Investire all'estero: soluzioni per tre tipologie di investitori

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Monitoraggio fiscale e compilazione del quadro RW, quando le competenze dei consulenti fanno la differenza
Investire all'estero è un'opportunità sempre più spesso considerata dagli italiani. Non solo, capita anche che italiani residenti all'estero decidano di rientrare nel Belpaese continuando a gestire gli investimenti effettuati durante il loro periodo di permanenza all'estero. Inoltre non sono pochi gli stranieri che decidono di stabilire la residenza in Italia, da dove continuano a gestire il loro patrimonio internazionale. Queste tre tipologie di investitori hanno esigenze diverse (e talvolta ignorano gli obblighi di comunicazione di tali attività richiesti in Italia) ma sono accomunati dalla necessità di avere un consulente in grado di gestire le problematiche collegate alla gestione delle attività estere

Le competenze necessarie sono ampie e vanno dalla conoscenza della normativa italiana alla capacità di trovare soluzioni di ottimizzazione fiscale (ad esempio con la creazione di una holding). Tutti i contribuenti residenti in Italia sono, infatti, soggetti a tassazione sui redditi percepiti all'estero, a imposte ed al monitoraggio fiscale del patrimonio detenuto all'estero. 

A questo punto la prima osservazione da fare riguarda il concetto di residenza fiscale delle persone fisiche in Italia. Questa, secondo le norme italiane, dipende da almeno uno dei seguenti requisiti: o iscrizione all'anagrafe della popolazione residente in Italia, anche se si è soggiornato per gran parte del periodo d'imposta all'estero; oppure, alternativamente, domicilio (vale a dire sede principale di affari e interessi, anche morali e sociali in Italia) o residenza (cioè dimora abituale) per la maggior parte del periodo d'imposta.

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Su queste basi l'Amministrazione Finanziaria svolge attività di monitoraggio fiscale che mira alla conoscenza delle attività detenute all'estero dai contribuenti residenti in Italia e al controllo dell'assolvimento degli obblighi tributari.

Tale monitoraggio viene effettuato in occasione della dichiarazione dei redditi, attraverso la compilazione del quadro RW previsto per le persone fisiche, le società semplici, enti equiparati e gli enti non commerciali che detengono investimenti all'estero e attività estere di natura finanziaria a titolo di proprietà o di altro diritto reale, indipendentemente dalle modalità della loro acquisizione. All'interno del quadro RW delle persone fisiche residenti in Italia, devono essere liquidate anche le imposte patrimoniali sui beni detenuti all'estero: IVIE e IVAFE.

In particolare la IVIE è l'imposta sul valore degli immobili esteri (art.19, comma 13 del D.L. 201/2011), ossia un'imposta dello 0,76% sul valore degli immobili all'estero, a qualsiasi uso destinati.

L'IVAFE, invece, è l'imposta sul valore delle attività finanziaria estere e riguarda prodotti finanziari, i conti correnti ed i libretti di risparmio detenuti all'estero. È pari allo 0,2% ed è dovuta in proporzione ai giorni di detenzione e alla quota di possesso in caso di prodotti finanziarie cointestati. 

Il valore dei prodotti finanziari oggetto di tale imposta è costituito dal valore di mercato rilevato al termine di ciascun anno solare nel luogo in cui essi sono detenuti, anche con il supporto della documentazione dell'intermediario estero di riferimento o dell'impresa di assicurazione estera. 

È facile intuire che la determinazione di tale valore richieda competenze ed esperienza specifiche e, quindi, contare su di un consulente finanziario specializzato in questo ambito e su un network di professionisti (come il commercialista in grado di effettuare le dichiarazioni fiscali corrette) consente di trovare le soluzioni per ogni specifico caso ma anche di evitare sanzioni spesso significative.

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