Anche le big di Wall Street iniziano a lasciare la Russia

"Goldman Sachs sta chiudendo la sua attività in Russia in conformità con i requisiti normativi e di licenza. Siamo concentrati a sostenere i nostri clienti in tutto il mondo nella gestione o nella chiusura degli obblighi preesistenti nel mercato e a garantire il benessere della nostra gente", ha dichiarato via email ai media americani il portavoce di Goldman Sachs, Andrea Williams
Per le grandi banche europee, duramente colpite in Borsa a causa dei maggiori legami intrattenuti con la Russia, abbandonare il Paese non è, per il momento, all'ordine del giorno
"Goldman Sachs sta chiudendo la sua attività in Russia in conformità con i requisiti normativi e di licenza. Siamo concentrati a sostenere i nostri clienti in tutto il mondo nella gestione o nella chiusura degli obblighi preesistenti nel mercato e a garantire il benessere della nostra gente", ha dichiarato via email ai media americani il portavoce di Goldman Sachs, Andrea Williams. "Nel nostro ruolo di market-maker tra acquirenti e venditori, stiamo aiutando i nostri clienti a ridurre il loro rischio nei titoli russi che scambiano sul mercato secondario, non cercando di speculare", ha detto Goldman Sachs. Nei giorni che hanno preceduto l'annuncio, la banca d'affari americana aveva già proceduto a spostare parte del suo personale impiegato a Mosca presso la sede di Dubai. In totale sono circa 80 i dipendenti di Gs in Russia.
JPMorgan Chase è stata la seconda grande banca Usa ad annunciare l'addio alla Russia. "In conformità con le direttive dei governi di tutto il mondo, abbiamo attivamente eliminato il business russo e non abbiamo perseguito alcun nuovo business in Russia", ha detto un portavoce di JPMorgan in una dichiarazione resa a Business Insider nella sera del 10 marzo. Le attività della banca nel Paese, ormai diventato un reietto per l'Occidente e dei suoi alleato, sono “limitate” e includono, come nel caso di Gs, "l'assistenza ai clienti globali per affrontare e chiudere gli obblighi preesistenti e a gestire il loro rischio legato alla Russia”. JPMorgan conta 160 dipendenti in Russia.
Citigroup potrebbe essere la prossima grande banca Usa a seguire l'esempio di Goldman Sachs e Jp Morgan, dal momento che mercoledì scorso ha già anticipato che è in corso una valutazione delle sue operazioni in Russia e che sta già lavorando nel Paese “in modo più limitato a causa delle attuali circostanze”. Il vicepresidente esecutivo di Citi, Edward Skyler, ha fatto sapere in una nota che la banca sta "continuando i suoi sforzi precedentemente annunciati per uscire dalla nostra attività bancaria consumer in Russia... Stiamo anche sostenendo i nostri clienti aziendali in Russia, comprese molte multinazionali americane ed europee che stiamo aiutando nel processo di sospensione o allentamento dei loro affari ". Per gran parte delle multinazionali, infatti, continuare a lavorare in Russia rappresenta un rischio per la propria reputazione internazionale troppo elevato.
A differenza di Goldman e JPMorgan, la presenza di Citigroup in Russia è forte, anzi, è la più consistente fra le banche americane, con circa 3mila dipendenti e 9,8 miliardi di dollari in prestiti asset, e altre esposizioni ha scritto Bloomberg.
Per le banche europee, duramente colpite in Borsa a causa dei maggiori legami intrattenuti con la Russia, abbandonare il Paese non è, per il momento, all'ordine del giorno. Alcuni importanti istituti colpiti dalla sfiducia degli investitori si sono visti costretti a chiarire nel dettaglio quale sia la propria esposizione a Mosca. Deutsche Bank, ha fatto sapere di avere crediti verso l'Ucraina e la Russia pari a 2,9 miliardi di euro. Le francesi Bnp Paribas, Credit Agricole e Societe Generale hanno annunciato la sospensione dei finanziamenti su nuovi progetti.
Fra gli attori finanziari in senso più ampio, si sono già ritirati dal suolo russo nomi come Visa, Mastercard e American Express le cui carte di pagamento cesseranno di funzionare sia entro i confini del Paese sia al di fuori, nel caso siano state emesse in Russia. Anche i servizi di pagamento di PayPal e quelli di money transfer di Western Union sono stati sospesi alla luce delle sanzioni anti-Russia. Infine, l'agenzia di rating Moody's, che ha recentemente declassato il debito russo in valuta estera al secondo livello più basso, ha deciso di interrompere le sue operazioni commerciali nel Paese, e proseguirà le analisi sul debito nazionale fuori dai confini.