Etf, la seconda vita dei replicanti

18.10.2021
Tempo di lettura: 5'
Le masse investite negli exchange traded fund europei sono cresciute di sei volte negli ultimi 12 anni, a quota 1.311 miliardi di euro. La crescita dei volumi si accompagna a un cambiamento nelle modalità di utilizzo dei fondi passivi, da parte di investitori sempre più sofisticati. Vincenzo Saccente, head of sales per i Lyxor etf in Italia, racconta un mercato in grande trasformazione
In 10 anni, il peso dei fondi a gestione passiva è passato dal 4% al 9,7% del patrimonio dell’industria del risparmio europea.
Oggi gli exchange traded fund vengono usati all’interno dei portafogli sia per un posizionamento tattico che per l’asset allocation strategica, nella componente core del portafoglio
Cosa ci sarà di intrigante in uno strumento che si limita a replicare un indice di riferimento, consegnando la stessa performance del mercato, né più né meno? E perché ha senso parlare di exchange traded fund, se è vero che le caratteristiche distintive di questi prodotti - costi bassi, efficienza operativa, accessibilità - sono ormai più che note agli investitori? Per due motivi, tutto fuorché banali.
Da un lato, è il mercato che cresce più rapidamente nell'industria del risparmio gestito: nel 2021 la raccolta netta degli etf europei ha già superato il record del 2019, con flussi pari a 114,2 miliardi di euro da inizio anno, a fine agosto. L'accelerazione in atto si coglie ancora meglio assumendo una prospettiva di più ampio respiro: negli ultimi 10 anni, infatti, le masse investite in etf sono passate da 213 miliardi di euro a 1.311 miliardi, portando il peso dei fondi a gestione passiva dal 4% al 9,7% del patrimonio dell'industria del risparmio europea.
Dall'altro, è un settore particolarmente dinamico, dove l'innovazione di prodotto trova terreno fertile. Forse la metafora più azzeccata è quella dei replicanti come sono intesi nei film di fantascienza, perché evoca creature mutevoli, in costante trasformazione. “Forse non tutti sanno che l'etf è uno strumento tecnologicamente avanzato”, dice Vincenzo Saccente, Societe Generale, head of sales per i Lyxor Etf in Italia, sempre più vicina al gruppo Amundi, che lo scorso aprile ha annunciato l'avvio di trattative esclusive con Societe Generale per acquisire la società francese specializzata nella gestione passiva e negli investimenti alternativi. Operazione che dovrebbe giungere a compimento entro fine anno, dando vita al leader in Europa nel mercato dei fondi passivi, con 142 miliardi di euro e una quota di mercato del 14%, secondo quanto annunciato ad aprile.
Da un lato, è il mercato che cresce più rapidamente nell'industria del risparmio gestito: nel 2021 la raccolta netta degli etf europei ha già superato il record del 2019, con flussi pari a 114,2 miliardi di euro da inizio anno, a fine agosto. L'accelerazione in atto si coglie ancora meglio assumendo una prospettiva di più ampio respiro: negli ultimi 10 anni, infatti, le masse investite in etf sono passate da 213 miliardi di euro a 1.311 miliardi, portando il peso dei fondi a gestione passiva dal 4% al 9,7% del patrimonio dell'industria del risparmio europea.
Dall'altro, è un settore particolarmente dinamico, dove l'innovazione di prodotto trova terreno fertile. Forse la metafora più azzeccata è quella dei replicanti come sono intesi nei film di fantascienza, perché evoca creature mutevoli, in costante trasformazione. “Forse non tutti sanno che l'etf è uno strumento tecnologicamente avanzato”, dice Vincenzo Saccente, Societe Generale, head of sales per i Lyxor Etf in Italia, sempre più vicina al gruppo Amundi, che lo scorso aprile ha annunciato l'avvio di trattative esclusive con Societe Generale per acquisire la società francese specializzata nella gestione passiva e negli investimenti alternativi. Operazione che dovrebbe giungere a compimento entro fine anno, dando vita al leader in Europa nel mercato dei fondi passivi, con 142 miliardi di euro e una quota di mercato del 14%, secondo quanto annunciato ad aprile.
In che senso gli etf sono “tecnologicamente avanzati”?
Possono essere costruiti in brevissimo tempo e questo consente di cogliere le opportunità tattiche che si presentano sul mercato, nuovi trend o idee di investimento: ci sono etf obbligazionari che permettono di posizionarsi solo su una precisa parte della curva dei rendimenti europei, ad esempio da uno a tre anni, o che consentono di cavalcare l'irripidimento della curva dei tassi Usa. O ancora, sono adatti a inseguire le aspettative di inflazione europea, ma a fronte di una duration pari a zero (che neutralizza l'impatto negativo legato al potenziale aumento dei tassi d'interesse ndr). Senza contare i nuovi temi d'investimento legati ai megatrend, dai millennial alle tecnologie dirompenti fino dalla digital economy: oggi disponiamo di una straordinaria mole di dati, che non esistevano 10 anni fa. Attraverso applicativi di intelligenza artificiale, possiamo elaborare le informazioni e sviluppare nuove soluzioni d'investimento. Pensiamo al tema della sostenibilità.
Oggi è un tema inflazionato. Si fatica a distinguere gli operatori impegnati in un processo rigoroso di integrazione dei fattori Esg nei processi d'investimento da quelli che abbracciano le tematiche ambientali e sociali in modo superficiale e opportunistico.
Noi abbiamo messo la sostenibilità al centro del nostro sviluppo strategico, attraverso una serie di strumenti, focalizzati, ad esempio, sulla transizione climatica, sulle energie rinnovabili, sulla gestione efficiente delle risorse idriche. La scelta delle aziende su cui investire dipende da com'è costruito l'indice che andiamo a replicare. Il nostro ruolo, qui, sta nel selezionare index provider che abbiano una buona reputazione, che siano conosciuti, vantino team robusti di analisti, e applichino i filtri Esg in modo rigoroso.
Chi sono i vostri fornitori per gli indici sostenibili?
Tra gli altri, ci appoggiamo a leader della fornitura di indici quali S&P e Msci, ma anche ad associazioni internazionali il cui scopo è mobilitare e riorientare i flussi di capitale verso soluzioni concepite per contrastare i cambiamenti climatici, come la Climate Bonds Initiative: ogni singolo green bond inserito nel paniere degli indici replicati dai nostri etf sulle obbligazioni verdi, ad esempio, deve essere conforme ai criteri della Climate Bonds Initiative. La collaborazione con gli index provider, in ogni caso, è fondamentale.
In che termini?
Spesso siamo parte attiva anche in fase di costruzione dell'indice: quando ci siamo rivolti a Msci per sviluppare i nuovi indici dedicati ai megatrend, con un focus su mobilità del futuro, smart city, millennial, tecnologie dirompenti ed economia digitale, abbiamo chiesto che tutti gli indici integrassero anche un filtro Esg.
Fare replica passiva di un megatrend può essere insidioso: se non c'è un gestore che sceglie attivamente i titoli da inserire in portafoglio, come si fa a essere certi che, per esempio, la tecnologia dirompente di oggi non venga soppiantata da altre, nell'arco di due o tre anni?
Torno alla collaborazione con i nostri fornitori di indici: abbiamo chiesto che ognuno di questi benchmark fosse presidiato da uno specialista identificato da Msci e in grado di monitorare l'evoluzione dei singoli mercati e dei singoli temi. D'altra parte, gli investitori sono sempre più sofisticati, l'offerta deve adeguarsi.
In che aspetti sono più sofisticati di un tempo?
Un esempio, restando al perimetro della sostenibilità: ormai alcuni investitori non si accontentano più di un generico etf sui green bond globali, diversificato tra titoli governativi e societari. Alcuni di essi chiedono strumenti sempre più precisi nella loro esposizione, che investano ad esempio, esclusivamente nel mercato dei governativi “verdi” europei o solo sui green bond societari. Più in generale, gli investitori sono molto più sofisticati nell'utilizzo che fanno degli etf.
In che senso?
Oggi gli exchange traded fund vengono usati all'interno dei portafogli sia per un posizionamento tattico che per l'asset allocation strategica, nella componente core del portafoglio. Ormai esistono etf specializzati su tutte le asset azioni, bond, materie prime, e su tutti i segmenti di mercato dal punto di vista settoriale, geografico e di stile d'investimento. Vengono sempre più utilizzati in combinazione con i fondi a gestione attiva, sia da parte degli investitori istituzionali che nel mondo del private banking, all'interno di gestioni patrimoniali, polizze unit-linked e fondi di fondi. Li usano i consulenti indipendenti, ma anche i consulenti finanziari che operano all'interno delle reti di consulenza.
Interessante, a maggior ragione se si pensa che gli etf tipicamente non rientrano nella gamma dei prodotti offerti dalle reti perché sono meno remunerativi per i canali distributivi...
I consulenti finanziari più attenti all'evoluzione del mercato non di rado suggeriscono ai clienti l'acquisto di etf su specifici temi. Gli etf, del resto, si prestano bene a ottenere esposizione su particolari tendenze o nicchie di mercato, che non sempre vengono facilmente catturate dalla gestione attiva.
Per quali asset class sono più indicati gli etf rispetto agli strumenti a gestione attiva?
Non esiste una regola. Di certo, i tassi bassi e gli spread compressi del reddito fisso da tempo incoraggiano gli investitori a utilizzare la gestione passiva, per minimizzare l'impatto dei costi sul rendimento. Non solo. Ci sono mercati, come l'azionario Usa, dove la gestione attiva fatica generare alfa in modo sistematico e costante: anche qui, sempre più spesso, gli investitori optano per gli etf. Tuttavia, la “competizione” virtuosa tra gestione attiva e passiva dà risultati diversi in differenti fasi di mercato. Lyxor monitora costantemente l'evoluzione dello scenario, attraverso un report mensile, che abbiamo chiamato Active-Passive Navigator.
Cosa emerge dalla vostra analisi?
Da inizio anno, per esempio, i gestori azionari specializzati sull'Italia e sulle Small Cap inglesi hanno performato bene. Al contrario, i gestori di azioni globali e di Large Cap europee hanno fatto fatica a catturare il rally azionario e sono rimasti indietro a causa dell'insufficiente esposizione alle aziende europee e ai titoli Value. Passivo e attivo possono e devono convivere nei portafogli.
Dove sono le nuove frontiere dell'innovazione?
Lo spazio di crescita per gli etf sostenibili è sicuramente ampio. I megatrend, a loro volta, si prestano ad abbracciare nuove idee. Questa capacità di accompagnare i grandi trend del futuro e renderli accessibili agli investitori è forse uno degli aspetti più intriganti di questo mercato.
Possono essere costruiti in brevissimo tempo e questo consente di cogliere le opportunità tattiche che si presentano sul mercato, nuovi trend o idee di investimento: ci sono etf obbligazionari che permettono di posizionarsi solo su una precisa parte della curva dei rendimenti europei, ad esempio da uno a tre anni, o che consentono di cavalcare l'irripidimento della curva dei tassi Usa. O ancora, sono adatti a inseguire le aspettative di inflazione europea, ma a fronte di una duration pari a zero (che neutralizza l'impatto negativo legato al potenziale aumento dei tassi d'interesse ndr). Senza contare i nuovi temi d'investimento legati ai megatrend, dai millennial alle tecnologie dirompenti fino dalla digital economy: oggi disponiamo di una straordinaria mole di dati, che non esistevano 10 anni fa. Attraverso applicativi di intelligenza artificiale, possiamo elaborare le informazioni e sviluppare nuove soluzioni d'investimento. Pensiamo al tema della sostenibilità.
Oggi è un tema inflazionato. Si fatica a distinguere gli operatori impegnati in un processo rigoroso di integrazione dei fattori Esg nei processi d'investimento da quelli che abbracciano le tematiche ambientali e sociali in modo superficiale e opportunistico.
Noi abbiamo messo la sostenibilità al centro del nostro sviluppo strategico, attraverso una serie di strumenti, focalizzati, ad esempio, sulla transizione climatica, sulle energie rinnovabili, sulla gestione efficiente delle risorse idriche. La scelta delle aziende su cui investire dipende da com'è costruito l'indice che andiamo a replicare. Il nostro ruolo, qui, sta nel selezionare index provider che abbiano una buona reputazione, che siano conosciuti, vantino team robusti di analisti, e applichino i filtri Esg in modo rigoroso.
Chi sono i vostri fornitori per gli indici sostenibili?
Tra gli altri, ci appoggiamo a leader della fornitura di indici quali S&P e Msci, ma anche ad associazioni internazionali il cui scopo è mobilitare e riorientare i flussi di capitale verso soluzioni concepite per contrastare i cambiamenti climatici, come la Climate Bonds Initiative: ogni singolo green bond inserito nel paniere degli indici replicati dai nostri etf sulle obbligazioni verdi, ad esempio, deve essere conforme ai criteri della Climate Bonds Initiative. La collaborazione con gli index provider, in ogni caso, è fondamentale.
In che termini?
Spesso siamo parte attiva anche in fase di costruzione dell'indice: quando ci siamo rivolti a Msci per sviluppare i nuovi indici dedicati ai megatrend, con un focus su mobilità del futuro, smart city, millennial, tecnologie dirompenti ed economia digitale, abbiamo chiesto che tutti gli indici integrassero anche un filtro Esg.
Fare replica passiva di un megatrend può essere insidioso: se non c'è un gestore che sceglie attivamente i titoli da inserire in portafoglio, come si fa a essere certi che, per esempio, la tecnologia dirompente di oggi non venga soppiantata da altre, nell'arco di due o tre anni?
Torno alla collaborazione con i nostri fornitori di indici: abbiamo chiesto che ognuno di questi benchmark fosse presidiato da uno specialista identificato da Msci e in grado di monitorare l'evoluzione dei singoli mercati e dei singoli temi. D'altra parte, gli investitori sono sempre più sofisticati, l'offerta deve adeguarsi.
In che aspetti sono più sofisticati di un tempo?
Un esempio, restando al perimetro della sostenibilità: ormai alcuni investitori non si accontentano più di un generico etf sui green bond globali, diversificato tra titoli governativi e societari. Alcuni di essi chiedono strumenti sempre più precisi nella loro esposizione, che investano ad esempio, esclusivamente nel mercato dei governativi “verdi” europei o solo sui green bond societari. Più in generale, gli investitori sono molto più sofisticati nell'utilizzo che fanno degli etf.
In che senso?
Oggi gli exchange traded fund vengono usati all'interno dei portafogli sia per un posizionamento tattico che per l'asset allocation strategica, nella componente core del portafoglio. Ormai esistono etf specializzati su tutte le asset azioni, bond, materie prime, e su tutti i segmenti di mercato dal punto di vista settoriale, geografico e di stile d'investimento. Vengono sempre più utilizzati in combinazione con i fondi a gestione attiva, sia da parte degli investitori istituzionali che nel mondo del private banking, all'interno di gestioni patrimoniali, polizze unit-linked e fondi di fondi. Li usano i consulenti indipendenti, ma anche i consulenti finanziari che operano all'interno delle reti di consulenza.
Interessante, a maggior ragione se si pensa che gli etf tipicamente non rientrano nella gamma dei prodotti offerti dalle reti perché sono meno remunerativi per i canali distributivi...
I consulenti finanziari più attenti all'evoluzione del mercato non di rado suggeriscono ai clienti l'acquisto di etf su specifici temi. Gli etf, del resto, si prestano bene a ottenere esposizione su particolari tendenze o nicchie di mercato, che non sempre vengono facilmente catturate dalla gestione attiva.
Per quali asset class sono più indicati gli etf rispetto agli strumenti a gestione attiva?
Non esiste una regola. Di certo, i tassi bassi e gli spread compressi del reddito fisso da tempo incoraggiano gli investitori a utilizzare la gestione passiva, per minimizzare l'impatto dei costi sul rendimento. Non solo. Ci sono mercati, come l'azionario Usa, dove la gestione attiva fatica generare alfa in modo sistematico e costante: anche qui, sempre più spesso, gli investitori optano per gli etf. Tuttavia, la “competizione” virtuosa tra gestione attiva e passiva dà risultati diversi in differenti fasi di mercato. Lyxor monitora costantemente l'evoluzione dello scenario, attraverso un report mensile, che abbiamo chiamato Active-Passive Navigator.
Cosa emerge dalla vostra analisi?
Da inizio anno, per esempio, i gestori azionari specializzati sull'Italia e sulle Small Cap inglesi hanno performato bene. Al contrario, i gestori di azioni globali e di Large Cap europee hanno fatto fatica a catturare il rally azionario e sono rimasti indietro a causa dell'insufficiente esposizione alle aziende europee e ai titoli Value. Passivo e attivo possono e devono convivere nei portafogli.
Dove sono le nuove frontiere dell'innovazione?
Lo spazio di crescita per gli etf sostenibili è sicuramente ampio. I megatrend, a loro volta, si prestano ad abbracciare nuove idee. Questa capacità di accompagnare i grandi trend del futuro e renderli accessibili agli investitori è forse uno degli aspetti più intriganti di questo mercato.