Il fenomeno della SHRINKFLATION nella vita di tutti i giorni

Luca Lapi
11.9.2023
Tempo di lettura: 2'
Più o meno sappiamo tutti che alzandosi l’inflazione, si riduce la nostra capacità di spesa. La conseguenza è che ieri un etto di Bresaola lo pagavo 3 euro e oggi invece la pago 3,5 euro, ma ai giorni nostri, andando semplicemente al Supermercato a fare la spesa, oltre all’inflazione dobbiamo considerare un altro elemento che riduce la nostra capacità di acquisto: la Shrinkflation.

Il termine “shrinkflation” nasce dalla somma di due termini inglesi, “shrink” (“restringere”) e “inflation” (“rincaro”).


Shrinkflation indica quindi quel processo attraverso cui le quantità all’interno delle confezioni vengono ridotte, mantenendo però sostanzialmente i prezzi al pubblico invariati. In alcuni casi (consideriamo per esempio i gelati confezionati), il prezzo finale è aumentato, anche considerevolmente.


E’ questo un fenomeno diffuso, non solo in Italia ma in tutto il mondo.


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Per contrastare la crescente inflazione ed al tempo stesso evitare un abbassamento delle entrate e dei consumi, sono sempre più numerose le aziende che stanno reagendo con questa nuova strategia non troppo convenzionale.


L’attenzione dei consumatori finali è tendenzialmente verso il prezzo di un prodotto e difficilmente fanno attenzione alle dimensioni della confezione o del peso netto del prodotto presente all’interno. Per questo questa “tecnica” la stanno adottando moltissime aziende, perché ahimè funziona.


Pongo l’attenzione sulla stagionalità dei prodotti: spesso queste modifiche sono minime e accompagnate magari da un restyling del packaging, con l’intento voluto di distogliere l’attenzione della riduzione del peso netto del prodotto.


L’unico modo per controbattere questo fenomeno è verificare sempre il peso e il prezzo al kg dei prodotti, fare attenzione a cosa si acquista ed eventualmente segnalare il caso alle associazioni dei consumatori.

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