbraio garantisce le connessioni internet all'esercito di Kiev. Non c’è bisogno di essere laureati in strategie militari per comprendere l’impatto che avrebbe avuto questa decisione sulle sorti della guerra.
Altre volte ancora, collaborare significa condividere gli stessi valori e unirsi per difenderli. È così che è nata la Rivoluzione Francese, capace di rovesciare una monarchia centenaria e donare alla Francia una nuova forma di governo che è poi stata adottata dalla maggior parte delle nazioni occidentali e da gran parte di tutto il mondo.
E ancora: collaborare significa anche unire le proprie risorse e diventare più grandi o più veloci o più vincenti. Come accade con le joint-venture in ambito economico e manageriale. Quando due aziende stringono un accordo per puntare insieme a un obiettivo comune, dimezzano i costi, si dividono i compiti, riducono i tempi e aumentano l’efficienza.
In qualità di coach specializzato in business coach, vorrei citare almeno tre casi studio famosi di aziende che, collaborando, hanno migliorato i loro risultati.
1° caso-studio: Red Bull e GoPro
GoPro vende fotocamere portatili e Red Bull bevande energetiche. Ma entrambe le aziende hanno qualcosa in comune: sono marchi di lifestyle, che promuovono uno stile di vita pieno di azione, avventuroso, senza paura e di solito piuttosto estremo. Questi valori condivisi hanno permesso loro una partnership perfetta per le campagne di co-branding, in particolare quelle che riguardano gli sport d’azione.
La loro collaborazione più riuscita in ambito pubblicitario è stata “Stratos”, in cui Felix Baumgartner è saltato da un’altezza di circa 40 km (24 miglia, per l’esattezza) dalla superficie terrestre con una GoPro legata al torace. Baumgartner non solo ha stabilito tre record mondiali quel giorno, ma ha anche incarnato il valore di reinventare il potenziale umano che definisce GoPro e Red Bull.
2° caso-studio: Bmw e Louis Vitton
La casa automobilistica Bmw e il designer Louis Vuitton condividono entrambi il business del viaggio. Viaggi in auto, viaggi con le borse. Ed entrambi apprezzano il lusso e l’alta qualità.
Questi valori condivisi hanno portato le due aziende a una collaborazione davvero curiosa. Bmw ha creato un modello di auto sportiva chiamato Bmwi8, mentre Louis Vuitton ha progettato un esclusivo set di valigie e borse in quattro pezzi che si adattano perfettamente agli spazi del bagaglio posteriore dell’auto.
“La collaborazione con BMW riassume i nostri valori condivisi di creatività, innovazione tecnologica e stile”, ha affermato Patrick-Louis Vuitton. Piccola curiosità: il set da viaggio costa 20mila dollari. Perfettamente in linea con il cliente-target che ama la Bmw e non ha problemi di portafoglio.
3° caso-studio: Starbucks e Spotify
Starbucks ha trasformato l’esperienza di un caffè in qualcosa da sorseggiare lentamente e ha utilizzato la musica per creare un’atmosfera unica intorno a chi si siede ai suoi tavoli mentre lavora al computer. La piattaforma di streaming musicale Spotify offre quasi 25 miliardi di ore di ascolto in tutto il mondo. E così i due brand hanno forgiato un’innovativa partnership di co-branding per costruire un “ecosistema musicale”, offrendo agli artisti una maggiore visibilità, dando accesso a Starbuck alla discografia espansiva di Spotify.
Infatti i dipendenti Starbucks utilizzano un abbonamento premium a Spotify, con il quale possono curare le playlist che vengono suonate tutto il giorno nel locale. Allo stesso tempo, i clienti possono capire la canzone suonata accedendo loro stessi all’app mobile Starbucks.
Dal macro al microbusiness, anche in modalità liquida
E se al posto di essere titolari di una grande azienda si è liberi professionisti?
La condivisione è sempre possibile.
Si può creare un gruppo di lavoro con altri professionisti, condividere le proprie competenze ed espandere il proprio raggio d’azione.
Il grafico che collabora con il webmaster e il copywriter è capace di offrire al suo potenziale cliente la creazione completa di un sito e migliorare contemporaneamente la sua immagine a livello professionale.
E non è necessario lavorare fianco a fianco, sei giorni su sette. Oggi le migliori partnership tra liberi professionisti avvengono attraverso dei team liquidi, dove ognuno continua a esercitare la sua specializzazione come ha sempre fatto, nel luogo in cui è, ma ora lo fa interagendo a distanza con gli altri.
Insomma, non importa tanto perché si collabori e in che forma. Non importa se si è grandi o piccoli, locali o internazionali. Quello che conta è che da ogni forma di collaborazione nascono sempre opportunità capaci di moltiplicare i nostri risultati. Ce lo insegna la storia. Fin dalla preistoria. E se così non fosse, probabilmente ci saremmo estinti prima.