Giorgi (BlackRock): Perché è il momento di investire nel settore healthcare

È in assoluto il settore meno esposto all’andamento del ciclo economico. Una caratteristica preziosa di fronte all’inevitabile rallentamento prodotto dalle politiche monetarie restrittive.
L’healthcare è leggermente a sconto rispetto all’indice azionario globale Msci World. Significa che per chi investe in quest’area le valutazioni sono ancora attraenti.
Non esistono portafogli capaci di resistere a una tempesta perfetta come quella che si è abbattuta simultaneamente su azioni e bond nel 2022. La buona notizia è che il prossimo anno le cose sembrano destinate ad andare meglio. Non solo perché le banche centrali, soprattutto quella americana, hanno già percorso buona parte del sentiero restrittivo necessario a contenere la spirale dei prezzi: la parte che resta dovrebbe essere, sulla carta, meno indigesta.
Ma soprattutto perché l’impennata dei tassi ha creato le condizioni per ripristinare un corretto funzionamento dei mercati. Partendo dalla correlazione inversa tra Borse e reddito fisso, che fa da architrave a ogni portafoglio.
Il nuovo scenario di mercato
Azioni e bond possono tornare a bilanciarsi: da qui in avanti, si sosterranno a vicenda. Bisogna trovare nuovi equilibri, mantenendo però sempre un approccio diversificato. È vero che per l’universo obbligazionario si aprono nuovi orizzonti, dopo anni di rendimenti scarni. Ma ciò non significa che si debba sacrificare la componente azionaria, dalla quale potrebbero arrivare delle gratificazioni, soprattutto nella seconda parte dell’anno. A condizione di riuscire a intercettare i temi giusti.
“L’healthcare è sicuramente un’area alla quale guardare con attenzione”, osserva Luca Giorgi, direttore commerciale iShares and Wealth di BlackRock Italia.
Perché investire nel settore healthcare
“È in assoluto il settore meno esposto all’andamento del ciclo economico” dice Giorgi. “Una caratteristica preziosa di fronte all’inevitabile rallentamento prodotto dalle politiche monetarie restrittive: nei periodi di recessione che si sono susseguiti tra il 1980 e il 2020, infatti, il settore healthcare ha ottenuto una variazione positiva degli utili, pari al 21% in media, la più elevata tra tutti i settori (Fonte: FactSet, settembre 2022). Qui, del resto, la domanda è anelastica: abbiamo bisogno di curarci anche quando l’economia va male. Di fatto, questa è l’ultima voce di spesa ad essere sacrificata anche in un contesto che va deteriorandosi”.
La sua funzione difensiva ha pagato in termini di performance?
Inserire una componente di healthcare rende il portafoglio più resiliente, non c’è dubbio: lo si è visto chiaramente nelle fasi di maggiore flessione degli ultimi 20 anni, dalla bolla tech (con le azioni globali in calo del 47% e l’healthcare giù del 14%) alla crisi finanziaria globale del 2007/2009 (-54% vs -35%), fino a crollo di inizio pandemia, quando la cura della salute ha sovraperformato di 7 punti percentuali (Fonte: Morningstar, ottobre 2022).
E nel 2022?
Al 30 novembre, l’Msci World Healthcare cedeva solamente il 3,86%, contro una perdita del 14,12% dell’indice Msci World (Fonte: Msci). Attenzione, però: qui non stiamo parlando di un posizionamento puramente “tattico”, adatto a interpretare una fase di mercato difficile. In un certo senso, questo settore può essere considerato un “evergreen”.
In che senso?
L’healthcare è sostenuto da uno dei più importanti megatrend dei prossimi decenni: l’invecchiamento della popolazione globale. Cito un dato, su tutti: l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 80 anni possa triplicare nei prossimi 30 anni fino a 426 milioni, nel 2050. Un quinto della popolazione americana sarà rappresentato da over65 entro il 2029 (Banca Mondiale). E dato che la spesa individuale legata alla salute aumenta con l'età – triplica dopo i 65 anni, secondo uno studio di Deloitte abbiamo (e avremo) sempre più persone che chiedono una maggiore assistenza sanitaria.
Healthcare: un settore diversificato e globale
È un tema che non riguarda solo i Paesi sviluppati.
Esattamente. Il margine di crescita nei mercati emergenti è impressionante: basti pensare che negli Stati Uniti la spesa destinata all’healthcare vale il 16,9% del Pil, in Cina è meno di un terzo (5,4%), in India addirittura il 3,5%, stima la Banca Mondiale. Insomma, l’healthcare è un investimento difensivo che permette di guardare al futuro. Anche perché si tratta di un settore ad alto tasso di innovazione scientifica.
Quali sono le aree più attraenti da questo punto di vista?
I temi più interessanti per il prossimo decennio, secondo i nostri analisti e gestori, sono sei: dalle nuove terapie oncologiche – che sembrano destinate a migliorare del 50% la sopravvivenza dei pazienti affetti da alcune patologie, come il carcinoma (Fonte: Mdpi), alle terapie per le malattie autoimmuni. Dalla diagnostica di nuova generazione, che consente di identificare potenziali patologie prima e a costi nettamente inferiori, alle applicazioni della robotica nel settore chirurgico: un mercato che varrà oltre 7 miliardi di dollari nel 2025 (Data Research, Surgical Robotics and Navigation Market Analysis), oltre il doppio rispetto al 2019. Dai sensori biometrici alle applicazioni mediche dell’intelligenza artificiale, che – ad esempio permettono di migliorare l’accuratezza della diagnosi di tumore al seno, dal 96% al 99,5%, grazie all’interazione tra uomo e macchina (Fonte: Harvard Medical School). Senza dimenticare la digitalizzazione, che permette di applicare l'analisi dei big data per abbreviare i cicli di sviluppo dei farmaci.
L’innovazione tende a essere identificata con il settore tech. Che, a sua volta, è più vulnerabile alla risalita dei tassi...
Le strategie troppo esposte all’innovazione tecnologica in campo healthcare, infatti, hanno avuto parecchi problemi nel 2022. Io parlo di un approccio più sofisticato, che guardi alla cura della salute da una prospettiva piú ampia, in grado di abbracciare anche la scienza medica, mantenendo sempre, però, un posizionamento bilanciato. Che, del resto, è perfettamente connaturato all’universo healthcare. Accanto alle componenti più stabili e, per certi versi, tradizionali, come il farmaceutico e i servizi sanitari che valgono rispettivamente circa il 40% e il 19% dell’universo investibile – ci sono il biotech (14%) e il segmento dei dispositivi medici (27%), dove si concentra una fetta importante della ricerca e sviluppo (Fonte: dati Facset, ottobre 2022). Di fatto, all’interno del settore healthcare convivono anime differenti che consentono di ottenere una certa diversificazione interna.
Healthcare, è un buon momento per investire?
Un tema difensivo, che stabilizza il portafoglio in fase di ribasso e permette di cavalcare, al tempo stesso, alcuni dei più potenti megatrend dei prossimi decenni: sono caratteristiche che ogni investitore vorrebbe avere in portafoglio, oggi. Peccato che quando troppi investitori guardano nella stessa direzione, i prezzi diventino cari. Non è così?
Non in questo caso: l’healthcare è leggermente a sconto rispetto all’indice azionario globale Msci World. Significa che per chi investe in quest’area le valutazioni sono ancora attraenti.
Dal punto di vista “tattico”, quali sono i segmenti più interessanti in questo perimetro, oggi?
Nonostante il recente e marginale rialzo dei mercati azionari, l’attuale contesto rimane caratterizzato da molte incertezze di natura politica ed economica. Il team di gestione ricerca opportunità d’investimento nelle aree che presentano valutazioni attraenti, crescita stabile e pipeline di prodotti interessanti in un’ottica di medio-lungo termine. Il settore è composto da società operanti nei settori sanitario e farmaceutico, spesso definite come “Healthcare tradizionale”, ma troviamo anche delle aziende che operano in subsegmenti più innovativi come quelli delle tecnologie mediche e delle biotecnologie, dove l’aspetto interessante è che questi diversi subsegmenti si comportano in maniera diversa nelle differenti fasi di mercato.
Nel corso dell’ultimo periodo, il team d'investimento ha aumentato in modo cauto le posizioni nel sottosettore dei dispositivi medici e apparecchiature, che attualmente offrono valutazioni a sconto e presentano prospettive di crescita di lungo termine interessanti. Il team di gestione ha inoltre ridotto l'esposizione verso le società di assistenza sanitaria e servizi, poiché ritiene che vi saranno difficoltà relativamente all’offerta di forza lavoro nel breve periodo. Infine, relativamente al settore farmaceutico, il team di investimento ha ridotto o azzerato alcune esposizioni su nomi specifici del comparto, con prospettive più deboli e con rischi maggiori di sensibilità al contesto economico. Avere un approccio diversificato ci aiuta ad individuare e ad investire nelle opportunità migliori, mitigando il rischio di ribasso nel breve periodo, e offrendo all'investitore un portafoglio più resistente, anche in un contesto difficile come quello che stiamo vivendo.
Chi è Luca Giorgi
Luca Giorgi, managing director, è direttore commerciale commerciale della vendita dei prodotti attivi, indicizzati e alternativi nei segmenti Wealth, Asset manager e Asset owner (iShares). Giorgi riveste anche il ruolo di co-head dello European wealth leadership team ed è membro del BlackRock Italy executive committee. Entra in BlackRock nel 2005 dopo un’esperienza in Merrill Lynch. In precedenza è stato relationship manager in J.P. Morgan Fleming asset management. Ha iniziato la sua carriera come analista M&A in Findustria. Giorgi si è laureato con lode presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi nel 2004.
L'articolo è tratto dalla Coverstory del numero di gennaio di We Wealth, n°53