Banche: rischi nascosti (e 5 soluzioni) contro i reati finanziari

Nel 2022 sono state inflitte a banche e istituzioni finanziarie internazionali oltre 5 miliardi di dollari di sanzioni per violazione delle norme antiriciclaggio e altri reati finanziari, per un totale di 56 miliardi dal 2008 a oggi
EY, Guerreri: “Le banche italiane sono vulnerabili sulla qualità dei dati che gestiscono, sulla capacità di individuare schemi di riciclaggio e sulla rapidità delle segnalazioni agli attori competenti”
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, ogni anno vengono riciclati tra gli 800 miliardi e i 2mila miliardi di dollari a livello globale, che rappresentano circa il 2-5% del prodotto interno lordo mondiale. Solo nel 2022, come rivelato da una recente indagine di Fenergo, sono state inflitte a banche e istituzioni finanziarie internazionali (al centro di questo processo) oltre 5 miliardi di dollari di sanzioni per violazione delle norme antiriciclaggio e altri reati finanziari, per un totale di 56 miliardi dalla crisi del 2008 a oggi. We Wealth ha intervistato Federico Guerreri, EY global financial services risk management, per analizzare le vulnerabilità del sistema bancario italiano in particolare. E identificare possibili soluzioni.
Secondo una recente indagine condotta da Fenergo, solo nel 2022 sono state inflitte a banche e istituzioni finanziarie internazionali oltre 5 miliardi di dollari di sanzioni per violazione delle norme antiriciclaggio e altri reati finanziari, per un totale di 56 miliardi dalla crisi del 2008 a oggi. In Italia le multe complessive hanno sfondato il tetto dei 120 milioni di dollari. Dal vostro osservatorio, su quali temi le banche italiane - in particolare - sono più vulnerabili?
Si stima che i proventi illeciti di attività criminali rappresentino il 2-5% del pil globale (circa 2mila miliardi di dollari), ma meno dell’1% viene individuato. Il mondo dei crimini finanziari può essere suddiviso in quattro categorie: know your customer (conosci il tuo cliente, ndr), lo screening delle sanzioni, il monitoraggio delle transazioni monetarie ed economiche, e l’antifrode. In questo scenario, le banche italiane che sono al centro di questo processo sono più vulnerabili sulla qualità dei dati che gestiscono (per il monitoraggio delle transazioni e per lo screening delle sanzioni), sulla capacità di individuare schemi di riciclaggio e sulla rapidità delle segnalazioni agli attori competenti.
In che modo possono correggere il tiro?
Ci sono una serie di azioni che le banche devono porre in essere per spostarsi da un ruolo passivo di adeguamento e rispetto delle norme a soggettivi attivi per il contrasto dei reati finanziari:
- migliorare la condivisione delle informazioni tra soggetti pubblici e privati;
- sostenere e aiutare i governi e le forze dell'ordine a identificare efficacemente i beni dei criminali;
- proporre meccanismi per identificare le minacce emergenti e approcci basati sulle migliori pratiche per sviluppare sistemi e controlli più solidi;
- proporre miglioramenti dell’attuale regime antiriciclaggio e soluzioni per affrontarli;
- promuovere l’importanza strategica delle tecnologie emergenti.
Cosa intende per tecnologie emergenti e che ruolo possono avere in questo contesto?
Le banche spesso si trovano a gestire milioni di informazioni, il che rende complesso individuare schemi comportamentali dei clienti all’interno di milioni di movimentazioni. Per semplificare questo processo esistono degli strumenti di intelligenza artificiale non sposati completamente da Banca d’Italia o altre autorità di vigilanza, perché temono che vadano a sostituire la decisione umana o la sua capacità di individuare situazioni a rischio. Eppure, nell’analisi di casi sospetti per esempio, l’intelligenza artificiale può aiutare a eliminare i falsi positivi consentendo di concentrarsi solo sui potenziali pattern a rischio e identificare nuovi livelli di controllo. Alcune banche italiane hanno già implementato attività di robotic process automation o artificial intelligence ma, siccome Bankitalia non le accetta ancora come strumenti di lavoro, devono comunque documentare di aver analizzato tutte le posizioni. Quindi non riescono a semplificare l’attività o a ridurre il numero del personale dedicato per focalizzarlo su attività più sensibili.
E a livello globale?
Questo accade anche fuori dall’Italia. Ad oggi non c’è nessuna regolamentazione che consente di utilizzare l’intelligenza artificiale per ridurre l’attività operativa. Bisogna fare attività di lobby e convincimento rispetto al fatto che questi strumenti semplifichino davvero la vita. Anche dei regolatori.
Sempre secondo Fenergo, lo scorso anno sono state emesse anche le prime multe legate agli Esg, vedi il caso di Goldman Sachs asset management o Bny Mellon investment advisor. Qual è la situazione in Italia? E in che modo le banche italiane possono tutelarsi su questo fronte?
Al momento non si tratta di crimini finanziari ma più legati ad attività Mifid di trasparenza di cosa si venda ai clienti. Però è possibile che in futuro le autorità antiriciclaggio possano interessarsi a questa fattispecie in qualche modo. In Italia sono stati fatti i primi passi per una corretta tassonomia, ma anche in questo caso si fa affidamento su info provider esterni che non danno certificazione o garanzia dei dati forniti. Le banche devono dotarsi di meccanismi di valutazione dei dati acquisiti che possano orientare le scelte di investimento in maniera trasparente e affidabile.