Usa vs Cina: chi domina il mondo dell’intelligenza artificiale?
15,7 mila miliardi di dollari. Questo il valore che l’intelligenza artificiale generativa potrebbe apportare all’economia globale entro il 2030. L’arrivo di ChatGPT sembra aver sbloccato l’idea che la tecnologia fosse in qualche modo limitata all’interno del computer e le potenzialità di questa innovazione sono potenzialmente trasformative, se non addirittura rivoluzionarie. Si sta sviluppando una nuova ondata di assistenti AI, come il Copilot di Micorsoft 365, in grado di svolgere attività personali e lavorative complesse senza bisogno di una costante supervisione.
L’AI avrà un profondo impatto sulla crescita economica aumentando esponenzialmente la produttività. Questo perché tutto oggi – dalla cultura ai prodotti di consumo – è un prodotto dell'intelligenza.
Se l'eccitazione intorno all'IA generativa si rivelerà giustificata, potrebbe scatenare la più grande ondata di ciò che Joseph Schumpeter, il famoso economista austriaco, ha definito "distruzione creativa". L'innovazione dell'IA modificherà le dinamiche dell'economia con un effetto dirompente per le imprese tradizionali, che lasceranno il passo a business e settori più innovativi.
AI senza confini, ma con qualche preferenza
Il rapido aumento del prezzo delle azioni legate all’intelligenza artificiale nel corso del 2023 è il segnale dell'entusiasmo per l'IA generativa. Guardando alle singole aziende, quelle che dispongono di una combinazione di dati proprietari di alta qualità e di persone con competenze avanzate in materia di IA guadagneranno in competitività.
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Ormai dovrebbe essere chiaro che l’impatto dell’intelligenza artificiale non può essere limitato da confini fisici, ma anche temporali e che il mercato che si sta sviluppando è molto ricco di opportunità. Eppure, non tutti gli Stati si stanno approcciando a questo nuovo mondo allo stesso ritmo. Pensando alla rivoluzione tecnologica, gli investimenti privati in quest’ambito arrivano in gran parte dagli Stati Uniti. Nel 2022, gli investitori statunitensi hanno investito 47,36 miliardi di dollari, ovvero circa 3,5 l’importo investito dalla Cina.
Gli Stati Uniti sono il protagonista indiscusso dell’AI generativa, facendo da culla a tante scoperte e tanti lanci sul mercato, a partire da ChatGPT lo scorso novembre.
La Cina non riesce a tenere il ritmo, per adesso. Il principale svantaggio che le industrie cinesi si trovano ad affrontare, secondo gli esperti di PGIM, è di natura linguistica: i dati internet in lingua cinese sono infatti molto meno numerosi quindi, a meno che non decidano di costruire i loro modelli linguistici di lancio in inglese, è chiaro lo squilibrio. In seconda istanza, non è ignorabile l’impatto che la regolamentazione statale ha sulle imprese cinesi. “È più probabile che in un Paese come la Cina si verifichino intrusioni e regolamentazioni pesanti rispetto agli Stati Uniti, ma naturalmente è necessario che la regolamentazione sia in grado di trovare un buon equilibrio tra la protezione del pubblico e lo sviluppo di questa nuova e potente tecnologia".
Sebbene gli investimenti siano inferiori, la Cina mantiene la sua posizione di vantaggio in molti settori: dall’installazione di robot industriali, che grazie all’AI riescono a collaborare con gli esseri umani nelle fabbriche, ai cittadini stessi che hanno un atteggiamento molto positivo nei confronti dei servizi di AI. Basti pensare che, stando al sondaggio IPSOS del 2022, il 78% degli intervistati cinesi concorda con l’affermazione che i prodotti e i servizi che utilizzano l’AI presentano più vantaggi che svantaggi. Un numero importante, ancora di più se paragonato al 35% degli americani che concorda con questa affermazione. L’Italia si pone a metà strada con il 50%.