L’arma a doppio taglio delle buone notizie macro

Matilde Sperlinga
28.4.2023
Tempo di lettura: 3'
L’evoluzione della combinazione tra crescita e inflazione e la risposta delle banche centrali rimarranno i rischi prevalenti nel 2023. Goldman Sachs Asset Management indica sei elementi chiave da tenere sotto osservazione nei prossimi mesi

Quando il 2023 è iniziato gli investitori sentivano già aria di primavera, con l’attenuazione del rischio energetico in Europa e la ventata d’ottimismo a seguito della riapertura della Cina. I dati macro hanno inoltre avallato la narrativa di un soft landing a livello globale, ma le notizie positive di oggi possono rivelarsi un’arma a doppio taglio a detta degli esperti di Goldman Sachs Asset Management. Una crescita più sostenuta può infatti voler dire che la politica monetaria restrittiva può andare avanti, anche se le recenti tensioni sul settore bancario potrebbero indurre Fed & co. a fermare la corsa al rialzo dei tassi.


Crescita globale sotto osservazione

L’economia globale sta mostrando segnali di discreta tenuta in questo 2023 con i dati degli Stati Uniti che restano solidi e fanno immaginare un possibile soft landing. I rischi di ribasso per l’economia sono però aumentati recentemente, in quanto le tensioni legate alle banche regionali USA potrebbero ridurre l’ammontare di credito concesso. Per quanto riguarda l’Area Euro, una recessione appare oggi meno probabile, dato il calo della domanda energetica e la buona tenuta dell’attività economica. “Tuttavia – ammonisce Goldman Sachs AM - una possibile stretta del credito potrebbe amplificare l’impatto dell’inasprimento delle condizioni finanziarie già in atto”. In Cina, invece, la riapertura dovrebbe imprimere slancio ai consumi interni, dando una spinta anche ai paesi confinanti.



Fonte: Goldman Sachs Global Investment Research e Goldman Sachs Asset Management.Al 15 marzo 2023


Momento decisivo: ecco cosa guardare

Per cercare di intercettare i possibili risvolti macro futuri, la prima cosa da mettere sotto la lente di ingrandimento per capire cosa potrebbe succedere è la dinamica del mercato del lavoro. Da un lato abbiamo gli Stati Uniti con i dati sulla creazione di nuovi posti di lavoro notevolmente in calo rispetto ai mesi precedenti, ma comunque ben solidi e più o meno in linea con le aspettative (a marzo sono stati 236 mila, rispetto ai 239 mila previsti). Dall’altro invece abbiamo l’Area Euro, dove il ruolo sempre più rilevante delle contrattazioni collettive e l’inflazione che sta rallentando, ma a ritmi molto lenti, arrivando al 6,9% su base annua, potrebbero portare a un’accelerazione della crescita salariale del 5% nella prima metà dell’anno.


In secondo luogo, il settore immobiliare e residenziale può essere visto come un buon metro di misura della qualità della vita e del livello di sicurezza economica. Il rialzo dei tassi di interesse sta avendo un effetto diretto sul servizio dei mutui, ma alcune nazioni ne soffrono più di altre. Tra quelle più in difficoltà in questo momento spicca il Regno Unito, dove, spiegano da Goldman Sachs Asset Management, “quest’anno un terzo delle famiglie dovrà rinnovare il proprio mutuo a tasso di interesse più elevato”. Nel resto dell’Europa invece, dove storicamente i costi abitativi rappresentano una quota più contenuta sul totale, le famiglie dovrebbero essere più resilienti e riuscire ad affrontare al meglio l’aumento delle rate del mutuo.


C’è poi il capitolo energia. Come detto all’inizio, l’attenuamento delle pressioni energetiche ha aiutato cittadini e investitori a tirare un sospiro di sollievo. D’altro canto, però, il mercato del petrolio ha dovuto far fronte a un export russo superiore alle attese e a prospettive macro in miglioramento. Almeno fino a fine anno possiamo aspettarci prezzi più elevati, considerando anche che la ripresa dei consumi cinesi porterà con sé un ulteriore aumento di domanda.


Il quarto punto ruota intorno alle banche centrali. Come si muoveranno nei prossimi mesi? “Le banche centrali hanno dato priorità alla lotta all’inflazione quindi preventiviamo che manterranno politiche monetarie restrittive più a lungo”, taglia corto Goldman Sachs AM che dubita quindi circa l’eventualità di tagli sostanziali del costo del denaro nel corso dell’anno. “Il costo di una stretta monetaria insufficiente rimane superiore a quello di un inasprimento eccessivo”, aggiungono gli esperti.


C’è poi la riapertura della Cina, che non avrà solo un impatto sul Dragone e i paesi a lui limitrofi, bensì potrebbe far aumentare il PIL globale di circa l’1% nel 2023, un dato tutt’altro che ignorabile e che potrebbe dare una spinta positiva anche per il 2024. Nel frattempo l’inflazione continua per la sua strada, rimanendo sotto le aspettative che la prevedevano all’1% a marzo e, invece, ha raggiunto solo lo 0,7% su base annua. Da Goldman Sachs Asset Management si aspettano un aumento di questa nei prossimi mesi, fino ad arrivare al 2,8%, comunque sotto il limite definito da Pechino del 3%.


Sesto e ultimo fattore, non ignorabile, è il debito statunitense: entro l’estate si prevede che il Dipartimento del Tesoro avrà esaurito le sue riserve di liquidità, stimate inizialmente a quasi 500 miliardi di dollari. Possiamo quindi aspettarci un default del debito del governo statunitense? Gli esperti non si spingono ancora così in là, ma sicuramente possiamo aspettarci una maggiore volatilità del mercato, oltre al rischio di una brusca svalutazione dei Treasury statunitensi, con un impatto particolarmente rilevante sulla curva dei rendimenti a breve termine.


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