Gender pay gap: le ragioni di un divario che si allarga

Rita Annunziata
19.5.2022
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Un’analisi di Cnbc rivela come il gender pay gap, dopo essersi ridotto negli anni ’60, si stia progressivamente ampliando. Contribuendo anche a una minore ricchezza complessiva al femminile

Stando agli ultimi dati dell’Us Census Bureau, nel 2020 le donne guadagnavano 83 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini

Eppure, le giovani hanno maggiori probabilità di essere iscritte al college rispetto agli uomini e le over 25 hanno maggiori probabilità di possedere una laurea quadriennale

Il divario retributivo di genere, almeno negli Stati Uniti d’America, sembrava incamminarsi verso una chiusura negli anni ‘60. Ma i progressi allora raggiunti hanno subito un rallentamento nell’ultimo decennio, incidendo sulla sicurezza finanziaria e sul benessere delle donne. Stando agli ultimi dati dell’Us Census Bureau (l’Ufficio del censimento degli Usa) raccolti da Cnbc, nel 2020 le donne guadagnavano 83 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini. In altre parole, sarebbero necessari circa 40 giorni affinché le lavoratrici al femminile ottenessero un salario comparabile a quello dei colleghi uomini. E le donne di colore sono ancora più svantaggiate. Gli stipendi delle donne nere e delle donne ispaniche, secondo una recente indagine dell’U.S. Department of labor, risultavano pari rispettivamente al 64% e al 57% degli stipendi degli uomini bianchi non ispanici nello stesso periodo. 


L’evoluzione

Certo nel 1960, come anticipato in apertura, il gender pay gap a livello nazionale era ancora più ampio (le donne guadagnavano 61 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini). “Da allora hanno fatto grandi passi in avanti sia nell’istruzione che nell’esperienza lavorativa, con i datori di lavoro che tendono a premiarle con retribuzioni più elevate”, racconta a Cnbc Richard Fry, ricercatore senior del Pew research center. Le giovani, tra l’altro, hanno maggiori probabilità di essere iscritte al college rispetto agli uomini e le over 25 hanno maggiori probabilità di possedere una laurea quadriennale. Inoltre, come ricorda Emily Martin - vicepresidente per l’istruzione e la giustizia sul posto di lavoro del National Women’s Law Center - gli americani hanno assistito anche a un cambiamento nelle normative (con un maggior numero di leggi in vigore sulla discriminazione salariale) e nella cultura (basti pensare alle aspettative delle stesse lavoratrici). Ciononostante, il gender pay gap persiste anche a parità di istruzione, occupazione, reddito o razza. Stando a un’altra recente analisi di Gould, considerando queste variabili, nel 2021 le donne guadagnavano comunque circa 80 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini (a fronte dei 77 centesimi del 1994). 


Le motivazioni

Secondo Fry, sono tre i fattori principali che contribuiscono al divario retributivo di genere: la tipologia di lavoro, le discriminazioni e il tema dei caregiver (con le donne che tendono ad assumersi maggiormente le responsabilità di assistenza). Innanzitutto, risultano infatti sovrarappresentate in quei lavori del settore dei servizi a bassa retribuzione, come l’assistenza all’infanzia o l’assistenza sanitaria a domicilio. Tra l’altro, un altro sondaggio del Pew Research Center del 2017 ha svelato come circa il 42% delle lavoratrici avesse subito discriminazioni di genere sul lavoro, quasi il doppio rispetto agli uomini. Il che significava guadagnare di meno, ottenere un minor numero di promozioni e incarichi di rilievo e ricevere un minor sostegno dai dirigenti senior.


Il gender pay gap, in definitiva, contribuisce anche a una minore ricchezza complessiva per le donne. Uno studio della Federal Reserve di St. Louis del 2021 ha evidenziato come le capofamiglia possedessero solo 55 centesimi per ogni dollaro posseduto dai capifamiglia. “Continuare a colmare il divario salariale di genere dipende in gran parte dai cambiamenti nelle politiche pubbliche per migliorare quelle che sono questioni strutturali”, interviene ancora Martin. “Investimenti in infrastrutture per l’infanzia, congedi familiari, salari minimi più elevati e leggi più forti sulla parità salariale. Ma anche l’azione individuale può aiutare a influenzare il cambiamento. Ciò potrebbe includere il tentativo di abbattere le barriere attorno al segreto salariale: chiedendo per esempio a un datore di lavoro di essere più aperto alla condivisione dei dettagli e del processo decisionale relativo alla retribuzione”.

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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