La pelle in gioco

Nell’ultimo periodo mi sono affezionata ad una serie che parla di soft skills. Mi ha colpito una frase che, anche se si riferiva ad altro contesto, mi ha subito riportato al mio lavoro. O, meglio, a come lavoro io. In un discorso su aziende e responsabilità si parlava di quanto un vero manager dovrebbe, ogni volta che si espone, non solo metterci la faccia ma giocarsi anche la pelle. Questo, ben inteso, non significa che sia necessario rischiare o fare salti nel vuoto senza motivo. Per come l’ho intesa io, significa metterci tutto te stesso per far arrivare agli altri i tuoi valori e la tua professionalità. A volte, specie in momenti di mercato come quello che stiamo affrontando, è difficile uscire. Fare nuovi clienti o anche solo visitare i vecchi richiede spesso audacia. Bisogna stare pronti a spiegare nei dettagli, ad accettare critiche sul mestiere o sull’economia, ad essere messi in dubbio. A sentire le classiche frasi come ‘meglio metterli sotto il materasso’. La voglia di incontrare il cliente è la volontà di uscire dalla comfort zone, di sentirsi ‘comodi’, di mettersi i gioco per incontrare persone. Persone, ribadisco, non clienti. E dare la prova che persone lo siamo anche noi. E quale miglior modo di dimostrarlo se non stando vicino ai nostri assistiti in un momento delicato? A tal proposito mi è venuto in mente un episodio della storia romana. I primi grandi professionisti tecnici romani erano gli ingegneri. Questi saranno poi incensati dalla storia come mirabili costruttori di ponti e tunnel. Possiamo vedere le loro opere ancora oggi. Pochi esempi precedenti potevano uguagliare la precisione e l’innovazione con cui ergevano grandi opere. E sapete cosa facevano all’inaugurazione di un nuovo ponte? Erano così certi del risultato che si mettevano sotto durante le prime ore di passaggio del traffico per provare che avevano fatto tutto perfettamente. Non solo erano i migliori, rischiavano di rimetterci la pelle ogni volta per dimostrarlo. Quanti di noi sarebbero così sicuri?