Le 20 aziende più inclusive (3 in finanza) dove lavorare in Italia

Sulla vetta del podio delle aziende più inclusive in Italia si posiziona Bending Spoons, società lombarda che sviluppa applicazioni per dispositivi mobili
Le aziende in classifica registrano un punteggio in termini di equità nella retribuzione e opportunità di ricevere riconoscimenti speciali superiore del 31%
Un ambiente di lavoro sano dal punto di vista psicologico, solide relazioni di fiducia tra management e dipendenti, ma soprattutto discriminazioni al bando (non solo di genere). Sono alcune delle caratteristiche delle 20 aziende italiane più inclusive secondo la nuova edizione della classifica di Great place to work, società di consulenza specializzata nell’analisi del clima aziendale, nel suo miglioramento e nell’employer branding. 20 aziende capaci di sbloccare il potenziale di ogni singolo collaboratore, selezionate sulla base delle opinioni di oltre 56mila persone di 131 imprese con almeno 50 dipendenti distribuite lungo l’intera Penisola. Alla base del ranking il DE&I Index, un indicatore che misura quanto l’ambiente di lavoro e la cultura aziendale siano percepiti come corretti e inclusivi sulla base di una serie di parametri come equità di trattamento, coinvolgimento da parte dei manager e work-life balance (inteso come la possibilità di bilanciare vita personale e vita lavorativa, ndr).
Aziende più inclusive: al top Bending Spoons
Sulla vetta del podio delle aziende più inclusive in Italia si posiziona Bending Spoons, società lombarda che sviluppa applicazioni per dispositivi mobili, seguita da American Express, attiva nel settore dei servizi finanziari e assicurativi come Wide Group (al 18° posto) e Prestiter (20°). Al 3° posto Storeis, azienda veneta specializzata nel marketing e nella consulenza per e-commerce. Seguono GalileoLife (4°), Teleperformance Italia (5°), Salesforce (6°), Biogen Italia (7°), Hilton (8°), Cisco Systems (9°), Vianova (10°), Luxoft Italy (11°), W.L. Gore & Associati (12°), Axl Agenzia per il lavoro (13°), Webranking (14°), Msd Italia (15°), Dhl Express (16°), Skylabs (17°), Wide Group (18°), P.A. Advice (19°) e infine Prestiter (20°).
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Scorrendo la graduatoria si nota come l’information technology sia il settore più rappresentato (25%), accompagnato dai servizi professionali (20%) e da quelli finanziari e assicurativi (15%). La maggior parte delle aziende in classifica ha un headquarter in Italia (50%), ma non manca chi si colloca negli Stati Uniti (35%) o in Francia, Germania e Svizzera (5% ciascuno). Sei delle 20 aziende più inclusive hanno oltre 500 collaboratori, altre sei tra 150 e 499 dipendenti e infine otto tra 50 e 149 dipendenti.
Cosa offrono le aziende più inclusive in Italia
Le aziende nel ranking registrano un punteggio in termini di DE&I pari all’88%, ovvero 22 punti percentuali in più rispetto alle altre aziende esaminate ma che non hanno trovato un posto in classifica. Un divario che si registra anche su altri fattori come il “Trust Index” (+18%) su ciò che pensano i collaboratori dell’azienda, la soddisfazione generale (+19%), l’equità nella retribuzione e l’opportunità di ricevere riconoscimenti speciali (+31%), la particolarità dei benefit riconosciuti ai dipendenti (+28%), la meritocrazia nelle promozioni (+26%) e l’incoraggiamento a trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata (+25%).
Tutti fattori sui quali le altre aziende dovrebbero lavorare di più, anche per ottenere un ritorno non solo in termini di crescita finanziaria ma anche di capacità di innovare. “Una cultura inclusiva sui luoghi di lavoro permette che i valori, le norme e le pratiche tipiche di un’organizzazione siano messe in discussione, tenendo in considerazione i bisogni di tutti e non solo quelli del gruppo principale”, ricorda infatti Alessandro Zollo, ceo di Great Place to Work Italia. “Nelle aziende italiane più attente alla diversità e all’inclusione le persone sperimentano maggiori opportunità d’innovazione in termini di possibilità di dire la propria ed essere coinvolti nei cambiamenti e nello sviluppo di nuove idee e modalità di lavoro. Una maggiore diversità nella popolazione aziendale sembra favorire dunque innovazione e creatività”.