La guerra accelera la transizione energetica (e la deglobalizzazione)
28.3.2022
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Tra le conseguenze del conflitto Russia-Ucraina potrebbe esservi anche un’accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili e un processo di deglobalizzazione. Ne parliamo con gli esperti di Carmignac
Russia-Ucraina, la spinta alla transizione energetica
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia porta con sé importanti implicazioni, umanitarie in primis, ma anche economiche. Ha colto alla sprovvista la maggioranza degli investitori occidentali, compresi i gestori patrimoniali. Tra di essi, coloro che si sono adoperati per la promozione dei criteri Esg nelle loro decisioni e politiche di investimento si sono ritrovati a dover fare un passo indietro, “decidendo di astenersi dall'acquistare beni russi fino a nuovo avviso” spiega Leroux “al fine di allinearsi alle aspettative dei loro clienti, dei consulenti finanziari e dei fund selector con cui lavorano”. Una risposta, questa, definita da Leroux “ragionevole e legittima” e che potrebbe avere un costo economico considerevole, ma che riflette, tuttavia, anche la nuova aspirazione della società a un'economia più etica.
A causa dell'enorme numero di gestori patrimoniali in questa situazione, i prezzi dei titoli russi hanno subìto un'enorme pressione al ribasso, deprezzandosi “molto più di quanto sarebbe giustificato dalle sole sanzioni”; al contrario, i prezzi dei combustibili fossili sono aumentati vertiginosamente e hanno indotto a spostare lo sguardo verso le fonti di energia rinnovabili, che contribuiscono a ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas russi.
Un nuovo ordine economico mondiale
Gli impegni presi dagli investitori Esg, insieme alle sanzioni, alle misure di ritorsione e alle mosse delle multinazionali occidentali per ritirarsi dalla Russia, stanno tuttavia provocando cioè che l'esperto di Carmignac definisce il “caos economico”. Da un lato, ciò potrebbe portare più rapidamente a una risoluzione negoziata del conflitto. Dall'altro lato, le sanzioni e le risposte di Mosca potrebbero interessare allo stesso modo anche il resto del mondo, accentuando l'aumento dell'inflazione e il rallentamento della crescita economica.
Secondo Leroux, la guerra sta infatti portando a politiche che alimenteranno l'inflazione (la transizione più rapida alle energie rinnovabili, la maggiore spesa per la difesa, le nuove rotte di approvvigionamento energetico e il rimpatrio degli impianti di produzione), rendendola “una parte duratura della nostra vita quotidiana”.
“Vista da questa prospettiva, il conflitto segna la fine di una tendenza alla disinflazione lunga quattro decenni causata da un'ardente globalizzazione e da una demografia favorevole, e sta inaugurando un nuovo ordine economico” conclude l'esperto. “Sarà quello della deglobalizzazione, o della disintegrazione delle economie globali”. Pandemia e tensioni geopolitiche hanno infatti spostato l'attenzione di diversi paesi verso la possibilità di essere indipendenti a livello energetico e manifatturiero. Questa inversione di tendenza a lungo termine dalla disinflazione all'inflazione secolare potrebbe ripristinare l'attrattività di settori della vecchia economia a lungo dimenticati. Molti dei progressi tecnologici odierni dovrebbero aiutare a ripristinare questi settori e dare loro un formidabile livello di efficienza economica.